Oltre 100 mila euro di spese private pagate con fondi pubblici
Condannato a 4 anni Beniamino Scarpa, ex sindaco e consigliere regionale sardo
6 anni per gli stessi reati anche a Silvestro Ladu, ex consigliere e assessore dei Lavori pubblici

 
Lo scorso 16 giugno il tribunale di Cagliari ha messo un primo punto fermo, con due condanne in altrettanti separati processi nei confronti dei due noti politici autonomisti sardi, entrambi consiglieri regionali, Beniamino Scarpa, di “centro-destra”, e Silvestro Ladu, di “centro-sinistra”, per la vicenda dei fondi ai gruppi del Consiglio regionale della Sardegna.
Entrambi riconosciuti responsabili del reato di peculato aggravato e interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, per Silvestro Ladu, esponente del partito sardo autonomista di centrodestra Fortza Paris e già senatore del Pdl, consigliere regionale e assessore ai lavori pubblici della Giunta regionale, la condanna è stata di sei anni di reclusione, mentre per Beniamino Scarpa, ex parlamentare regionale del Partito Sardo d'Azione ed ex sindaco di Porto Torres poi passato al Pd, è stata di quattro anni e sei mesi.
L'inchiesta che ha portato alla condanna dei due politicanti borghesi ha origine nel 2009, quando il pm di Cagliari Marco Cocco iniziò a indagare sulle anomalie delle spese dei consiglieri regionali di ben due legislature (quella dal 2004 al 2008 e quella successiva), portando alla fine nel registro degli indagati ben 90 consiglieri regionali, tra i quali anche la sottosegretaria Barracciu, oltre naturalmente ai due condannati del 16 giugno.
Tutto ebbe origine dalla denuncia di una dipendente del Gruppo misto regionale, Ornella Piredda, che si rivolse alla procura di Cagliari lamentandosi per il mobbing e il decurtamento dello stipendio subiti in quanto, riferì ai magistrati, aveva osato chiedere la rendicontazione e la documentazione giustificativa delle spese ai deputati del gruppo, e il pm Cocco iniziando a indagare sul Gruppo misto finì con indagare su tutti i gruppi consiliari e su ben 90 parlamentari, allora in carica e anche non più in carica, giungendo ad accertare che essi si erano resi responsabili di avere utilizzato indebitamente e per scopi puramente personali una cifra complessiva superiore ai 64 milioni di euro. In tali spese c'era proprio tutto: quadri di valore, libri antichi, banchetti sontuosi, compresi alcuni nuziali, stipendi di collaboratori domestici, bollette, elettrodomestici, spese di viaggio.
Attualmente sono stati 18 i deputati regionali rinviati a giudizio in altrettanti processi, e in alcuni casi si è già avuta una sentenza di primo grado, come quella degli ex consiglieri Adriano Salis (Idv) e Sisinnio Piras (Pdl), entrambi condannati a 1 anni e 8 mesi.
Tornando alle condanne del 16 giugno contro Scarpa e Ladu, a quest'ultimo il pm ha contestato nel processo spese indebite per un totale di 274mila euro, sperperati per fini strettamente personali tra il 2004 e il 2009, anni in cui ha presieduto il Gruppo misto, e già in precedenza la Corte dei conti lo aveva condannato alla restituzione di una cifra vicina a 250mila euro, ricostruendo le spese in modo tale da agevolare anche il pm Cocco nella formulazione delle accuse penali. I soldi sono stati spesi da Ladu in benzina, manutenzione dell'auto, valigie, vestiti, telefono, numerose feste in ristoranti esclusivi.
A Beniamino Scarpa invece il pm Cocco ha contestato l'utilizzo indebito di circa 116mila euro, spesi per scopi strettamente personali quando apparteneva al Gruppo misto, ossia l'acquisto per 30mila euro di un'Audi formalmente destinata ai suoi collaboratori ma in realtà in uso a sua moglie, la quale peraltro risultava da lui assunta come sua collaboratrice e per la quale Scarpa ha sostenuto, formalmente, spese. Insomma, un modo subdolo inventato da Scarpa per far mantenere a spese dei contribuenti non solo se stesso ma anche la sua famiglia.
 

24 giugno 2015