L'Italia presente col crociato Gentiloni
Il vertice di Parigi rilancia l'azione della coalizione imperialista contro lo Stato islamico
Il premier iracheno chiede più supporto sul terreno, più raid e più soldi per acquistare nuove armi

 
Nell'incontro del 2 giugno a Parigi i venti ministri degli Esteri dei paesi che fanno parte della coalizione imperialista a guida Usa impegnata nella guerra contro lo Stato islamico (Is) hanno discusso delle richieste avanzate dal governo iracheno per rilanciare l'azione militare e tentare di recuperare il terreno perso recentemente per le sconfitte subite in particolare nella regione centrale di al Anbar.
Proprio in seguito alla perdita del controllo sulla città di Ramadi il premier iracheno Haider al Abadi si era lamentato per il mancato appoggio della coalizione all'esercito di Baghdad e aveva criticato la decisione del comando imperialista di non schierare sul campo le milizie sciite filo-iraniane; il Pentagono aveva risposto piccato che la responsabilità era dell'esercito governativo che pur in superiorità numerica si era dissolto a fronte dell'avanzata delle forze dell'Is che adesso controllano un terzo dell'Iraq.
A Parigi Abadi ha ribadito la richiesta di sostegno alla coalizione imperialista con più supporto sul terreno, con più raid perché la "la campagna aerea è utile, ma non sufficiente, è troppo poco, troppo limitata. L'Is è mobile e si muove in piccoli gruppi" e con più soldi per acquistare nuove armi. "Possiamo fare sacrifici - ha affermato - ma la coalizione internazionale deve sostenerci" a partire da una azione più efficace per fermare il flusso dei "foreign fighters", i combattenti stranieri che arrivano in Iraq a rafforzare le file dell'Is. L'esercito governativo ha urgente bisogno di armi, ha affermato Abadi, finora "non abbiamo ricevuto quasi nulla, facciamo affidamento su noi stessi" e ha fatto notare che sta ancora aspettando il via libera delle Nazioni Unite per acquistare armi da Iran e Russia, almeno ufficialmente.
Il segretario di Stato americano John Kerry, in collegamento telefonico da Washington, ha assicurato l'immediato avvio di altri missili anticarro, considerati l'arma migliore per fermare i veicoli blindati imbottiti di tonnellate di esplosivo che l'Is ha usato come arieti per distruggere le postazione fortificate di Ramadi e conquistare la città.
L'appoggio al governo di Baghdad è "totale", ha assicurato tra gli altri il ministro degli Esteri italiano, il crociato Paolo Gentiloni, che ha di nuovo escluso l'intervento a terra dei soldati della coalizione affermando che "lo scontro sul terreno è innanzitutto nelle mani degli iracheni", almeno finora.
L'impegno dell'imperialismo italiano nella guerra al "terrorismo" non si esaurisce certo sul fronte libico, che per Roma è certamente quello più caldo, ma ha trovato forme nuove anche in Iraq dove i paesi della coalizione e in particolare l'Italia stanno collaborando con l'Unesco per la protezione dei siti archeologici iracheni. Irina Bokova, la direttrice generale dell'Unesco, ha partecipato alla riunione di Parigi e Gentiloni ha spiegato che il governo italiano sta realizzando con l'organizzazione dell'Onu e il governo iracheno un data base per censire tutti i siti a rischio. L'Italia è inoltre alla guida, con Stati Uniti e Arabia Saudita, del gruppo internazionale per il contrasto al finanziamento dell'Is e Gentiloni ha affermato che "stiamo lavorando anche contro il contrabbando, perché negli ultimi mesi si è scoperto che una delle 5 o 6 fonti di finanziamento più importanti è proprio il contrabbando delle opere d'arte e di beni archeologici". Anche se non ha spiegato attraverso quali canali escono opere e beni e entrano soldi.
Sul piano politico la coalizione imperialista ha invitato il premier iracheno a prestare più attenzione alle relazioni con la minoranza sunnita per rafforzare il fronte contro l'Is, un compito nel quale il precedente esecutivo di al Maliki aveva fallito; anche se la defenestrazione di Maliki da parte di Washington è venuta più per il suo avvicinamento e per i contratti energetici che stava stipulando con Cina e Russia che per la negazione di qualsiasi rapporto con le formazioni sunnite.
Abadi ha illustrato il progetto del suo governo che in merito prevede l'appoggio alle tribù che in diverse zone costituiscono il potere locale, indipendentemente dall'appartenenza religiosa; l'aumento del numero dei soldati, la ristrutturazione delle forze di polizia, la messa sotto il comando governativo di tutte le formazioni che partecipino alla guerra, come le milizie sciite, e fondi per la ricostruzione delle zone "liberate".
Il vertice di Parigi ha discusso anche della situazione della Siria e i compari imperialisti hanno auspicato "un vero processo politico inclusivo" che arrivi a porre fine al regime di Bashar al Assad e a un governo senza di lui. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, da Mosca rispondeva che "l'ossessione per la personalità (del presidente siriano Assad, ndr) non aiuta la lotta contro il terrorismo". A sparigliare il gioco tra Mosca e Teheran, che sostengono Assad, e le formazioni della resistenza finanziate dagli Usa e dai paesi arabi e islamici reazionari potebbero essere le forze dell'Is che dopo la conquista della zona centrale siriana di Palmira starebbero premendo su Aleppo.
La riunione si è conclusa con la convocazione del prossimo incontro a livello di capi di Stato e di governo che si terrà a settembre, a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

10 giugno 2015