Mattarella firma la legge senza batter ciglio
Il parlamento nero approva la “Buona scuola” del regime neofascista
La Camera approva un testo blindato e anticostituzionale. La legge è delegittimata anche dai numeri parlamentari, oltre che dalle proteste popolari. Nelle mani dei presidi poteri ricattatori su assunzioni e progressione di carriera. I precari falcidiati
Spazziamo via il governo del nuovo duce Renzi e la sua nera controriforma scolastica

Presenti 454 deputati. Votanti 450. Con 173 “No”, (contrari M5S, Forza Italia, Lega, Sel, Alternativa libera, Fratelli d'italia), 277 “Sì” (favorevoli PD, Area popolare (Ncd-Udc), Scelta civica, PI-Cd, PSI, Minoranze linguistiche) e 4 astenuti, la “Buona Scuola” del regime neofascista e piduista del nuovo duce Renzi è stata approvata definitivamente dalla Camera il 9 luglio.

Il dibattito parlamentare
La sostanza autoritaria, antipopolare, antistudentesca di una “riforma” eversiva dei diritti costituzionali, dei diritti dei lavoratori della scuola e degli studenti emerge già nell'arrogante e ricattatorio atteggiamento con cui Renzi la ha imposta, infischiandosene del parere contrario della quasi totalità dei protagonisti, dell'opposizione sindacale, del parere di costituzionalisti. Assente, peraltro, ogni tentativo di ricerca di un iter parlamentare che garantisse una maggiore discussione e condivisione: il 25 giugno è stata richiesta la fiducia al Senato e alla Camera, con il metodo dell'articolo unico, è stata impedita la possibilità di far votare emendamenti.
Il passaggio alla Camera della legge meno votata del governo Renzi certo ha messo in evidenza le fratture, sulle quali i quotidiani hanno speso litri di inchiostro, tra il governo e la minoranza PD. Il dato però particolarmente rilevante agli occhi delle masse è che tale “frattura” all'atto pratico si è risolta in un niente di fatto, mostrando che la “sinistra” del PD non è in grado di mettere un freno a un governo che ormai gioca al di fuori di ogni regola la sua pesante partita neofascista e piduista e che certo questi cagasotto non possono essere considerati come un punto di riferimento elettorale a “sinistra” del partito di Renzi.
Agli atti rimanga che decine di deputati della minoranza PD non hanno avuto neanche il coraggio di presentarsi in aula. Davanti alla votazione se la sono data a gambe, tra l'altro, Luigi Bersani, Rosy Bindi, Guglielmo Epifani, Roberto Speranza. Giovanni Cuperlo, Davide Zoggia.
Ci pare poi che il secondo elemento che si può mettere in evidenza è il disastro in cui versa un'”opposizione” parlamentare di carta che a “sinistra” e a destra, con un gioco di equilibri, assenze strategiche e fughe codarde, ha favorito l'approvazione della legge.
Infatti, se è vero che la maggioranza poteva contare su circa 395 voti, ma gliene sono mancati più o meno 120, all'”opposizione” che è composta da più o meno 235 deputati di voti ne sono mancanti, dunque, almeno una sessantina.
Grazie a queste assenze, il quorum per fare passare la legge sfascio della scuola italiana era di 226, cioè se ci si pensa, bastava appena il 35% dei 630 deputati della Camera a far passare la legge più contestata di Renzi. E in sostanza una legge osteggiata dalle masse è passata al Senato blindata da un voto di fiducia e alla Camera con una minoranza di votanti.
Ci si poteva aspettare ciò che è avvenuto nella destra piduista e filomafiosa del partito di Berlusconi, dove 4 “onorevoli” vicini a Denis Verdini, Luca D’Alessandro, Monica Faenzi, Vincenzo Folino, Giovanni Mottola e Massimo Parisi hanno votato a favore. Non può qui sfuggire il perfetto gioco di equilibri con i 5 deputati PD, capeggiati da Carlo Galli, che hanno votato contro: Angelo Capidicasa, Alfredo D'Attorre, Giuseppe Zappulla. L'aiuto dal partito di Berlusconi a Renzi peraltro è ben più consistente: sono 23 infatti i deputati di FI-PDL che non hanno partecipato al voto. Sempre per l'”opposizione” del gruppo Lega Nord e Autonomie non si sono presentati al voto in 6, tra cui il boss siciliano del partito di Salvini, Angelo Attaguile e ben in 4 deputati di FDI-AN della fascista Giorgia Meloni.
Forse meno prevedibili erano le diserzioni che hanno colpito duramente il gruppo M5S di Grillo. I pentastellati, che hanno pubblicato i nomi e i volti dei deputati pugliesi che si sono espressi a favore, con la tipica ipocrisia che li contraddistingue non riescono a contarsi in casa quei ben 17 dispersi su 90 deputati di cui dispongono. Cioè quel 18% dei deputati M5S che non ha partecipato al voto, contribuendo alla vittoria di Renzi.
Dei deputati di Alternativa Libera 4 non si sono presentati e uno si è astenuto. Di SEL in due non si sono presentati.

