Sospettati di collusioni con la criminalità
16 candidati impresentabili. Il PD si spacca su De Luca
Nove candidati nelle liste a sostegno di Caldoro. Renzi lincia la presidente della Commissione bicamerale antimafia Rosy Bindi
L'elettoralismo e il parlamentarismo borghesi sono marci. Vanno delegittimati con l'astensionismo

Nell’elenco dei 16 impresentabili (12 in Campania e 4 in Puglia) candidati alle elezioni regionali del 31 maggio e pubblicato dalla commissione parlamentare Antimafia presieduta da Rosy Bindi il 29 maggio, spicca su tutti il nome di Vincenzo De Luca , sindaco-bos di Salerno e candidato del “centro-sinistra” alla presidenza della Campania.
Difeso a spada tratta dal nuovo duce Renzi, De Luca, che è stato eletto a nuovo governatore della Campania, rappresenta l'emblema del livello di marciume a cui sono giunti l'elettoralismo e il parlamentarismo borghesi. Infatti sul suo capo pende già la sanzione di ineleggibilità della legge Severino per una condanna in primo grado per abuso d'ufficio. Non solo, dagli atti della commissione parlamentare Antimafia che ha preso in esame anche gli altri capi d'imputazione a carico dell'impresentabile De Luca trasmessi a Roma dal procuratore di Salerno, risulta inoltre che, il 23 giugno prossimo il neo governatore della Campania sarà di nuovo alla sbarra insieme ad altri 46 coimputati per rispondere di concussione continuata, associazione per delinquere, abuso d'ufficio e truffa, in riferimento alla scandalosa vicenda sul Sea Park, un parco marino che doveva essere realizzato a Salerno e per il quale la procura durante la fase investigativa nel 2005 aveva chiesto, senza ottenerlo, l'arresto di De Luca e di vari altri indagati.
Dunque la commissione Antimafia non ha fatto altro che applicare il Codice etico varato il 24 settembre 2014 e approvato all'unanimità da tutti i partiti, ivi compreso il PD, e giustamente ha inserito De Luca nella lista nera degli impresentabili smentendo in pieno le affermazioni dello stesso Renzi e del vicesegretario Lorenzo Guerini che si sgolavano per assicurare che: “Nessuno del PD è tra gli impresentabili”.
In realtà, visto il curriculum giudiziario di De Luca, la commissione parlamentare è stata di fatto costretta a inserire De Luca nella lista provocando una clamorosa spaccatura all'interno del PD e scatenado la violenta reazione di Renzi e dei suoi gerarchi che hanno dato il via a un vero proprio linciaggio pubblico contro la deputata ed esponente della minoranza del partito Rosy Bindi rea di “tradimento” per aver osato mettere in piazza i panni sporchi del Partito a poche ore dall'apertura delle urne per le regionali.
Appena terminata l'audizione della Bindi è partita la prima bordata di Renzi che con piglio mussoliniano ha affermato di “non aver mai visto un dibattito così autoreferenziale e lontano dalla realtà... nessuno degli impresentabili sarà eletto” perché “si tratta di rappresentanti di liste minori senza importanza”.
Ma a scendere sul sentiero di guerra è stato lo stesso De Luca che prima ha minacciato querele: “Denuncio la Bindi per diffamazione” e poi ha sfidato la presidente della commissione Antimafia a “un dibattito pubblico per sbugiardarla”.
Rabbiosa la reazione dei renziani con alla testa il presidente del PD, Matteo Orfini, che provocatoriamente ha continuato a sostenere: “De Luca, secondo la legge, è presentabile, tanto che lo abbiamo candidato. E i campani si sono espressi a suo favore attraverso le primarie. Le sentenze le danno i magistrati. L’iniziativa della presidente della commissione Antimafia ci riporta indietro di secoli, quando i processi si facevano nelle piazze, aizzando la folla”.
A rincarare la dose Ernesto Carbone, membro della segreteria PD e della stessa commissione Antimafia, secondo cui: “Bindi sta violando la Costituzione, allucinante che si pieghi la commissione antimafia a vendette interne di corrente partitica”. Lo segue a ruota il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, indagato nello scandalo delle spese pazze in Sicilia, (da che pulpito viene la predica, sic!) che aggiunge: “La commissione Antimafia non può essere usata per vendette politiche. È uno strumento troppo importante, non può essere svilito così”.
Mentre per il capogruppo PD al Senato, Luigi Zanda, si tratta di “pura barbarie politica”.
In serata dal palco di Ancona al termine del comizio conclusivo per la campagna elettorale, arriva la bordata di Renzi ad alzo zero che intima alla Bindi: “Non si usi l’Antimafia per regolare i conti nel Pd”.
E pensare che fino a pochi minuti prima della pubblicazione dell'elenco degli impresentabili tutti i massimi dirigenti del PD, da Palazzo Chigi fino al Nazareno, con una faccia tosta senza eguali, giuravano e sprergiuravano che: “Sulle nostre liste abbiamo applicato il codice etico, in alcuni casi restringendo ancora di più i criteri. Il lavoro è stato molto preciso e chiaro, quindi da questo punto di vista presentiamo liste a posto... impresentabili nelle liste del Pd non ce ne sono”.
