Dopo 25 anni arriva la sentenza di primo grado per i 24 operai morti di tumore
11 manager Pirelli condannati per l'amianto killer

 
Sono lievi e irrogate con molto ritardo le condanne che i giudici della VI sezione penale del Tribunale di Milano, accogliendo la ricostruzione del pm Maurizio Ascione, hanno irrogato il 15 luglio nei confronti di 11 dirigenti delle due fabbriche milanesi di viale Sarca e di via Ripamonti di proprietà della Pirelli Tyre spa a seguito di un'inchiesta durata ben 25 anni.
Lo Stato borghese quando deve fronteggiare chi protesta lo fa in tutta fretta, mentre quando deve colpire i capitalisti e i suoi servi in giacca e cravatta lo fa col passo della lumaca e dopo interminabili battaglie legali. Tuttavia ora è chiaro anche alla giustizia borghese italiana che una squadra di assassini in giacca e cravatta, coscienti dei devastanti danni che l'amianto provocava e avrebbe provocato, hanno esposto tra gli anni Settanta e Ottanta centinaia di operai, dei quali 24 morti per tumore, alla lenta intossicazione da amianto, la cui pericolosità è conclamata dagli anni Cinquanta.
Noi che li abbiamo bollati come assassini, di operai e lavoratori, ora li vediamo condannati tutti per omicidio colposo.
Essi sono Ludovico Grandi, all’epoca Amministratore Delegato della Pirelli, condannato a 4 anni e 8 mesi, Gianfranco Bellingeri, ex Amministatore Delegato, condannato a 3 anni e 6 mesi, e gli allora membri del Consiglio di Amministrazione Luciano Isola, condannato a 7 anni e 8 mesi, Gavino Manca, condannato a 5 anni e 6 mesi, e Gabriele Battaglioli, Carlo Pedone, Roberto Picco, Omar Liberati e Armando Moroni, gli ultimi cinque tutti condannati a 3 anni.
Oltre ai nomi esposti ci sono altri due dirigenti che, se non ci fossero decine di operai morti di tumore, sembrerebbero il frutto di qualche scherzo di cattivo gusto o di una beffa del destino, in quanto condannati proprio per avere colposamente provocato una diffusa insorgenza di tumori: essi sono l'ex membro del Consiglio di Amministrazione Guido Veronesi (nonché fratello dell'oncologo Prof. Umberto Veronesi) e l'ex Amministratore Delegato Piero Serra (nonché ex presidente dell'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), entrambi condannati a 6 anni e 8 mesi.
La società Pirelli Tyre spa è stata inoltre condannata, in qualità di responsabile civile, al pagamento della somma provvisionale di 520.000 mila euro alle parti civili ammesse al processo (di cui 300.000 alla sola INAIL), comunque la maggior parte dei parenti delle vittime avevano già ricevuto un risarcimento fuori dibattimento e si erano ritirati da tempo dal processo.
Per alcuni imputati il Tribunale ha disposto l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.
La sentenza del Tribunale di Milano, essendo di primo grado, è ovviamente soggetta ad appello, e gli avvocati della Pirelli hanno già dichiarato di attendere le motivazioni per ricorrere alla Corte d'Appello.
Comunque l'esito del processo non era scontato, in quanto nelle scorse settimane altri processi a Milano con al centro morti di operai provocate dall'esposizione all'amianto, che avevano coinvolto ex dirigenti della centrale Enel di Turbigo e della Franco Tosi di Legnano, si erano invece conclusi con l'assoluzione di tutti gli imputati.
Gli operai della Pirelli, che si sono poi ammalati di forme tumorali gravi o sono morti per mesotelioma pleurico, secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica di Milano lavoravano dentro gli stabilimenti senza alcun sistema di protezione, con esposizioni massicce e ripetute all'amianto che negli anni successivi hanno causato le malattie e le morti.
Rimane comunque un dato di fondo non contestabile: è certo che gli 11 dirigenti, già tutti anziani, non sconteranno un solo giorno di galera sia per la loro età avanzata sia per i tempi lunghi (sicuramente ci vorranno alcuni anni per l'appello e la cassazione) previsti affinché le condanne risultino definitive, mentre già da tempo i controlli inefficienti che lo Stato borghese avrebbe dovuto garantire già all'epoca in cui gli operai lavoravano hanno ormai da tempo inflitto agli operai, gli unici che risultano a tutt'oggi realmente condannati, la pena di morte dopo torture e sofferenze durate anni.

22 luglio 2015