I contenuti della controriforma
Il nucleo fondamentale è la gestione dell'”Organico dell'autonomia” da parte del dirigente, ossia del preside. La legge, infatti, istituisce la chiamata diretta. Il dirigente scolastico sceglierà i docenti in base agli albi territoriali e potrà conferire e rinnovare loro un incarico triennale, purché la contrattualizzazione sia "in coerenza con il piano dell'offerta formativa". Dicitura questa dietro la quale il governo nasconde malamente l'obbiettivo di una scuola militarizzata e in camicia nera, dove prevarranno i rapporti servili di tipo clientelare e il ruolo dei sindacati verrà neutralizzato, dopo essere stato demonizzato negli ultimi mesi dagli interventi terroristici ed aggressivi del governo. Il dirigente potrà, peraltro, rescindere il contratto agli insegnanti che non hanno superato l'anno di prova.
In una visione aziendalista, privatistica, meritocratica ed efficientista della scuola, il corpo docente, ormai praticamente umiliato e gestito al di fuori delle regole contrattuali dovrà lavorare su un Piano di Offerta Formativa, non più approvato dai Collegi, ma da questi soltanto proposto ai Consigli d'Istituto che lo approvano.
Lo strumento ricattatorio in mano al dirigente-padrone sarà il comitato per la valutazione dei docenti. Era già stato previsto nel 1994 da Berlusconi, ma adesso oltre al dirigente, si aggiungono tre membri scelti dal Consiglio dei docenti e uno dal Consiglio d'istituto, due genitori e uno studente. Questo istituto giudicherà in maniera inappellabile il raggiungimento degli obbiettivi da parte dei docenti e assegnerà le premialità in denaro a non più dei 2/3 degli insegnanti.
Infischiandosene dei contratti di lavoro nazionali e delle disposizioni costituzionali, Renzi attribuisce al dirigente e al comitato di valutazione poteri che non gli competono. Pensa di governare la scuola consegnando ai dirigenti il manganello dei Comitati di valutazione e l'olio di ricino del rinnovo del contratto triennale.
Le fantastiche cifre sull'assunzione dei precari, sbandierate senza alcuna copertura economica, si rivelano un grande bluff. Alla fine del 2014 Renzi prometteva di assumere 150.000 precari. La “Buona scuola” invece è una falcidia di giovani lavoratrici e lavoratori. 100 mila sono gli insegnanti esclusi dalle assunzioni e non saranno stabilizzati gli Ata con almeno 36 mesi di servizio, se ne calcola un numero di 40mila mancanti, e anche le assunzioni sul sostegno rimangono al palo con 30 mila posti che rimarranno scoperti.
I sindacati denunciano che i 45mila lavoratori che saranno assunti a settembre copriranno solo i posti lasciati liberi da chi è andato in pensione. I nuovi ingressi, scatteranno solo dal 2016 e saranno 55mila. Tutti gli altri precari faranno il concorso.

