Con Pizzo salgono a due gli assessori siciliani indagati
La giunta Crocetta perde pezzi e colleziona indagati
Con Lucia Borsellino diventano 35 gli assessori dimessisi dal suo insediamento meno di 3 anni fa. Arrestato per peculato e truffa il medico personale del governatore PD. Faida nel partito di Renzi
Crocetta vattene

Dal nostro corrispondente della Sicilia
Da un lato c'è la Sicilia che soffre per la mancanza di lavoro, l'emigrazione, le conseguenze della crisi economica, l'ulteriore contrazione dei commerci (-30% dopo il crollo della Palermo-Catania), dall'altro l'indecente conflitto tra gli apparati clientelari di una “maggioranza” attaccata unicamente al progetto politico di accaparrarsi più potere e fondi pubblici possibili. Dalla fine del 2012, quando il governatore Crocetta (PD) venne eletto, ad oggi si sono avvicendati 3 governi, 35 assessori dimessi, due indagati nel Crocetta ter, ben sei, oltre al governatore, nel primo esecutivo, alleanze mostruose, ripescaggi di filomafiosi e riciclaggi della peggiore feccia della politica DC ed MPA siciliana in un aggrovigliarsi di rapporti sempre meno accettabili agli occhi delle masse. Tutto, tranne la soluzione dei problemi siciliani, si è visto dietro l'ipocrita facciata di un governo “antimafioso”.
A fine giugno si è nuovamente aperta una crisi di governabilità, alimentata dalla sconfitta del PD alle comunali, contornata dall'arresto del chirurgo estetico personale di Crocetta e dalle inchieste che coinvolgono suoi assessori.
Sono ben tre, mentre scriviamo, gli assessori scappati davanti al disastro economico, sociale e politico che essi stessi, reggendo il gioco a Crocetta, hanno contribuito a determinare in Sicilia. Dando inizio ad un effetto domino, forse non ancora rientrato, nell'ultima settimana di giugno si dimette per primo l'assessore alla funzione pubblica Ettore Leotta, ex-magistrato amministrativo in pensione, nominato a gennaio 2015 su indicazione dell'UDC. La motivazione? Gli verrebbe difficile raggiungere Palermo da Siracusa, dove risiede, dopo il crollo della Palermo-Catania. Pochi gli credono. Leotta aveva sostituito l'ex-assessore Castronovo, sempre UDC, dimessasi a fine dicembre, anche lei per motivi “personali”. In realtà ci sarebbero inconciliabili interessi di tre apparati clientelari in feroce contesa: quello di Crocetta, che non ha mai nascosto di mirare a posizionare un suo pupiddo su quella poltrona; quello dell'UDC, che punta sull'assessorato che gestisce tutto il personale pubblico regionale per ricostituire parte del suo potere in Sicilia; quello del sistema renziano in ascesa, direttamente concorrente dell'UDC, che tramite il “commissario” del nuovo duce nel governo siciliano, l'assessore alle finanze Alessandro Baccei, tiene in mano le chiavi della spesa pubblica e interviene a gamba tesa sulle decisioni della Funzione pubblica in Sicilia.
Il governatore, con il piglio decisionista e antidemocratico che lo contraddistingue, infischiandosene delle “sensibilità” dei renziani non perde tempo a nominare al posto del dimissionario il segretario regionale dell'UDC Gianni Pistorio (ex DC, CCD ex-deputato regionale, assessore regionale alla Sanità, con il governo Cuffaro, cofondatore del MPA, braccio destro di Lombardo, senatore eletto con MPA, quindi UDC e segretario alla Presidenza del Senato). Stiamo parlando proprio dell'eminenza grigia di ben due governatori inquisiti per mafia, di colui che ad ottobre verrà ascoltato nell’ambito del processo per voto di scambio con l’aggravante mafiosa in corso al Tribunale di Catania nei confronti del fratello di Raffaele, Angelo Lombardo; Pistorio lo nominava Gaetano D’Aquino, collaboratore di giustizia e già killer del clan catanese dei Cappello, che possedeva una lista con “nomi, cognomi, indirizzi e date di nascita delle persone che andarono a votare” per il nuovo assessore di Crocetta. D'Aquino racconta come il noto politicante avesse personalmente rassicurato un usuraio catanese che gli avrebbe raccomandato il figlio “poiché aveva una carica nella sanità”.
