A “Rosso di sera” trasmesso da Firenze
Accolto con interesse il volantino del PMLI sull'astensionismo
Santoro abbaia ma non morde. Gli piace il rosso ma quello riformista e revisionista di Berlinguer. Sulla stessa linea Landini. Applauditi gli interventi sul lavoro e sulla scuola
Ignorato dalle riprese televisive il cartello Cacciamo il nuovo duce Renzi

Michele Santoro ha scelto Firenze per concludere la sua trasmissione “Servizio Pubblico” in onda su La7, “Una rosa rossa e un impegno: non finisce qui” così il giornalista televisivo aveva annunciato questo appuntamento dal titolo “Rosso di sera”.
E così giovedì 18 giugno in piazza Annigoni si sono presentati in molti con qualcosa di rosso: chi con magliette, bandiere, foulard, sciarpe. Molte donne, tanti giovani, diverse le delegazioni sindacali, della scuola, NOTAV, le “Mamme contro l'inceneritore”. Ma anche lavoratori che sono in lotta da mesi di aziende della Toscana, come le coraggiose e determinate lavoratrici del call center PeopleCare di Livorno e della Smith Bits di Volterra, poi saliti sul palco per denunciare il loro licenziamento, che sono arrivati in piazza tutti vestiti con una maglietta bianca con su scritto in rosso: “Io dico no alla chiusura della Smith Bits saline di Volterra”. Su uno striscione si leggeva “Fuori i covi fascisti da Firenze”. Insomma per molti partecipanti l'invito di Santoro è stato preso come occasione per contestare il governo Renzi e il suo operato.
Ufficialmente non era presente nessun partito, a parte il PMLI che, con una squadra composta da militanti e simpatizzanti del Partito, ha diffuso un volantino sull'astensionismo e portato in piazza il cartello “Cacciamo via il nuovo duce” e la bandiera rossa del Partito, tutti indossavano la maglietta rossa fiammante con la falce e martello e il fazzoletto del Partito. Le compagne e i compagni hanno diffuso senza alcun problema, tutti i volantini sono stati presi con interesse e letti con attenzione dalla maggior parte dei partecipanti, anzi più di un'occasione il volantino è stato richiesto espressamente, e Il rosso delle magliette del PMLI si sposava perfettamente con il clima della piazza. La diffusione ha permesso al PMLI di esprimere direttamente solidarietà militante agli operai della Smith Bits di Volterra che l'hanno molto gradita, fra l'altro essi erano i rappresentanti della classe operaia che in piazza Annigoni era assente.
Appena innalzato, il cartello del PMLI è stato preso subito di mira dalle macchine fotografiche, molti i giovani che lo rimiravano e fotografavano. C'è stato chi ha esclamato mentre scattava la fotografia: “me lo metto come sfondo al cellulare!”. Un anziano appena visto Renzi con il fez ha detto: “Questo sì che mi piace! Sono fiero di essere da sempre comunista!”, poi è ritornato successivamente chiedendo se poteva farsi una foto tenendo il cartello, cosa che le compagne che in quel momento lo esponevano hanno ben volentieri esaudito la sua richiesta.
Insomma il clima e la voglia di protesta erano palpabili e tutto poteva far sperare che Santoro potesse cogliere al volo questa occasione per coinvolgere la piazza e accenderla come meritava, non a caso gli interventi dal palco più applauditi sono stati quelli dei lavoratori delle aziende in crisi e degli insegnanti e studenti in lotta contro il disegno di legge di Renzi-Giannini sulla scuola, invece non è andata così. Appena esposto il cartello contro Renzi i militanti del PMLI sono stati “invitati” dal servizio d'ordine della trasmissione a retrocedere e a mettersi da una parte per non “impallare le telecamere”, anzi gli è stato intimato che se non si toglievano da lì la “diretta non andava in onda”. E come il PMLI erano stati fatti spostare ai margini della piazza tutti gli altri striscioni di protesta. Il rigido palinsesto del programma ha dato spazio solo ad alcuni rappresentanti di lavoratori ma in modo generico e “istituzionalizzato”.
Le panoramiche delle telecamere hanno ignorato completamente il cartello del PMLI. Santoro si è lasciato scappare una bella occasione per fare ciò che lui stesso aveva scritto nei giorni antecedenti alla trasmissione nella lettera pubblicata sui social di “Servizio Pubblico” nella quale asseriva che per “Per tanti anni ho sognato che i sentimenti di solidarietà e giustizia sociale diventassero maggioritari. Oggi penso che scuotere le intelligenze e ritrovare l'attenzione degli spettatori distratti occorrano parole e immagini più forti, più sorprendenti, meno imitabili”... Quale miglior modo poteva essere quello di “bucare” le telecamere con una bella zoommata sul cartello del PMLI che chiede apertamente e senza revoche la cacciata del nuovo Mussolini Renzi magari proprio mentre Marco Travaglio faceva la parodia tra le imprese di Renzi oggi e di Mussolini ieri, peraltro anche lì limitandosi a denunciare analogie di stile fra il nuovo e il vecchio duce e non di sostanza.
Sorridiamo alle sue parole di apertura quando ha detto, riferendosi a Renzi: “In piazza poteva esserci e invece ancora una volta ha deciso di non venire... Mi ha chiamato per farmi un ‘in bocca al lupo’ per il mio futuro, ma sono io che voglio farlo a lui. Faremo un’altra puntata a Pontassieve e lo inviteremo ancora, ma con un’avvertenza: a noi ‘u presepe nun ce piace’, a noi piace il rosso“. Sì ma quale rosso piace a Santoro? Il rosso sbiadito riformista e revisionista di Berlinguer visto che si è servito di ospiti politici e dello spettacolo della “sinistra”. Santoro ha abbaiato contro Renzi ma non l'ha morso, se ne è guardato bene ad andare fino in fondo nella denuncia contro la politica neofascista, liberista, antioperaia e piduista del governo, come il disegno di riscrivere in senso fascista la Costituzione e la legge elettorale, cancellando il Senato ed assumendo poteri personali di stampo mussoliniano. Non ha dato fuoco alla miccia della protesta, né ha chiesto apertamente le dimissioni di Renzi.
Un falso rosso, quindi, che non si propone di cambiare la società borghese, ma di attenuarne le magagne più grosse, correggendo e migliorando gli aspetti più intollerabili del sistema capitalistico. E pensare che Santoro si professava marxista-leninista ed era dirigente a Salerno dell'Unione dei comunisti italiani (marxisti-leninisti)-Servire il popolo e inneggiava al socialismo ispirandosi alla Cina di Mao.
Lo stesso rosso che piace a Landini che ha “svenduto” la FIOM a Santoro per fargli da servizio d'ordine. Si è presentato con una striminzita cravatta rossa in camicia bianca, e ha parlato su come si potrebbero cambiare le politiche economiche e sociali di questo governo; su come si potrebbe migliorare il profitto e l'attivo delle aziende cambiando l'organizzazione del lavoro, non dicendo una sola parola contro il capitalismo e sulla necessità di cacciare Renzi.
A noi marxisti-leninisti invece piace davvero il rosso, da quasi mezzo secolo lo portiamo nelle piazze e lo sfoggiamo con orgoglio ad ogni manifestazione. E' il rosso del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, è il rosso della denuncia che ci ha visti per primi bollare Renzi come il nuovo Mussolini e della necessità di cacciarlo via al più presto con la lotta di classe e di massa. E' lo stesso rosso del cuore del proletariato, l'unica classe in grado di prendere in pugno la situazione, di guidare la rivoluzione per fare tabula rasa del capitalismo e instaurare il socialismo.

24 giugno 2015