Quando e con quali modalità avviene la separazione tra borghesia nazionale e borghesia compradora?
Cari compagni,
discutendo con alcuni compagni ci sono sorti alcuni dubbi che qui formuliamo sotto forma di domande.
  1. Quando e secondo quali modalità avviene la separazione fra borghesia nazionale e borghesia compradora? Solo nei Paesi della periferia subalterna o questa distinzione potrebbe avvenire anche nei Paesi capitalisti del centro imperialista?
  2. Che ruolo gioca la finanza - in quanto entità prevalentemente imperialista - nella distinzione fra borghesia nazionale e borghesia compradora?
  3. L’inconvertibilità della moneta è una condizione necessaria di uno Stato socialista? E di uno Stato non imperialista?
Sarei interessato a conoscere la vostra posizione in merito. Grazie dell’attenzione. Un saluto solidale.
Un dirigente del PC del Canton Ticino (Svizzera) 
 
Caro compagno,
risponderemo sinteticamente ai tuoi quesiti, quantunque ci sfuggano le ragioni che vi hanno indotto a considerare urgenti e attuali tali quesiti, specie se li si rapporta a paesi imperialisti come la Svizzera e l'Italia.
  1. La distinzione tra borghesia nazionale e borghesia compradora è riferita esclusivamente alla fase storica e a quei paesi ancora interessati dal passaggio tra il feudalesimo o semi-feudalesimo e il pieno sviluppo capitalistico. In genere riguarda paesi che vivono sotto il tallone di ferro dell'imperialismo straniero e non hanno ancora raggiunto una significativa indipendenza e unità nazionale. E' sbagliato e senza alcun fondamento economico e politico proporla nei paesi imperialisti e a capitalismo sviluppato. Dove si è irreversibilmente chiusa la fase storica della lotta per l'affermazione dello Stato e delle libertà democratico-borghesi ed è improponibile qualsiasi tipo di alleanza tra il proletariato e quella parte della borghesia che ancora rivendica un sistema economico e un'organizzazione statale che non siano totalmente asserviti ai paesi imperialisti più forti. In questi paesi permangono delle differenze tra settori della borghesia che hanno interessi e dimensioni sovranazionali e settori della borghesia che sono prevalentemente radicati su aree nazionali più ristrette. E tuttavia in questi casi si tratta solo di differenze tra grande borghesia monopolistica e media borghesia, analoghi a quelle che contrappongono un capitalista all'altro nella concorrenza per prevalere sui mercati. Certe borghesie locali, ben rappresentate e difese dal fascioleghista Salvini, inevitabilmente prima puntano a diventare nazionali e poi a proiettarsi sul mercato internazionale se vogliono aumentare i profitti e prevalere nella concorrenza capitalistica.
  2. Il quesito è mal posto perché il capitale finanziario, quello che Lenin definisce quale risultato della fusione tra capitale bancario e capitale industriale, caratterizza e differenzia l'imperialismo dal capitalismo a libera concorrenza. Quindi non può giocare alcun ruolo nella contraddizione tra borghesia nazionale e borghesia compradora nei paesi più sviluppati. Nei paesi più poveri ed economicamente arretrati la grande finanza non può non essere che uno strumento nelle mani dell'imperialismo internazionale per comprarsi e assicurarsi la sudditanza della borghesia compradora.
  3. Sì certo, l'inconvertibilità della moneta in oro è una misura attraverso la quale lo Stato socialista si sottrae a qualsiasi tipo di condizionamento del mercato sulla moneta. Giacché il denaro non è una cosa ma un rapporto sociale che si manifesta in una cosa, lo Stato socialista lo userà per consolidare l'emancipazione del proletariato e l'affermazione della sua politica economica pianificata e non come fanno i sistemi economici capitalisti per affamare il proletariato e le masse popolari e per favorire i capitalisti.