Renzi dagli schermi di RaiDue è arrivato addirittura a minacciare che: “La legge Severino è stata applicata due volte e in entrambi i casi i politici sono stati rimessi in ruolo. È normale che De Luca dica ‘se vinco avrò lo stesso trattamento’”. Quindi, insieme alla ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi, ha sentenziato: “De Luca è candidabile ed eleggibile, dopo di che sono i campani a dover decidere”.
Alla canea piddina contro l'Antimafia si sono uniti anche i mass media e i pennivendoli del regime neofascista e perfino l'anticomunista e falso paladino della lotta alla mafia, Roberto Saviano, che su Repubblica parla di “metodo grottesco” perché: “in molti casi le valutazione sono state fatte non su sentenze passate in giudicato, ma sugli elementi prodotti dalla pubblica accusa. La lista rischia di diventare una sorta di lista di proscrizione. Rischiosa, perché il metodo non è chiaro. Poi controproducente, poiché darebbe una patente di presentabilità a tutti quelli che non sono inseriti nella lista e che magari sono solo dei prestanome”. Quindi, chiosa Saviano: “Si rischia di arrivare ad una barbara decisione politica senza regole”.
Insomma l'ineleggibilità di De Luca certificata dall'Antimafia ha scatenato una violentissima faida fra i vari capibastone della maggioranza e della minoranza piddina al punto da imbarazzare perfino il ministro dell’Interno Alfano che ha commentato: “Ho visto dichiarazioni di una ferocia senza precedenti dentro uno stesso partito”. Gli ha fatto eco il capogruppo di Forza Italia Brunetta che ha aggiunto: “hanno candidato un personaggio ineleggibile come De Luca in Campania e adesso, dopo la legittima iniziativa della Commissione Antimafia, sbraitano contro Rosy Bindi. Uno spettacolo squallido che il nostro Paese non merita”.
Tra gli altri 15 candidati in odore di mafia, nove sono in lizza a sostegno del candidato di centro destra Caldoro. Si tratta di Antonio Agostino Ambrosio (lista Forza Italia, candidato Caldoro) condannato per concussione (reato poi estinto per patteggiamento) adesso è in attesa di giudizio per tentata concussione; Luciano Passariello (lista Fratelli d’Italia, Caldoro presidente) rinviato a giudizio per impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita aggravato da abuso dei poteri d’ufficio); Sergio Nappi (consigliere regionale uscente, candidato nella lista Caldoro presidente) rinviato a giudizio per tentata concussione; Fernando Errico (lista Ncd Campania popolare, Caldoro presidente) ha pendenti due processi per concussione e per concussione continuata in concorso; Alessandrina Lonardo (Forza Italia, Caldoro presidente), moglie di Clemente Mastella, ha un processo pendente in fase di giudizio per concussione; Francesco Plaitano (Popolari per l’Italia, Caldoro presidente) imputato per ruolo direttivo in associazione mafiosa e condannato in primo grado per estorsione, pende l’appello; Antonio Scalzone (di Popolari per l’Italia, Caldoro presidente) processato per associazione mafiosa; Raffaele Viscardi (Popolari per l’Italia, Caldoro presidente) rinviato a giudizio per corruzione e abuso d’ufficio; Domenico Elefante (Centro democratico-Scelta civica, Caldoro presidente) condannato in 1° e 2° grado per concussione, reato prescritto.
Seguono: Carmela Grimaldi (lista Campania in rete, candidato presidente De Luca) rinviata a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa e partecipazione ad associazione finalizzata a traffico di stupefacenti, accuse da cui è stataassolta ma contro cui pende un processo d’appello proposto dalla procura generale della Corte d’appello di Salerno; Alberico Gambino (lista Meloni-Fratelli d’Italia) condannato per concussione, giudizio contro cui pende l’appello.
Per quanto riguarda la Puglia i quattro incandidabili sono divisi fra “centro destra” e “centro-sinistra” ma tutti accusati di reati gravi e infamanti che vanno dalla associazione mafiosa al voto di scambio. Si tratta di Giovanni Copertino (Forza Italia, circoscrizione Bari) è stato accusato, poi prescritto, di voto di scambio; Fabio Ladisa (Popolari per Emiliano, circoscrizione Bari) è accusato di associazione mafiosa; Massimiliano Oggiano (Oltre con Fitto, Schittulli presidente, circoscrizione Brindisi) è accusato di associazione di tipo mafioso e di voto di scambio con metodo mafioso; Enzo Palmisano (Movimento politico per Schittulli, area popolare, circoscrizione Brindisi) anche lui è stato accusato, poi prescritto, di voto di scambio.
Ciò conferma che la criminalità organizzata, la corruzione, le ruberie e il malcostume ormai spadroneggiano e proliferano in perfetta simbiosi con questo marcio sistema capitalista e le istituzioni parlamentari borghesi. Quindi è evidente che non basta una Commissione parlamentare per spazzarli via.
Bisogna abbandonare ogni illusione elettorale, parlamentare, governativa, riformista, costituzionale e pacifista, e non votare più i partiti borghesi e del regime capitalista, compresi quelli falsi comunisti e il Movimento 5 stelle delegittimandoli con l'astensione dal voto (disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco) e impegnarsi fuori dai palazzi nella lotta di classe nelle fabbriche, nelle scuole, nelle università, nelle piazze contro il governo Renzi, contro il capitalismo e per il socialismo. Occorre creare in tutte le città e in tutti i quartieri le istituzioni rappresentative delle masse costituite dalle Assemblee popolari e dai Comitati popolari basati sulla democrazia diretta.

4 giugno 2015