Vertice tra Modi e Xi a Pechino
Le due superpotenze imperialiste cinese e indiana alleati e concorrenti per l'egemonia nell'Asia e nel mondo. I due leader imperialisti fanno accordi per 10 miliardi di dollari

 
La visita di due giorni a Pechino del primo ministro indiano, Narendra Modi, si è conclusa il 15 maggio con l'incontro col premier cinese Li Keqian e la firma di 24 intese in diversi settori industriali per un valore complessivo di 10 miliardi di dollari che incrementano gli affari tra i due giganti economici dell’Asia. Il giorno precedente Modi era arrivato a Xian per il vertice col presidente cinese Xi Jinping dedicato soprattutto alle questioni politiche che il Quotidiano del Popolo cinese ha esaltato
affermando che i due “hanno tratteggiato il futuro del continente asiatico, una nuova luce per il mondo intero”.
Secondo quanto riportato da un comunicato del Ministero degli Esteri cinese, Xi aveva sottolineato l'importanza di costruire tra Cina e India un rapporto di fiducia per la pace e la stabilità nella regione dell'Asia-Pacifico e per “promuovere un ordine internazionale verso una direzione più giusta ed equa”, “tenendo sotto controllo le differenze” e aumentando la cooperazione economica. I due giganti economici sono divisi da vecchie dispute di confine mentre la Cina è uno dei principali alleati del Pakistan, il concorrente dell'India nel sub-continente asiatico, tanto per citarne i principali. E di recente Xi è stato a Islamabad per la firma di accordi per un valore complessivo di 46 miliardi di dollari, molti di più di quelli in gioco tra Pechino e Delhi.
A Pechino Modi sosteneva che “il XXI secolo appartiene all'Asia” e il premier cinese Li rispondeva che sottolineava che “il secolo asiatico dipenderà dalla capacità di Cina e India di superare le loro differenze per raggiungere i rispettivi obiettivi di modernizzazione”. Differenze sulle quali interveniva Modi davanti al parlamento cinese che, a proposito della disputa sulla posizione della linea di confine che separa ufficialmente e provvisoriamente Cina e India lungo la catena himalayana, sottolineava “il bisogno che la Cina riconsideri il suo approccio su alcuni dei problemi che ci impediscono di realizzare il potenziale delle nostre relazioni”. La questione della linea di confine lungo la catena himalayana era già stata discussa lo scorso 18 settembre nel corso della visita del presidente cinese Xi Jinping in India e secondo fonti indiane i due avevano concordato di risolvere rapidamente la questione dei confini. Che però resta ancora sul tavolo, la precedenza sembra andare agli accordi economici che interessano le due superpotenze imperialiste cinese e indiana alleate e concorrenti per l'egemonia nell'Asia e nel mondo.
Gli accordi firmati a Pechino nella sede dell’Assemblea nazionale del popolo riguardano commercio, turismo, sviluppo del settore minerario, scambi culturali e sviluppo scientifico e tecnologico e sarebbero un primo passo verso la più stretta collaborazione economica auspicata da Modi e Li. Che per il governo di Delhi dovrebbero servire anche a recuperare almeno una parte del pesante deficit commerciale registrato negli ultimi anni negli scambi tra i due paesi.
In questo momento l'India ha un vantaggio sulla Cina, la sua economia vale un terzo di quella cinese ma sta crescendo dell'8,5% all'anno mentre l'altra è ferma a una crescita di “solo” il 7%. Numeri che le altre maggiori potenze imperialiste si sognano e che danno una indicazione della velocità con la quale le due superpotenze imperialiste cinese e indiana stiano scalando i vertici della classifica mondiale. Hanno un interesse comune a tenere alto il ritmo della crescita economica e secondo il portavoce di Modi hanno un comune interesse nel “ridurre la rivalità geopolitica e commerciale, la condizione per non fermare lo sviluppo asiatico”. Delhi vorrebbe un peso maggiore nella Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture (Aiib, secondo l'acronimo inglese), creata nell'ottobre 2013 su impulso cinese per favorire gli investimenti in infrastrutture in tutta l'area asiatica e del Pacifico. Non vorrebbe essere tagliata fuori dal percorso principale della nuova “Via della Seta” che Pechino sta allestendo per sviluppare i suoi commerci con Europa e Africa.
Al momento l'India è stata aggirata dalla nuova “Via della Seta” realizzata da Pechino con strade e ferrovie che attraversano Asia centrale e Russia, con oleodotti che passano dalla Birmania, da rotte marittime che avranno scali preferenziali in Pakistan come definito nella recente visita di Xi a Islamabad.
Modi ha risposto alle iniziative della Cina intensificando le relazioni con i paesi dell’area, appoggiato da Usa e Giappone, e progetta col programma Make in India di trasformare il suo paese in un concentrato industriale manifatturiero mondiale, alternativo a quello cinese. Agli alleati e concorrenti imperialisti di Pechino, ponendo enfasi sul ruolo egemone dell'Asia nel XXI secolo, ha voluto ricordare che c'è anche l'India a partecipare a pieno titolo al gioco.

4 giugno 2015