Ci è arrivato anche Ingroia: "Questa Europa è irriformabile. Va azzerata"
Rodotà e Landini, come Tsipras, credono ancora alla Ue

 
Ragionando attorno agli esiti della vicenda greca, conclusa con l'accordo di Bruxelles del 13 luglio e la capitolazione di Alexis Tsipras, Antonio Ingroia è stato fra i pochissimi che ha tratto la logica conclusione: “Questa Europa è irriformabile. Va azzerata". Ci è arrivato anche lui in un articolo apparso su “Il Fatto quotidiano” il 16 luglio. Tanti altri, Maurizio Landini e Stefano Rodotà, come Tsipras, credono ancora all'Unione europea (Ue) imperialista.
"Chi sperava, come me, che si potesse aprire una breccia è rimasto deluso. Ma almeno è servito a capire che a questa Europa i popoli non possono più chiedere nulla. È stato tradito, temo definitivamente, il sogno dei padri fondatori dell`Unione Europea perché ormai, in questa Europa, non c'è più spazio per la giustizia e per l'eguaglianza (quando mai ci siano stati non si sa, ndr). Non c'è più spazio per l'emancipazione dei popoli dalla grande finanza", scrive Ingroia che riconosceva come in questa Europa "il volere del popolo non conta nulla". Il sogno "di un'Europa diversa, un'Europa dei popoli e dell'eguaglianza, è fallito e personalmente ormai stento a vedere margini di riforma dall`interno di questa Europa. Il sogno dell'Europa politica è, al momento, tramontato, e molte speranze sono state uccise", aggiunge Ingroia che non può non registrare la vittoria della "finanza delle lobby e delle grandi banche" prima di concludere: "se vogliamo una nuova Europa, se crediamo ancora in un'Europa dei popoli, questa Europa, l'Europa della dura realtà che ha umiliato il popolo greco, va combattuta. Per azzerarla, non per riformarla, ma per ricostruirne un'altra su altre fondamenta. Questa Europa è irriformabile e irredimibile. Credo che su questa amara verità bisogna riflettere per adeguare le strategie future".
A questa sia pure tardiva presa d'atto di Ingroia si rifiutavano di arrivare gli altri esponenti della "sinistra" borghese italiana come da Maurizio Landini e Stefano Rodotà che, in interviste contemporanee all'intervento di Ingroia, hanno riaffermato il loro credo nella Ue e continuano a seminare illusioni per un'”Altra Europa”.
Il segretario nazionale della Fiom dalla vicenda greca ricavava che "è come se si fosse rifondata l'Europa su un sistema di cambi fissi... con il rischio evidente non solo di produrre il brutto accordo per la Grecia ma la fine di un'Europa sociale che non sia fondata solo sulla moneta". A dire il vero l'Europa sociale l'ha vista solo Landini, e pochi altri con lui, che lamentava che "la socialdemocrazia è di fatto sparita, basti pensare alla Spd che pensa di appoggiare la Merkel alle prossime elezioni". Le sue conclusioni? Che "una stagione storica si è conclusa e a rischio vedo la stessa tenuta dell'Europa per come l'abbiamo conosciuta e pensata"; insomma tiene per la Ue. E nonostante il tradimento della volontà espressa del popolo greco nel No al referendum consumato con l'accettazione del diktat della UE imperialista, riafferma la sua simpatia per Tsipras.
"Non mi riconosco nell'Europa nata tra il 12 e il 13 luglio. Sembra che l'Unione abbia abbandonato l'ambizione di costruire il suo popolo" sosteneva Rodotà, nella cui penetrante analisi non chiariva però che tale ambizione non è mai uscita dai cassetti dei costruttori della Ue imperialista, è rimasta al massino in quella dei venditori di fumo della cosiddetta Europa sociale. Ma Rodotà non demordeva e pensava che il "grande progetto politico" dell'Europa unita sia ancora valido, anzi "serve più Europa politica" e resta "un'estrema speranza di riacchiappare un filo che appare ormai spezzato". Ma, stando alle sue parole, se la socialdemocrazia europea si è dissolta e siamo "entrati palesemente nell'area del partito unico europeo" a chi affidava Rodotà le sue speranze?. "Si scorgono forze che possano riprendere il cammino dei diritti sociali....ecc, ecc". L'inganno riparte da capo.

22 luglio 2015