Da parte dei ministri degli esteri dell'UE imperialista
Via libera alla guerra alla Libia
A luglio la prima parte del piano. L'Italia capofila
Senza l'approvazione dell'Onu

Il 19 giugno il Comitato politico e di difesa dei 28 Paesi della UE ha approvato all'unanimità il piano operativo della missione militare europea davanti alle coste libiche denominata Eunavfor Med per il “contrasto ai trafficanti di migranti” nel Mediterraneo. La decisione politica era già stata presa lo scorso 18 maggio nel vertice dei ministri degli Esteri e della Difesa, e il via ufficiale all'operazione è arrivato dalla riunione dei ministri degli Esteri del 22 giugno a Lussemburgo, che si sono limitati a ratificare senza ulteriori discussioni il piano operativo. Così come ha fatto senza problemi il Consiglio d'Europa dei capi di Stato e di governo del 25 giugno, dove invece non è stato ancora raggiunto uno straccio di accordo sul problema della distribuzione delle quote di migranti tra i vari Paesi.
Per i primi due mesi di avvio della missione aeronavale, che ha un mandato iniziale di un anno, sono stati stanziati 11,8 milioni di euro a partire da luglio. A guidarla sarà l'Italia, che ne ospiterà anche il quartier generale a Roma con a capo l'ammiraglio Enrico Credendino. Per il momento, oltre all'Italia, hanno già messo a disposizione le proprie navi militari la Francia, la Gran Bretagna, la Germania, la Spagna e la Grecia. La forza iniziale è composta da 5 navi, 2 sottomarini, 3 aerei da ricognizione, 2 droni, 3 elicotteri e circa un migliaio di soldati. Per l'Italia si parla dell'impiego della portaerei Cavour, con gli aerei Harrier a decollo verticale, e di alcuni corpi speciali.
La prima fase dell'operazione prevede il pattugliamento nelle acque internazionali davanti alla Libia e operazioni di “intelligence” in mare e sul suolo libico per raccogliere informazioni sulla rete dei trafficanti. Per la seconda fase, che prevede azioni di intercettazione e distruzione dei barconi anche nelle acque territoriali libiche, e più ancora per la terza fase, che prevede azioni di intervento a terra e di distruzione dei barconi nei porti della Libia, si attende il via libera di una risoluzione dell'Onu e il consenso delle autorità libiche, dato che sia il governo di Tripoli che quello di Tobruk hanno fatto sapere che considereranno atti di guerra qualsiasi azione entro le loro acque territoriali intrapresa senza il loro consenso. L'episodio accaduto poche ore dopo il varo della missione nel canale di Sicilia, dove una motovedetta libica ha sparato su un gommone di migranti provocando un morto e un ferito, suona come un sinistro avvertimento che non fa presagire nulla di buono a tale proposito.

Una missione di guerra in piena regola
Sulle regole di ingaggio, ossia su come avverranno gli abbordaggi e gli eventuali scontri con i trafficanti, è ancora mistero fitto. A questo proposito un diplomatico ha detto solo che il dislocamento delle forze sarà “il prossimo passo in termini di dettagli operativi”, e che il livello dei “danni collaterali considerati accettabili” sarà discusso dopo che la missione sarà stata avviata. I rappresentanti militari hanno voluto sottolineare comunque che “lo scopo principale (della missione, ndr) non è il salvataggio ma la lotta contro i trafficanti di esseri umani”. Dichiarazioni piuttosto inquietanti, queste, specie se lette alla luce dei documenti del Comitato militare dell'Unione europea (EUMC), datato 12 maggio 2015, pubblicati sul sito di WikiLeaks e rivelati parzialmente in precedenza anche dal quotidiano britannico Guardian, secondo cui non solo la missione Eunavfor prevede necessariamente vere e proprie azioni di guerra nelle acque e sul territorio della Libia, ma comporterà inevitabilmente anche molte perdite umane tra i migranti e i civili. Al punto che il comitato militare raccomandava ai governi della UE opportune misure di controllo dei media per prevenire il “potenziale impatto negativo di perdite di vite umane che possa essere attribuito, giustamente o ingiustamente, all'azione o alla non azione della forza UE”, nonché apposite campagne di propaganda al fine di “esaltare gli scopi dell'operazione e per facilitare la gestione delle aspettative”.
Tra l'altro il dislocamento immediato di una forza militare così poderosa, ma con compiti operativi e regole di ingaggio tanto nebulosi quanto inquietanti, a fronte invece della perdurante riluttanza della maggior parte dei Paesi UE ad accettare anche solo piccole quote dei migranti sbarcati i Italia, Grecia e Malta, getta un'ombra di ridicolo sulle dichiarazioni ipocrite dell'Alto rappresentante per la politica estera della UE, Federica Mogherini, secondo la quale “è la prima volta che l'Unione europea affronta il tema dell'immigrazione seriamente e con una decisione presa all'unanimità meno di due mesi dopo che il Consiglio europeo ci ha incaricati di varare la missione soprattutto per salvare vite umane”.
In realtà non sono certo le vite dei migranti che interessano ai governi della UE imperialista, ma al contrario creare subito una cintura militare per impedire la loro partenza dalla Libia. Lo ha ammesso implicitamente la stessa Mogherini, spiegando che “c'è un chiaro senso di urgenza” nel varare questa missione aeronavale, perché “come arriva l'estate più gente si mette in viaggio e noi vogliamo avere l'operazione in atto prima possibile, così da scoraggiare i trafficanti e le organizzazioni criminali”.
Successivamente, non appena si saranno create le condizioni internazionali e locali, la missione interverrà militarmente anche sul suolo libico: per bloccare il flusso dei disperati in fuga dai loro Paesi flagellati da guerre, malattie e fame, ma anche con l'inconfessabile intento di crearvi una testa di ponte per controllare il territorio e le sue ricchezze, nonché per condurre in prima persona la guerra allo Stato islamico, già presente nel Paese. É in questo quadro che il nuovo duce Matteo Renzi - avendo ottenuto la guida della missione con un accordo non scritto che prevede di accollare all'Italia la detenzione nei lager e il respingimento dei migranti “clandestini” - pensa di ritagliare uno spazio alla politica espansionista dell'imperialismo italiano nella sua ex colonia, seguendo le orme del suo modello Benito Mussolini.