    A parte alcune monete, nel momento del loro massimo predominio su tutte le altre, l'inconvertibilità delle monete è diventata la norma anche tra gli stati imperialisti più forti e sviluppati. Oramai nessun paese imperialista garantisce la convertibilità della propria moneta con l'oro, perché evidentemente le autorità monetarie non vogliono subire alcun contraccolpo e avere mano libera nel manovrare attraverso la moneta e così gonfiare o ridurre l'inflazione per abbassare il potere di acquisto dei lavoratori e drogare la ripresa economica e le esportazioni. Si pensi al famigerato strumento del “quantitative easing” adottato di recente dalla Bce di Draghi per contrastare la deflazione e alimentare l'inflazione nell'Ue imperialista. Del resto dopo la conferenza di Bretton Woods del 1944 è definitivamente tramontata quella vantata convertibilità del dollaro con l'oro e possiamo dire che cominciò allora quel declino della superpotenza americana che la sta portando negli anni a perdere irreversibilmente il suo ruolo egemone rispetto alle nuove potenze imperialiste in ascesa come il socialimperialismo cinese.
    Lo Stato, qualsiasi Stato, anche quello socialista non può fissare arbitrariamente il potere d'acquisto del denaro. Lo Stato socialista rovescia la legge economica fondamentale del capitalismo (il raggiungimento del massimo profitto capitalistico) e governa l'economia socialista in funzione del massimo soddisfacimento degli interessi e bisogni della classe operaia e delle masse popolari e tuttavia non può contraddire arbitrariamente le leggi economiche esistenti. E proprio questo denunciava Stalin nella sua fondamentale opera "Problemi economici del socialismo nell'Urss'', scritta durante il suo ultimo anno di vita, tra il 1° febbraio e il 28 settembre 1952: “Si dice che la necessità dello sviluppo pianificato (proporzionale) dell'economia del nostro paese dà la possibilità al potere sovietico di sopprimere le leggi economiche esistenti e crearne delle nuove. Ciò non è affatto vero. Non si possono confondere i nostri piani annuali e quinquennali con la legge economica obiettiva dello sviluppo pianificato, proporzionale dell'economia nazionale. La legge dello sviluppo pianificato dell'economia nazionale è sorta come contrapposizione alla legge della concorrenza e dell'anarchia della produzione nel capitalismo. è sorta sulla base della socializzazione dei mezzi di produzione, dopo che la legge della concorrenza e dell'anarchia della produzione aveva perduto la sua efficacia. è entrata in vigore perché una economia nazionale socialista si può avere soltanto sulla base della legge economica dello sviluppo pianificato dell'economia nazionale. Questo significa che la legge dello sviluppo pianificato dell'economia nazinale dà la possibilità ai nostri organi pianificatori di pianificare in modo giusto la produzione sociale. Ma non si deve confondere la possibilità con la realtà. Si tratta di due cose differenti. Per far sì che questa possibilità diventi realtà occorre studiare questa legge economica, occorre impadronirsene, occorre imparare ad applicarla con perfetta cognizione di causa, occorre elaborare dei piani che riflettano per intiero le esigenze di questa legge. Non si può dire che i nostri piani annuali e quinquennali riflettano per intiero le esigenze di questa legge economica.
    La nostra produzione mercantile non è una produzione mercantile normale, ma una produzione mercantile di tipo particolare, una produzione mercantile senza capitalisti, che ha a che fare sostanzialmente con merci di produttori socialisti riuniti (lo Stato, i colcos, le cooperative), la cui sfera di azione è limitata agli oggetti di consumo personale, che evidentemente non può in alcun modo svilupparsi come produzione capitalistica e che è destinata a servire, insieme con la sua "economia monetaria'', la causa dello sviluppo e del rafforzamento della produzione socialista.
Speriamo di aver contribuito in qualche modo a sciogliere i dubbi che vi sono sorti discutendo con alcuni vostri compagni.
Saluti militanti

17 giugno 2015