Touil è accusato per la strage del Bardo a Tunisi
Vero o falso terrorista?

“Stiamo parlando dell'arresto di un sospettato di terrorismo, stiamo parlando di un successo investigativo per le modalità e i tempi in cui esso è avvenuto, stiamo parlando della buona cooperazione tra diversi Paesi nella lotta al terrorismo, stiamo parlando di un decreto antiterrorismo, convertito da quest'Aula, che ha trovato applicazione e buon funzionamento in tutti questi mesi”.
Così, riferendo alla Camera il 21 maggio, il ministro dell'Interno Alfano esaltava l'arresto di Abdelmajid Touil, migrante marocchino di 22 anni, arrestato il 19 maggio a Gaggiano, il paese vicino a Trezzano sul Naviglio dove abitava in casa della madre Fatima, e sul quale pende l'accusa, avanzata dalle autorità tunisine, di aver fatto parte del gruppo che ha pianificato e attuato la strage al museo del Bardo a Tunisi lo scorso 18 marzo. Lo stesso Renzi aveva coperto e condiviso il trionfalismo di Alfano twittando immediatamente dopo l'arresto il suo “grazie alle forze dell'ordine che hanno arrestato in Lombardia uno dei ricercati della strage di Tunisi. Orgoglioso della vostra professionalità!”.
Renzi e Alfano, insomma, avevano subito cercato di rivendere al parlamento e al Paese l'arresto di Touil come un “grande successo” dell'intelligence italiana e delle nuove norme antiterrorismo liberticide e fasciste varate in tutta fretta dopo gli attentati di Parigi: “Desidero rinnovare in questa occasione – aveva aggiunto infatti a ruota libera il ministro - il mio sincero ringraziamento alle forze di polizia, che, in virtù di un'attenta attività di intelligence e dei proficui scambi informativi con i collaterali organismi investigativi, anche stranieri, hanno ancora una volta saputo dimostrare il loro valore e la loro efficienza. Vorrei aggiungere che l'operazione di polizia che ha assicurato alla giustizia il ventiduenne straniero, gravemente indiziato di essere coinvolto nell'efferata azione terroristica del 18 marzo, in cui perirono anche quattro cittadini italiani, è frutto di un'attività attentamente pianificata, che ha potuto, peraltro, contare sull'eccellente livello di coordinamento info-operativo raggiunto in materia di prevenzione e contrasto del terrorismo”.
Anzi, siccome era stato appurato che Touil era arrivato in Italia a febbraio su un barcone con altri migranti dalla Libia, l'occasione era ghiotta per soffiare sul fuoco della campagna razzista e interventista evocando lo spettro dell'infiltrazione di terroristi dello Stato islamico sui barconi dei migranti. Cosa che il ministro ha fatto senza esitare un minuto, confermando, anche per rispondere alle accuse della Lega, di non averne mai escluso l'eventualità.

Una “ricostruzione convincente”
Ebbene, nei giorni successivi si è visto come tutto questo trionfalismo fosse quantomeno incauto e fuori luogo, e comunque quanto fosse completamente campata in aria e falsa la ricostruzione dei fatti che Alfano era andato a fare in aula, ricostruzione che il responsabile del PD Andrea Manciulli aveva definito pedissequamente “convincente e nello stesso tempo affonda nel percorso che ci ha portato all'approvazione del decreto antiterrorismo in questa determinazione nella lotta al terrorismo”. L'arresto di Touil, infatti, non era stato per niente frutto di “un'attività attentamente pianificata” e balle consimili, come Alfano e Renzi l'avevano spacciata, ma semplicemente dovuto a un caso fortuito: era stata infatti la stessa madre Fatima a denunciare alla polizia lo smarrimento del passaporto del figlio. Essendo il suo nome inserito in precedenza in una lista di ricercati dalla polizia tunisina per l'attentato del Bardo, le autorità italiane si sono limitate ad inviare la sua foto a Tunisi per la conferma che si trattasse della stessa persona. Al che i servizi tunisini si sono affrettati ad emettere un mandato di cattura internazionale, consentendo così l'arresto di Touil in Italia.
Ma la vicenda presenta non pochi lati oscuri. Secondo Tunisi, Touil sarebbe stato l'armiere del gruppo di attentatori (in un primo tempo avevano detto che avrebbe anche preso parte all'azione), e ad incastrarlo ci sarebbero “un'infinità di prove”, principalmente le confessioni dei terroristi catturati (intervista de La Repubblica al portavoce del ministro dell'Interno tunisino. Le autorità tunisine hanno 40 giorni di tempo per presentare la documentazione a sostegno delle loro accuse per ottenere l'estradizione di Touil, ma ancora non l'hanno fatto.
Da parte sua Touil si proclama innocente e vittima di un errore, sostiene di non aver mai messo piede in Tunisia e di essere sempre rimasto in Italia dal suo sbarco in Italia a febbraio. D'altra parte viveva in casa sua senza nascondersi, senza possedere cellulari né collegamenti Internet, e la denuncia di smarrimento del passaporto appare quantomeno bizzarra per un terrorista. Ma c'è di più: grazie ad un'indagine de La Repubblica (perché la nostra “encomiabile intelligence” non se n'era neanche accorta?) è emerso che Touil mentre era a Gaggiano andava pure a scuola di italiano. E anzi, come risulta da testimonianze inoppugnabili, appurate del resto dalla procura di Milano, era a lezione il 16 e il 19 marzo, il che rende quantomeno improbabile che possa essere andato dall'Italia a Tunisi il 18, senza documenti, per compiere l'attentato, e poi tornare in Italia in tempo per essere il giorno dopo di nuovo a lezione.

Un cinico scoop propagandistico
La cosa buffa è che Alfano aveva detto in parlamento che “andranno chiarite circostanze non meno rilevanti, tra le quali, principalmente, quelle relative ai movimenti di Touil dopo il suo ingresso in Italia, considerato che tra il 17 febbraio, data del suo arrivo sulle coste siciliane, e il 19 maggio, quella dell'esecuzione dell'arresto, non sono emerse evidenze (sic) circa la sua presenza sul territorio nazionale”. Alla faccia della “professionalità delle forze dell'ordine” di cui cinguettava l'orgoglioso Renzi!
Staremo a vedere se davvero le autorità tunisine hanno in mano le prove che dicono di avere sulle responsabilità di Touil, o se invece quest'ultimo è solo un nome da dare in pasto all'opinione pubblica per smorzare le accuse che si erano attirate per l'inefficienza dimostrata prima e durante l'attentato. In attesa di ciò quel che è certo è che Alfano e Renzi hanno voluto fare scientemente e cinicamente uno scoop propagandistico ed elettoralistico sul nulla, sapendo di non avere in mano in quel momento nient'altro che aria fritta. E anche questo è un frutto avvelenato del decreto antiterrorismo liberticida e fascista recentemente convertito dal parlamento, e che dà pieni poteri al governo, polizia e servizi segreti per arrestare, incriminare, espellere soggetti, anche preventivamente, sulla base finanche del semplice sospetto di simpatie per organizzazioni definite “terroristiche”.

27 maggio 2015