L'allarme delle organizzazioni umanitarie
Non solo la missione Eunavfor non si propone affatto di salvare vite umane, come invece proclamano solennemente i governi della UE imperialista, ma c'è da aspettarsi che farà aumentare il numero delle vittime fra i migranti, che quest'anno ammontano già a 1.800 nel Mediterraneo. Ne sono convinte anche le organizzazioni umanitarie, che sottolineano che bombardare le vie di fuga della gente che scappa dalla Siria, dall'Eritrea e dall'Africa dell'Ovest, semplicemente porterà a più morti, al di là degli spot propagandistici.
“Una conseguenza implicita di questa missione è che potrebbe provocare anche più vittime”, ha dichiarato infatti Michael Diedring, segretario generale del Consiglio europeo dei rifugiati ed esiliati (ECRE): “Se ci sarà una diminuzione dei barconi – ha osservato - saranno ancor più stipati di gente. C'è anche la possibilità che data la situazione disperata in cui questa gente si trova, possa spingerla a costruirsi essa stessa dei battelli improvvisati”.
Diedring ha aggiunto che spesso i barconi appartengono ai pescatori locali e vengono noleggiati volta a volta da gruppi criminali di basso livello. Il loro riempimento all'ultimo momento può evitare la loro individuazione come trasporti di migranti. Se poi i migranti fossero nascosti nelle stive ci sarebbe il forte rischio che i barconi venissero colpiti con ancora i fuggitivi a bordo. “La soluzione per debellare il business dei trafficanti – ha concluso Diedring – è aumentare i canali legali di immigrazione. É un'ironia che per scappare da guerra e persecuzione la gente si trovi a doverne affrontare ancora di più”.
La missione di guerra europea preoccupa anche le organizzazioni culturali e umanitarie italiane. Il Consiglio italiano dei rifugiati (Cir), a proposito delle decisioni del Consiglio europeo, denuncia ad esempio che “l'unica cosa su cui sembra ci sia accordo è l'operazione Eunavfor Med per il contrasto ai migranti”. E che l'unico risultato della missione sarà che i migranti non avranno altra alternativa che le carceri libiche. Il Cir chiede invece un programma nazionale di reinserimento e la possibilità per i migranti di presentare la domanda di asilo alle ambasciate europee dai Paesi di origine e di transito.
“Ancora una volta l'Unione europea, con assoluto cinismo, interviene con la forza delle armi per affrontare nel modo peggiore una grande questione che riguarda la salvaguardia dei diritti umani a cominciare dal diritto di sopravvivenza”, aggiunge a sua volta l'Arci. Questa, sottolinea senza mezzi termini l'associazione, è “un'operazione che sa di neocolonialismo, che spiega meglio di tante parole qual è l'idea di Europa dei governi e dei burocrati europei. Il presidente del Consiglio Renzi ne elogia il senso di responsabilità, che è però francamente difficile intravedere sia nella scelta di questa operazione, sia nelle polemiche ancora non risolte sulla distribuzione dei profughi nei vari Paesi UE. Una vergogna senza fine”.

1 luglio 2015