Butta definitivamente la maschera di antimafioso il governatore. Le masse popolari siciliane se lo aspettavano. Il gioco non poteva durare a lungo. Era evidente ormai da mesi che Crocetta pur di rimanere attaccato alla poltrona aveva iniziato un pericolosissimo gioco di ripescaggi che lo avrebbe condotto ad una fine politica indecente.
La nomina di Pistorio apre una serie di contraddizioni. Salta sul seggiolone Antonio Caleca, assessore all'agricoltura. Si attacca all'onorabilità antimafiosa del governo: “Continuo a sognare una politica nuova, pulita e trasparente”, scrive, “per la Sicilia non ci rinuncio. Avverto un totale senso di estraneità di fronte ad incomprensibili ritorni al passato. Le mie dimissioni sono irrevocabili e con effetto immediato”. Da quale pulpito si potrebbe dire. E glielo dice persino Crocetta: “Caleca attacca Pistorio, ma nella sua Sicilia Democratica ci sono molti esponenti con storie simili”. Infatti l'assessore dimissionario Caleca, avvocato penalista dell'ex governatore Salvatore Cuffaro nel processo alle talpe nella DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) e legale dell'ex ministro DC Calogero Mannino nel processo abbreviato per la trattativa Stato-mafia, era anche lui espressione degli ex-MPA, di quell'area confluita in ex-Articolo 4 e ora in Sicilia Democratica (SD). Fu nominato su indicazione dell'appena deceduto Lino Leanza, il maggiore avversario politico di Pistorio. La verità è che Caleca avrebbe avuto in giunta il suo principale nemico senza avere più il suo padrino politico e avendo perso anche gli appoggi in SD. Crocetta lo avrebbe comunque dimesso a breve. Certo l'elemento che più stride in questa battaglia di correnti politiche borghesi è che intanto il governo non si è certo preoccupato di incidere sulla profonda crisi agricola che ormai attanaglia da anni la Sicilia. Per loro il significato di agricoltura coincide con una poltrona di governo.
Crocetta, ben contento che Caleca si sia tolto di mezzo, nomina l’attuale dirigente generale dell'assessorato, Sara Barresi, sgradita ad entrambe le correnti che si stanno attualmente scannando in SD dopo la morte del boss, aprendo così un altro fronte. Il nuovo assessore regionale in realtà governa da almeno un decennio il settore, gradita a tutti i governi che si sono succeduti e con legami in diverse aree politiche, non da trascurare quello con gli ex-MPA nelle cui liste si candidò la figlia.

Gli scandali e gli inquisiti
Ma è la volta della contraddizione che si apre con l'assessore alla Sanità, Lucia Borsellino, che, dopo i tagli micidiali che ha inflitto alle masse popolari siciliane, i punti nascita soppressi, gli scandali dei neonati morti, si accorge che in questo governo qualcosa non quadra. La sua decisione di dimettersi viene dopo la nomina di Pistorio e l'arresto di Matteo Tutino, primario di chirurgia plastica dell'ospedale palermitano Villa Sofia e medico personale del governatore. L’accusa per lui è di aver addebitato al sistema sanitario pubblico interventi di natura estetica. L'assessore lascia la giunta denunciando in una lettera “un calo di tensione morale” del governo a guida PD e lanciando una critica “all’antimafia di facciata”. Meglio tardi che mai, ci sarebbe da dire. Il PMLI lo diceva dal 2012 che il governo Crocetta non era certo antimafioso.
E mentre la giunta è nell'occhio del ciclone arriva un altro scandalo: due assessori (tra quelli in carica) sono inquisiti. Si tratta di Maurizio Croce, Territorio ed Ambiente, espresso dal Patto Democratici per le Riforme in Sicilia, formazione dell'ex-ministro Salvatore Cardinale, vicina ai renziani, indagato a Savona nell’ambito dell’inchiesta sulla centrale di Vado Ligure. Da componente della Commissione VIA del ministero dell'Ambiente, avrebbe autorizzato i lavori alle due centrali a carbone.
C'è poi Giovanni Pizzo, UDC, assessore alle Infrastrutture, indagato per bancarotta nell'ambito del fallimento della società che ha gestito una casa di cura privata.
