Vola l'astensionismo in Toscana al 54,3% ed è record per la diserzione col 51,7%
Rossi, che ha perso 400mila voti, è stato eletto solo dal 22% degli elettori. Il Consiglio regionale non rappresenterà la maggioranza dei toscani, che si sono astenuti

Dal nostro corrispondente della Toscana
L'astensionismo (diserzione alle urne, voto nullo o bianco) avanza proprio in una delle cosiddette regioni “rosse”, la Toscana, e in particolare nella forma più chiara ed esplicita di rifiuto delle istituzioni e dei partiti parlamentari, la diserzione.
Il 31 maggio l'astensionismo ha registrato il 54,3% sugli aventi diritto al voto segnando un +31,2% rispetto alle politiche del 2013 e +13% rispetto alle regionali 2010, mentre la diserzione segna un +12,4% rispetto a cinque anni fa. In tutte le province toscane l'affluenza alle urne è stata inferiore al 50%, con punte altissime a Livorno che vive un'enorme sofferenza occupazionale e a Massa Carrara.
E' evidente che non sono bastate le “sirene” elettorali, i toni ricattatori e qualunquisti, sull'andare a votare ad ogni costo, indipendentemente da chi si sarebbe votato, espressi ad esempio dal rieletto governatore toscano Enrico Rossi (PD) o dal presidente dell'ANPI provinciale di Firenze, Silvano Sarti.
I risultati emersi non sono frutto della concomitanza del lungo “ponte” del 2 giugno, bensì rappresentano un severo atto di sfiducia verso il nuovo duce Renzi e verso il governo regionale rappresentato da Rossi e dalla sua giunta. L'elettorato toscano è sicuramente sempre più disilluso e avverso alle scelte politiche del PD (che a queste elezioni registra -0,8% rispetto al 2010 e addirittura -8,3% sulle politiche del 2013) sulla salvaguardia dell'ambiente, a favore delle privatizzazioni, della cementificazione, inconcludente sul fronte dell'occupazione, sulla sanità con fiumi di denaro sperperato e rubato fatto pagare alla collettività.
Anche il Laboratorio politico fiorentino perUnaltracittà, in un comunicato stampa ha sostenuto: “non giustificate l'astensionismo con le gite al mare, molti di quelli che non hanno votato non hanno neanche i soldi per andarci, al mare. Non vi hanno votato per rabbia, per disgusto, per disperazione. E ve li troverete presto davanti, a chiedervi il conto”.
Di fatto il futuro Consiglio regionale composto da 24 seggi PD, 6 Lega Nord, 2 Forza Italia, 1 Fratelli d'Italia, 5 Movimento5Stelle, 2 Sì Toscana a Sinistra, non rappresenterà la maggioranza del popolo toscano che si è astenuta.
Diverse testate giornalistiche regionali hanno decantato la “vittoria” della Lega del fascioleghista Salvini che in Toscana è rappresentata da Claudio Borghi. La Lega avanza perché in realtà raccoglie un po' di voti voti dal M5S e soprattutto dalla disfatta di Forza Italia che perde il 9,7% rispetto alle politiche del 2013 e addirittura il 9,9% rispetto al 2010. Una disfatta che ha portato il coordinatore FI toscano Massimo Parisi a dimettersi dal partito di Berlusconi.
Il M5S regionale crolla con un -11,8% rispetto alle politiche del 2013 quando aveva intercettato anche voti di astensionisti che non si erano riconosciuti nei partiti tradizionali. Rimasti delusi e comunque non convinti dalla politica locale e nazionale del movimento di Grillo lo hanno punito fortemente.
Sì Toscana a sinistra, che raccoglie PRC, SEL e PcdI, riesce ad entrare nel Consiglio toscano con Tommaso Fattori e Paolo Sarti. Questa coalizione è stata creata principalmente per intercettare l'astensionismo e permettere, nonostante la nuova legge elettorale toscana, l'ingresso in regione di personaggi che se si fossero presentati singolarmente non avrebbero avuto chance. L'intento di spingere alle urne e pescare nel bacino degli astensionisti non è riuscito come da stessa ammissione di Fattori che anche a Firenze, sua città d'origine nella quale si è formato politicamente come riformista di sinistra, non riesce del tutto ad emergere. Evidentemente gli elettori non hanno visto una valida alternativa nella sua coalizione fatta anche di partiti come SEL che fino all'ultimo giorno del Consiglio regionale uscente hanno nei fatti condiviso le politiche del PD di Rossi. Altro che “governo di sinistra alternativa” come ha definito Fattori il lavoro futuro di Sì Toscana. Già parla di dialogo in Consiglio regionale con il M5S dichiaratamente aperto anche ai fascisti sul quale afferma di avere punti in comune.
Stessa affermazione fatta da Rossi all'indomani delle elezioni: “mi auguro che il dialogo si possa fare sia con i rappresentanti del M5S che con quelli della Lega. In fondo tutti siamo d'accordo nel dire che gli interessi della Toscana vanno oltre gli interessi di parte”.
Enrico Rossi è dunque rieletto ma solo dal 22% del totale degli aventi diritto al voto, perdendo rispetto al 2010 ben 400 mila voti, -13,1%. E qualcuno lo ha lodato perché “presidente più votato a livello nazionale”. Rossi in realtà è stato punito per le sue scelte politiche regionali e anche per essere divenuto accolito di Renzi nei fatti e nella forma. Anche all'indomani dei risultati elettorali non ha voluto mancare di esprimergli fedeltà: “mantengo il mio profilo politico e culturale... ma riconosco e convintamente lavoro perché un segretario e un leader che ha portato il PD a livello mai raggiunti faccia il suo lavoro... io sono rimasto di sinistra senza bisogno di fare un'opposizione sterile al presidente del Consiglio”.
Nei prossimi giorni Rossi renderà nota la sua nuova giunta, anche se già sembra scontata la riconferma della renziana Stefania Saccardi. Rossi ha inoltre tenuto a precisare subito che “la linea politica spetta al presidente, altrimenti il presidente, come ho già fatto, rimuove gli assessori”.
Noi marxisti-leninisti toscani continueremo a lavorare sulla base delle nostre forze e dei nostri mezzi affinché il forte astensionismo uscito da queste elezioni non sia solo oggettivamente un voto anticapitalista, antigovernativo e antistituzionale ma lo diventi nel tempo anche soggettivamente. E continueremo a dare battaglia nelle piazze al nuovo governo regionale di Rossi.

Toscana



10 giugno 2015