Presidii di protesta davanti a Montecitorio mentre il parlamento nero approva a tappe forzate i primi articoli della controriforma
Scrutini a rischio. Non c'è intesa tra sindacati e governo sulla “Buona scuola”

Il governo del nuovo duce Renzi va avanti senza ascoltare la protesta di lavoratori, studenti e famiglie e accelera l'iter di approvazione del DDL sulla “Buona scuola”. Mentre scriviamo, e l'aula di Montecitorio è circondata da un presidio di protesta unitario che durerà tre giorni, è passato il contestatissimo articolo 9, che scardina il contratto nazionale di categoria e conferisce poteri fascisti al dirigente scolastico.
La totale chiusura del governo alle istanze dei lavoratori della scuola, degli studenti e delle famiglie ha alzato il livello dello scontro. Intanto, lo sciopero degli scrutini e di tutte le attività della scuola è stato indetto dai Cobas nei due giorni consecutivi alla fine delle lezioni, mentre gli studenti hanno proclamato ieri tre giorni di manifestazione in tutti gli istituti scolastici d'Italia. Anche la CGIL, nel rispondere alle illegittime minacce di precettazione agitate del Garante sugli scioperi, Roberto Alesse, ha già detto di volere ricorrere allo sciopero degli scrutini, in quanto previsto dalle norme. “Noi vogliamo poter scioperare anche nel periodo degli scrutini”, ha detto il segretario della FLC-CGIL, Domenico Pantaleo, il 15 maggio, durante l’assemblea aperta organizzata dai FLC, CISL e UIL Scuola, Snals e Gilda di Roma e Lazio in piazza del Pantheon nella Capitale, durante la quale c'è stata anche la dura contestazione delle renziane Anna Ascani e Simona Malpezzi: “A casa! A casa!”
Nella stessa assemblea Massimo Di Menna (Uil Scuola) ha affermato “Il governo ha creato uno scontro con la scuola e quindi con il Paese. Lo sciopero degli scrutini è una forma di lotta necessaria che il governo non può evitare. Andremo avanti”.

Come avverrà lo sciopero degli scrutini
Intorno alla possibile proclamazione unitaria dello sciopero degli scrutini si è scatenata la rabbiosa reazione del governo e del PD di Renzi. Tra gli interventi mirati ad intimidire gli insegnanti, da notare quello di Roberto Alesse, presidente dell'Autorità di garanzia sugli scioperi, colui che durante la XIV legislatura è stato nominato dai governi Berlusconi I e II consigliere giuridico del Vice presidente del Consiglio dei ministri e del ministro degli Affari esteri. Il garante, minacciando la precettazione, è evidentemente uscito dal suo ruolo e con una sporca operazione politica ha dato man forte alla volontà di Renzi di soffocare e criminalizzare la rivolta della scuola.
In realtà Alesse sa benissimo che le varie controriforme sul diritto allo sciopero nei servizi essenziali, in primo luogo la legge del 12 giugno 1990, n. 146, hanno reso impossibile il blocco degli scrutini, non si pone quindi la questione delle precettazioni. Sa, peraltro, che è ancora garantito lo sciopero degli stessi, quello per l'appunto proclamato dai Cobas e che le altre sigle hanno annunciato di voler proclamare.
Nello specifico, i lavoratori non sono precettabili, a condizione che non siano effettuati scioperi a tempo indeterminato; che ciascuna azione di sciopero non superi, per ciascun ordine e grado di scuola i due giorni consecutivi; che tra un’azione e la successiva intercorra un intervallo di tempo non inferiore a sette giorni; che non si scioperi per le classi che debbano svolgere esami conclusivi dei cicli di istruzione; che non si differiscano le operazioni di scrutinio per più di 5 giorni rispetto alla scadenza programmata. Tutte condizioni rispettate sia dallo sciopero proclamato dai Cobas, sia da quelli che auspicabilmente verranno proclamati nei prossimi giorni dalle altre sigle.
Peraltro, le limitazioni agli scioperi nei servizi essenziali non si applicano nei casi in cui le lavoratrici e i lavoratori scioperino in difesa dell’ordine costituzionale. E con il governo Renzi siamo proprio nel caso di violazione aperta di stampo fascista della carta costituzionale borghese, dal momento che con la “Buona scuola” di Renzi verranno scardinati gli articoli 33 e 34 della costituzione borghese, che prevedono la gratuità e l'obbligatorietà dell'istruzione “inferiore” da impartire per almeno otto anni, la libertà d'insegnamento, e la non finanziabilità con fondi pubblici degli istituti privati.
Il PMLI appoggia, dunque, l'ipotesi dello sciopero degli scrutini, come tutte le forme di lotta di massa decise dalle lavoratrici e dai lavoratori della scuola. Le organizzazioni sindacali e i lavoratori non devono lasciarsi intimidire e devono andare avanti, mettendo con le spalle al muro il governo. E' Renzi, secondo legge, che deve emanare l'ordinanza di precettazione, in questo caso fascista oltre che illegale, e prendersi la responsabilità di mettere sulla carta una eclatante violazione dei diritti costituzionali, delle leggi sullo sciopero, del contratto nazionale di categoria.
E' auspicabile che lo sciopero degli scrutini abbia la proclamazione unitaria di tutti i sindacati, questo è il miglior modo per dare l'altolà a Renzi e Giannini, rendere forte ed incisiva questa forma di lotta, impedire ai dirigenti filorenziani di fare pressioni e minacce nelle scuole pur di portare a casa il risultato.
Una vicenda che comunque mostra l'insofferenza fascista e piduista del governo del nuovo duce e delle istituzioni borghesi a lui asservite verso le rivendicazioni delle masse lavoratrici e il diritto allo sciopero. Il problema, dunque, qui non è soltanto rispedire al mittente la “Buona Scuola”, ma spazzare via questa melma fascista che ci governa attraverso un fronte unito di tutte le lotte in corso, dalle fabbriche, alle scuole, alle università.

20 maggio 2015