In rivolta gli ecologisti
Obama autorizza le trivellazioni dell'Artico
Centinaia di manifestanti in kayak protestano nel porto di Seattle

 
Per protestare contro la ripresa delle trivellazioni petrolifere in Alaska, centinaia di ambientalisti a bordo di kakyak hanno circondato il 17 maggio l'enorme barca-pontone che trasportava la piattaforma petrolifera Polar Pioner della Royal-Dutch Shell formando una catena umana nella baia di Elliott Bay, il porto Seattle.
L'originale protesta degli ecologisti era la prima di una serie di manifestazioini annunciata sia a terra che nel porto della città che la società petrolifera intende usare come base logistica delle operazioni più a nord, nel mare di Chiucki a largo delle coste orientali dell'Alaska in pieno Artico.
L'arrivo della piattaforma a Seattle era stato preannunciato dopo che pochi giorni prima l'ufficio governativo americano Bureau of Ocean Energy Management aveva dato il via libera alla ripresa delle prospezioni petrolifere all'estremo nord del continente, interrotte nel 2012 in seguito a vari incidenti negli impianti della Shell.
A dispetto di una consistente mobilitazione negli anni passati degli ecologisti americani contrari alle trivellazioni e all'estrazione del petrolio in una zona dal delicato equilibrio ambientale, già in parte compromesso dallo scioglimento dei ghiacci, e nonostante le ripetute promesse della Casa Bianca a favore dell'ambiente, Barack Obama si è schierato con i giganti del petrolio e ha permesso alla compagnia petrolifera di ricominciare già dalla prossima estate una serie di trivellazioni per costruire 6 pozzi nel mare di Chiucki, in una zona di circa 70 miglia al largo delle coste.
Il mare di Chiucki si trova a metà tra la Siberia e l'Alaska, a Nord dello stretto di Bering, e prende il nome da una popolazione autoctona che viveva di pesca e di caccia sul versante americano. Le temperature sono molto rigide e le acque sono ghiacciate per otto mesi all'anno; negli altri quattro sono battute da onde che superano i 15 metri di altezza. Sono zone dove vivono balene, trichechi e orsi bianchi. La ricchezza che fa gola alle multinazionali petrolifere si trova nel fondale marino che secondo i geologi conterrebbe 15 miliardi di barili di petrolio. Un tesoro che ha fatto gola soprattuto alla Shell che già nel 2009 aveva chiesto il via libera al governo per dare il via alle trivellazioni esplorative; via libera che era arrivato nell'estate del 2011 con le prime esplorazioni nelle quali ha investito 6 miliardi di dollari. Le attività si erano bloccate già l'anno successivo, nel 2012, a seguito di vari incidenti negli impianti della Shell e delle denunce e mobilitazioni degli ecologisti.
“La Shell ha una storia costellata di malfunzionamenti proprio nell’Artico, mentre gli scienziati intanto concordano ormai sul fatto che il petrolio in quella zona deve restare nel sottosuolo se vogliamo evitare catastrofici cambiamenti climatici”, denunciava Greenpeace che sosteneva le proteste di Seattle.

20 maggio 2015