Usa
Strage razzista in Carolina
Un giovane bianco apre il fuoco e uccide nove neri

La lista degli omicidi razzisti negli Usa di Barack Obama continua incessantemente a allungarsi, questa volta con una vera e propria strage nella chiesa metodista di Charleston, storicamente afroamericana, nella Crolina del Sud, nella quale il 18 giugno un giovane razzista bianco ha aperto il fuoco sui fedeli in preghiera e ha ucciso nove persone, tra cui il pastore della chiesa, un senatore democratico del parlamento dello Stato attivo nelle battaglie anti-segregazione.
Tra l'altro quella chiesa metodista di Charleston è una chiesa simbolo della lotta dei neri del South Carolina contro la schiavitù e per i diritti civili, fondata nel 1816 quando un gruppo di afro-americani lasciò la chiesa metodista "bianca" per organizzarne una propria per ospitare le liturgie condotte di nascosto dai cittadini di colore, a fronte del bando contro le comunità cristiane nere del sud. Nel 1820 uno dei suoi fondatori mentre stava organizzando una rivolta degli schiavi fu scoperto, arrestato e impiccato, l'edificio distrutto.
Lo scorso aprile a Charleston un poliziotto bianco aveva sparato alla schiena a un nero, Walter Scott, che aveva tentato di sfuggire all'arresto, uccidendolo. Inchiodato alle sue responsabilità da un filmato, girato da un testimone col telefonino e postato in internet, era stato incriminato dal procuratore della città; la condanna è ancora una possibilità molto remota ma la stessa incriminazione è un evento quasi straordinario a fronte dell'impunità garantita agli agenti razzisti della polizia da giudici e tribunali compiacenti e dalla copertura di fatto dell'amministrazione Obama, che promette interventi e non fa nulla. A premere per l'incriminazione del poliziotto assassino erano state le proteste di piazza della popolazione nera e una serie di iniziative fra le quali le veglie tenute anche nella chiesa metodista afroamericana.
Obama condannava la strage e si rammaricava del fatto che "per troppo volte sono stato costretto a fare dichiarazioni di cordoglio come queste di oggi. Non accade con altrettanta frequenza in altri paesi avanzati". Ci sono voluti due mandati presidenziali e mezzo ma alla fine Obama si è accorto di questa "anomalia" americana addebitata comunque al fatto che solo negli "Usa è facile procurarsi le armi. Basta rinvii, dobbiamo intervenire sulla questione delle armi". I poliziotti razzisti possono comtinuare a sparare impunemente ai neri.
Ritornando sul tema il 20 giugno, a San Francisco alla conferenza dei sindaci dello Stato, Obama ricordava che "più di undicimila americani sono stati uccisi da armi da fuoco nel solo 2013" e girava sul Congresso la responsabilità di non aver inasprito le leggi sul possesso di armi da fuoco come aveva chiesto dopo il massacro nella scuola elementare di Sandy Hook di Newtown, in Connecticut, nel 2012, dove furono uccise 26 persone, tra cui 20 bambini dai 5 e i 10 anni. Su deputati e senatori aveva prevalso il potere di convinzione della lobby delle aziende produttrici di armi, che sponsorizzano regolarmente i due campi avversi, e l'opportunismo di Obama che promette e non muove un dito. E che chiudeva il capitolo con un altra promessa: "Sono fiducioso che alla fine faremo la cosa giusta. Abbiamo la capacità di cambiare ma dobbiamo farlo rapidamente". Appunto, tra poco scade anche il suo secondo mandato e buonanotte.
Nei giorni dopo la strage a Charleston si sono svolte diverse manifestazioni di protesta nella Carolina fra le quali una nella capitale dello Stato, Columbia, di fronte al parlamento dove continua a essere esposta la bandiera che rappresentava la confederazione sudista durante la Guerra civile, simbolo oggi del razzismo e della teoria della supremazia bianca, impugnata in una foto pubblicata dopo il suo arresto dal giovane assassino razzista. La governatrice repubblicana della South Carolina ha promesso di farla togliere dagli edifici pubblici.
 

24 giugno 2015