Le proteste
Nei giorni della “discussione” parlamentare, in Piazza Montecitorio, coordinato dai sindacati e dalle associazioni di categoria si è tento un combattivo sit-in partecipato anche da studenti e famiglie. Alta la combattività antigovernativa e antistituzionale, evidenziata dalle durissime critiche a Renzi, ma anche al PD.
Il gruppo dei “Docenti che non voteranno PD” reggevano i cartelli “Mai più PD” e “Renzi mi ha rubato il futuro”. Tra gli striscioni, come “No alla 'Buona' Scuola di Renzi” e “Ritiro del DDL Renzi, decreto per l'assunzione dei precari”. Tanti i cartelli, come “No alla mala scuola di Renzi”, “Il governo ha tradito la scuola pubblica, la vuole uccidere” e “La legge è incostituzionale, Mattarella non firmare!”
L'appello del mondo della scuola al presidente della Repubblica, il democristiano Mattarella, come era prevedibile, è andato a vuoto. Il già membro della bicamerale golpista di D'Alema ha firmato la legge senza batter ciglio, così come aveva fatto con l'Italicum fascistissimum.
Dunque, è certo che occorrerà un referendum abrogativo, ma esso, per raggiungere l'obbiettivo che si porrà, avrà bisogno di una crescente mobilitazione di piazza. Tutte le sigle Cgil, Cisl, Uil, Snals, Cobas e Gilda, che annunciano una mobilitazione scuola per scuola alla ripresa autunnale, hanno il dovere di indire lo sciopero generale unitario di 8 ore di tutte le categorie per innalzare lo scontro e rispedire al mittente la nera controriforma della “Buona scuola”, insieme al Jobs Act, all'Italicum, che cancellano i diritti contrattuali e impongono all'Italia la camicia nera.
Le studentesse e gli studenti rivestono un ruolo fondamentale in questa battaglia. Vanno ringraziati per non aver abbandonato le piazze da Nord a Sud, inscenando forti proteste. Ne citiamo alcune per la loro carica antistituzionale e il loro valore politico. Ad Aosta l'Assemblea Studentesca Valdostana ha appeso davanti al palazzo della regione uno striscione con la scritta: "Marguerettaz vergognati, hai distrutto la scuola pubblica", rivolto al parlamentare Rudi Franco Marguerettaz, Gruppo Misto-Minoranze Linguistiche, che ha votato SI' alla legge Renzi “nonostante la scuola valdostana – ricordano gli studenti - sia decisamente contro questa riforma”.
A Roma gli studenti dell’UDS hanno imbavagliato statue di filosofi ed intellettuali, per rimarcare quanto l’approvazione della nuova legge sulla scuola zittisca il mondo dell’istruzione e della cultura, e al tempo stesso neghi il diritto allo studio.
A Palermo il 7 luglio decine di studenti del coordinamento Medi ha esposto, in un blitz nell'assessorato comunale alla scuola, uno striscione con scritto "No al ddl Buona Scuola. Studenti medi Palermo"
Dandosi appuntamento per un autunno di fuoco, gli studenti dichiarano che bloccheranno la scuola, boicotteremo i dispositivi di valutazione, creeranno nuovi organi di partecipazione.
Le studentesse e gli studenti più avanzati hanno capito che uno dei temi cruciali da contestare è la natura del governo della scuola, quella su cui Renzi è intervenuto con arrogante presunzione mettendo alla porta la componente studentesca. Noi chiediamo loro di valutare la linea scolastica ed universitaria del PMLI, che si basa sulla principale parola d'ordine di scuola e università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti. Perché gli studenti siano i veri e principali protagonisti della vita scolastica, le scuole non possono che appartenere a loro e loro le devono governare in nome e per conto del popolo. Il governo studentesco della scuola, obiettivo strategico che potrà essere raggiunto nel tempo tramite una dura lotta di massa, dovrà attuarsi attraverso l'istituzione di nuovi organi di governo scolastici in cui le studentesse e gli studenti siano la maggioranza e dispongano di poteri vincolanti. Ne devono far parte anche i rappresentanti degli insegnanti e del personale Ata, come minoranza. Tutti i membri devono essere eletti con voto palese dalle rispettive Assemblee generali che potranno revocarli se lo riterranno necessario. Le Assemblee generali devono ispirarsi ai principi della democrazia diretta.
Questa lotta va inserita nella strategia della lotta di classe contro il capitalismo per il socialismo e la conquista del potere politico da parte del proletariato. Solo così le scuole e le università saranno finalmente libere dagli interessi e dall'influenza culturale della borghesia e diventeranno un servizio goduto dal popolo e dal popolo controllato.
Intanto spazziamo via il governo del nuovo duce Renzi e la sua nera controriforma scolastica.

15 luglio 2015