Ma il governatore siciliano, Rosario Crocetta, in persona, l'ex ragioniere generale della Regione, Mariano Pisciotta, l'ex-magistrato Ingroia e sei assessori della prima giunta, sono indagati per abuso di ufficio in un'inchiesta che mira ad accertare se furono commesse violazioni nelle assunzioni fatte nella partecipata regionale Sicilia e Servizi di cui Ingroia è amministratore unico.

Il ruolo del PD nella crisi di governo
La contraddizione più esplosiva aperta dall'ingresso in giunta dell'UDC Pistorio è quella con i renziani. La nomina del politicante “puro” ha scatenato le pretese del movimento per l'azzeramento della giunta. Obbiettivo dei picciotti del nuovo duce è arrivare ad un governo “politico” che limiti lo strapotere decisionista del governatore e consegni parte dell'apparato clientelare di Crocetta nelle mani dei luogotenenti di Renzi prima delle prossime elezioni. Qualcuno sostiene che si possa andare al voto anticipatamente in Sicilia, nella primavera del 2016.
L'altissimo astensionismo alle ultime comunali, il crollo di voti, la perdita di roccaforti del PD, come Enna e Gela, hanno fatto sbattere la faccia al muro ai renziani, rendendo ancor più chiara a loro la necessità di consolidarsi, costruendo un sistema clientelare che inglobi o neutralizzi gli appartati clientelari di UDC ed MPA in Sicilia, quelli tenuti in vita da Crocetta per rimanere attaccato alla poltrona.
Non a caso la relazione tenuta dal segretario siciliano del PD, Fausto Raciti, durante il direttivo regionale del 4 luglio, è partita proprio dall’ultima tornata elettorale e si è concentrata a comprendere come il PD debba orientarsi verso la vittoria elettorale. Crocetta, “processato” e isolato durante il direttivo, responsabile per Raciti della perdita di Gela, sarebbe il principale ostacolo a nuovi progetti e nuove alleanze, come, ad esempio, quella con NCD che Raciti vorrebbe in giunta, insieme ad una maggiore rappresentatività delle diverse aree PD.
Non è ancora chiaro se Raciti riuscirà a ricomporre la violenta faida in seno al PD siciliano tra il governatore stesso e i renziani, guidati da Davide Faraone, che a più riprese hanno chiesto le dimissioni di Crocetta.
E' probabilmente in questo scontro che si inserisce la vicenda confusa dell'assessore Linda Vanchieri, espressione di Confindustria: “Mi dimetto...Non mi dimetto...Mi dimetto...Non mi dimetto”. Confindustria non ha ancora deciso con chi schierarsi nel PD siciliano per mantenere le sue prerogative in giunta e aspetta di vedere come si conclude il confronto tra Crocetta e Faraone.
Comunque vada a finire l'ennesima crisi di governo, le operazioni inciuciste e clientelari che hanno spostato sempre più a destra su basi filomafiose l'asse del governo e consentito al governatore di mantenere per quasi tre anni la poltrona sembrano essere arrivate al traguardo. Crocetta è ostaggio dei renziani e non può più muovere un passo senza scatenare le ire di qualche apparato clientelare.
Il rinnegato e traditore Crocetta abbarbicato alla poltrona, deve andarsene, ma non lo farà da sé. A cacciarlo può essere solo la mobilitazione di piazza che veda impegnate le masse lavoratrici, i pensionati, i disoccupati, i precari, gli studenti, i sindacati e i movimenti, le forze politiche, sociali, culturali e religiose antifasciste, antimafiose, democratiche e progressiste. La soluzione però non è certo sostituire a quello di Crocetta un altro apparato clientelare e tanto meno quello del novo duce, Renzi, maestro di Crocetta in arroganza antipopolare, decisionismo neofascista, strafottenza verso i problemi delle masse.
Le masse popolari siciliane devono alzare il tiro contro qualsiasi eventuale sintesi governativa venga trovata a questo scontro tra sciacalli istituzionali e, nel caso di dimissioni di Crocetta, adottare la proposta elettorale del PMLI, quella di astenersi e di costituire le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo fondate sulla democrazia diretta.

8 luglio 2015