La sentenza della Consulta sulle pensioni va applicata subito
Il governo deve rimborsare alcune migliaia di euro a pensionato ma pensa di cavarsela con un bonus da 270 a 750 euro
I diritti acquisiti dai lavoratori e dai pensionati non si toccano

La Corte Costituzionale, con la sentenza n° 70/2015, ha dichiarato illegittimo aver annullato l'adeguamento all'inflazione delle pensioni nel biennio 2012-2013. Il riferimento è alla mancata perequazione delle pensioni che superavano di tre volte il trattamento minimo (481 euro lordi) attuato dal governo Monti, insediatosi dopo la caduta di Berlusconi, e sostenuto da quasi tutti i partiti borghesi, in primis il PD e Forza Italia.
La famigerata “norma Fornero” che bloccò la rivalutazione dell'assegno a milioni di pensionati che molti si ricorderanno per la sceneggiata che la ministra fece in conferenza stampa a fine 2011 quando presentò, al fianco di Monti, il provvedimento “Salva Italia” piangendo lacrime di coccodrillo davanti alle telecamere. La controriforma Fornero portò tanti altri danni trasformando il sistema pensionistico pubblico italiano in uno dei peggiori a livello europeo sia per l'avanzato limite minimo di età, 67 anni, sia per la bassa retribuzione.
Rimanendo alla sentenza, questo blocco è stato giudicato incostituzionale perché viene giustificato con la “contingente situazione finanziaria”, ovvero motivazioni “blande e generiche”. La Consulta inoltre ricorda che “per le modalità con cui opera il meccanismo della perequazione, ogni eventuale perdita del potere di acquisto del trattamento, anche se limitata a periodi brevi, è, per sua natura, definitiva...con conseguente pregiudizio per il potere di acquisto del trattamento stesso e con irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavoratore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività"
Senza addentrarci troppo nella sentenza, questa alla fine stabilisce come quella norma del governo Monti sia in contrasto con diversi articoli della Costituzione e lo Stato dovrà rimborsare i pensionati. In particolare non rispetta l'eccezionalità degli interventi di emergenza perché questi blocchi sono sempre più frequenti, di durata troppo lunga e definitivi senza la possibilità di essere in seguito reintegrati e rispetto ad interventi precedenti colpisce anche le pensioni più modeste. Sopratutto non rispetta la proporzionalità poiché il blocco è uguale per tutti, (in questo caso il 100%) indipendentemente dall'entità dell'assegno percepito.
In soldoni lo Stato dovrà restituire complessivamente 18 miliardi di euro ma Renzi ha già detto che ne metterà sul piatto solo due. I sindacati invece pretendono che venga restituito tutto. Il governo cerca di giustificarsi tirando in ballo il fatto che ne beneficerebbero anche le pensioni alte. Questo è vero ma la Consulta non poteva scendere in questi particolari ma solo decidere se, per la Costituzione vigente, era legittimo o no il blocco delle pensioni. Ma il nuovo duce Renzi e i suoi ministri mentono quando vogliono fare credere che il provvedimento ha danneggiato solo i ricchi perché basta guardare l'entità degli assegni pensionistici per capire che Monti e la Fornero colpirono in larga misura pensioni modeste e “normali”.
Intanto ben 19 milioni di pensioni su 23 sono al di sotto la cifra del triplo di quelle minime ossia 1443 ero lordi, 1.100 netti; un quadro generale che ci mostra che la maggioranza dei pensionati vive in povertà. Quindi la platea si restringe a 4 milioni di cui tre si concentra nella fascia da 3 a 5 volte il minimo, cioè tra 1.443 e 2.405 euro lorde. Difficile definire “d'oro” pensioni sotto i 2000 euro netti mensili specie se servono anche a sostenere figli e nipoti disoccupati o precari. Altri 475.028 assegni avevano importi oscillanti tra 2.405 e 2.886 euro; nella fascia superiore si contavano 213.989 assegni di valore fino a 3.367 euro e 116.656 arrivavano a 3.848, sempre netti, quindi da decurtare del 30%. Le vere super pensioni, quelle che sfondano i 10mila euro lordi (6-7mila euro netti) sono solo 6833.
I pensionati adesso aspettano gli arretrati, cifre non indifferenti che solo per le pensioni più basse, quelle di 1100 euro netti, si aggirerebbero secondo uno studio Uil, intorno ai 2450 euro, circa 85 euro lordi al mese, e superano i 100 euro per quelle intorno ai 1500 netti. La sentenza della Consulta deve essere rispettata e ai pensionati deve essere restituito il maltolto. Quando sono state salvate banche in crisi i soldi si sono trovati subito, e tanti. Ma nonostante il giudizio della Consulta non ammetta repliche Renzi, alcuni suoi ministri e alti esponenti della finanza cercano di ribaltare la frittata e usare questa sentenza per fare propaganda e peggiorare ulteriormente il sistema pensionistico.
Renzi in tv, ospite dell'“Arena” di Giletti, ha affermato che il cosiddetto “tesoretto”, i quasi 2 miliardi di avanzo pubblico, sarà destinato ai pensionati, come se il parziale rimborso (si parla di un bonus di 500 euro a fronte delle migliaia dovute) fosse un regalo del suo governo. Ma qualcuno si è spinto ancora più in là. L'attuale presidente dell'Inps, Tito Boeri e l’ex commissario straordinario Treu, hanno colto la palla al balzo per lanciare un presunto allarme sui conti dell'Inps che andrebbero risanati praticando il sistema contributivo per tutti.
In pratica si vorrebbe togliere a coloro che nel 1995 (cioè prima dell'entrata in vigore della “riforma” Dini) avevano raggiunto 18 anni di contributi il diritto a una pensione basata sulla retribuzione percepita anziché sui contributi versati. Addirittura hanno proposto di taglieggiare chi è già in pensione con il vecchio sistema con una supertassa del 20-30% da applicare a chi usufruisce del più favorevole retributivo.
Nella conferenza stampa del 18 maggio Renzi, e i ministri Padoan e Poletti hanno sommariamente illustrato il loro misero bonus che andrà alle pensioni fino a 3.200 euro lordi. “Se tu prendi 1700 euro lordi di pensione, l’1 agosto il bonus Poletti darà 750 euro, se 2200euro sarà di 450 euro, se 2700 sarà di 278 euro. È un una tantum”, queste le parole di Renzi; il resto i pensionati se lo devono scordare. Il nuovo duce Renzi non se la può cavare con un bonus che non copre neppure un quarto del dovuto per le pensioni più basse, come dichiara anche la Cgil. Vanno restituiti tutti i soldi e in tempi brevi. La stessa controriforma pensionistica della Fornero dovrebbe essere messa nel mirino dai sindacati ed essere abolita e non permettere a nessuno di toccare ulteriormente diritti già acquisiti dai lavoratori e dai pensionati.
 

20 maggio 2015