60 mila manifestano a Lanciano
L'Abruzzo marcia contro le trivellazioni in Adriatico

Lo scorso 23 maggio un corteo di circa 60mila persone ha sfilato lungo un percorso di quattro chilometri nella cittadina abruzzese di Lanciano contro il progetto di trivellazione petrolifera marittima con lo slogan “No Ombrina, salviamo l'Adriatico”, andando ben oltre le aspettative degli organizzatori, 482 tra comuni, comitati, centri sociali, sindacati, partiti e movimenti politici, associazioni di categoria e professionali, scuole, rappresentanti della chiesa e aziende.
A Lanciano la partecipazione è stata addirittura superiore a quella che si era avuta il 13 aprile 2013, quando oltre 40mila persone avevano marciato a Pescara contro il progetto petrolifero.
Tale imponente partecipazione di massa è la prova evidente della compattezza delle popolazioni interessate contro il devastante progetto - imposto dagli ultimi governi all'Abruzzo senza consultare gli abitanti, esattamente come è avvenuto in Basilicata o nella Val di Susa - di trasformare la costa abruzzese in un sito per l'estrazione di petrolio, con la conseguenza di inquinare e deturpare il bellissimo litorale regionale che ha una forte vocazione turistica, e soprattutto di rischiare l'inquinamento della costa adriatica.
Il progetto Ombrina Mare (questo è il nome del giacimento petrolifero sottomarino) della Medoilgas (MOG) di Londra prevede, complice il favore di tutti gli ultimi governi italiani a partire dal 2007 (quando fu scoperto il giacimento) e, da ultimo, il renziano Sblocca Italia, la trivellazione di sei pozzi di petrolio, l’installazione di una piattaforma a sei chilometri dalla riva e di una nave desolforante di tipo FPSO a nove chilometri dalle spiagge d’Abruzzo.
Le critiche al progetto non provengono solo dalle popolazioni ma anche da economisti, in quanto si stima che dal giacimento si potranno estrarre tra i 20 e i 40 milioni di barili di petrolio, una quantità comunque irrisoria dal momento che l'Italia consuma 1 milione e mezzo di barili al giorno, e comunque si tratta di petrolio di qualità scadente, per cui, se consumato in Italia, avrà un impatto negativo sull'ambiente)
Servirà inoltre una delicata operazione di eliminazione di scarti di varie sostanze, tra cui lo zolfo, che implica una fase di incenerimento di rifiuti chimici a fiamma costante, 24 ore su 24, si stima circa 80.000 chili al giorno, inclusi materiali speciali e pericolosi, che determinerà un costante inquinamento dell'aria davanti alle coste abruzzesi.
Oltre al sicuro degrado del mare abruzzese a causa di un costante, anche se controllato, inquinamento, vi è poi il rischio di incidenti, che nel settore petrolifero non sono frequenti ma che quando accadono sono disastrosi, come quello accaduto nelle acque oceaniche del golfo del Messico nel 2010, e che in un mare chiuso come l'Adriatico avrebbero un impatto devastante.

24 giugno 2015