“Mafia capitale”
Carminati aveva rapporti con i servizi segreti
Dopo 12 anni spunta un dossier degli 007 sull'ex Nar ritenuto capo di “Mafia Capitale”

Sul criminale sodalizio fra il Campidoglio e la cupola di Mafia capitale si allunga sempre più inquietante l'ombra dei servizi segreti.
Accanto al corollario di tangenti, corruzione, appalti truccati, finanziamento illecito dei partiti parlamentari, ricettazione, trasferimento fraudolento di valori, false fatturazioni, estorsioni, ricatti e minacce, il 16 luglio è venuto alla luce anche un inquietante legame fra il boss di “Mafia Capitale”, ex terrorista dei Nar, Massimo Carminati e i servizi segreti.
Fino al 2003 e comunque per tutto il periodo in cui i servizi segreti si occuparono di terrorismo in riferimento al delitto di Marco Biagi e al sequestro di Abu Omar, gli agenti dell’allora Sismi (ora Aise) pedinarono Carminati e sulla base delle informazioni fornite da un collaboratore prepararono un dossier di 30 pagine sull'attività dell'ex Nar. Il rapporto fu poi consegnato al Sisde, oggi Aisi, e li è rimasto per ben 12 anni senza che nessuno si occupasse di verificare e approfondire le informazioni trascritte. Tant'è vero che il fascicolo, insabbiato per oltre un decennio nei cassetti dell'Aisi, è arrivato ai Pubblici ministeri (Pm) che indagano su “Mafia Capitale” solo dopo la prima raffica di arresti del 2 dicembre 2014. Ed è quantomeno singolare notare che il primo direttore del servizio dopo la riforma introdotta dalla legge n.124 del 3 agosto 2007 fosse proprio Franco Gabrielli che lo ha guidato dal 28 agosto 2007 al 15 giugno 2008; lo stesso Gabrielli che nei giorni scorsi in qualità di prefetto di Roma ha graziato la giunta Marino scaricando tutte le responsabilità di “Mafia Capitale” sui dirigenti capitolini corrotti.
Pochi mesi fa il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) si è finalmente deciso a chiedere ai servizi di tirare fuori tutto ciò che avevano su Carminati con la contestuale apertura di un’istruttoria per “fare chiarezza sui presunti rapporti tra l’ex terrorista nero e gli 007”.
Il dossier tra l'altro contiene importanti dettagli biografici di Carminati a cominciare dagli incontri a dir poco sospetti con due agenti di polizia presso il famigerato benzinaio di via Cassia a Roma a bordo di un'auto del Viminale poi rivelatosi il suo quartier generale. Nel fascicolo intitolato “Frate” si evidenziano anche molti motivi di “sospetto” circa l'alto tenore di vita ostentato dall’ex Nar che, pur risultando nullatenente guidava una Ferrari intestata ad un altro nullatenente e si parla anche della sua gestione di fatto del ristorante “Frate” sequestrato a gennaio e intestato al suo braccio militare Riccardo Brugia.
La firma dell’agente che ha redatto il dossier sottolineando l’importanza di inviarlo alle autorità competenti è illeggibile. Ma i commissari hanno notato che ai vertici della Prima divisione del Sismi allora guidato dal generale Nicolò Pollari, tra il 2003 e il 2004 c’erano due persone poi finite nell’inchiesta sul rapimento di Abu Omar: il generale Gustavo Pignero, prima (deceduto) e Marco Mancini poi. Entrambi venivano dai carabinieri, avevano esperienza di anticrimine e dunque erano sicuramente in grado di valutare l’importanza del documento realizzato dal loro agente.
Audito dal Copasir il 15 luglio, il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, ha detto che mancano “le prove di rapporti attuali” tra Carminati e gli 007. Però alcuni importanti riferimenti agli 007 ci sono già nell’ordinanza di arresto di dicembre in cui si evidenzia fra l'altro che Carminati si rapporta “in una posizione sovraordinata” anche “con esponenti dei servizi segreti”. Non solo. Agli atti c’è anche una conversazione dove Carminati parla di una missione in Libano, “mandato da qualcuno dei servizi, a fare attività varie”.
L’intercettazione è del 20 maggio 2013. L’ex Nar si lascia andare, parla di un viaggio in Libano, annotano i Ros in un’informativa del luglio 2014, “tra il 1980 e i primi mesi del 1981, al fianco di altri appartenenti ai Nar, unitisi alle forze falangiste cristiano-maronite che prendevano parte al conflitto tra le forze filo-israeliane (alle quali esse appartenevano) e lo schieramento filo-palestinese”.
I magistrati capitolini Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli che il 2 dicembre hanno ordinato l'arresto di Carminati al 41 bis in attesa del processo con rito immediato che dovrebbe iniziare il 5 novembre prossimo hanno l'occasione giusta in dibattimento per chiarire molti lati inquietanti di questa vicenda a cominciare dal perché i pedinamenti dei servizi si interrompono all'improvviso nel 2003? Cosa è successo veramente in quel periodo? Carminati era forse un “collaboratore esterno” dei servizi?

22 luglio 2015