L’accusa è di corruzione e turbativa d’asta
Indagato l’ex assessore al turismo Sommese (NCD) per aver favorito il clan dei Casalesi
Sotto inchiesta anche i sindaci di Riardo e Santa Maria Capua Vetere

 
Ad una settimana dalla vicenda giudiziaria che ha coinvolto, tra gli altri, il parlamentare di Forza Italia Sarro, la Direzione Distrettuale Antimafia ha aperto una inchiesta – con molta probabilità legata a quella precedente - che ha coinvolto nuovamente le istituzioni locali in camicia nera puntando il dito, ancora una volta, ai rapporti con il clan dei Casalesi nella gestione degli appalti pubblici in Campania. Tra gli indagati eccellenti spunta il nome di Pasquale Sommese (Ncd), assessore regionale al Personale e al Turismo uscente della giunta antipopolare Caldoro, già delfino del notabile DC De Mita, che dovrà rispondere dei reati di corruzione e turbativa d’asta con l’aggravante di aver agevolato il clan del boss Michele Zagaria, in particolare a favoritismi in appalti nella provincia di Napoli, Caserta e Benevento.
Coinvolti nell’indagine anche alcuni sindaci della provincia di Caserta, in particolare Nicola D’Ovidio, sindaco di Riardo, e Biagio Di Muro, sindaco di Santa Maria Capua Vetere, finiti nelle maglie dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dai sostituti Maurizio Giordano, Alessandro D’Alessio, Luigi Landolfi e Gloria Sanseverino. Secondo gli inquirenti sarebbe “emersa l’esistenza di un gruppo di persone che, avvalendosi di precisi collegamenti con gli appartenenti alla criminalità organizzata, con i politici locali e con i funzionari infedeli di talune municipalità casertane e napoletane, ha, quale obiettivo precipuo, il condizionamento e la successiva assegnazione, in favore di imprese compiacenti, di appalti pubblici”.
Ad inguaiare Sommese un appalto nel comune di Cicciano relativo a “lavori di ristrutturazione – dicono i pubblici ministeri – finalizzati al risparmio energetico e all’attrattività degli spazi necessari per incrementare le qualità delle infrastrutture scolastiche dell’istituto “Enrico Medi” del Comune di Cicciano”. L’ex assessore al Turismo è indicato come referente di due dei principali indagati, Guglielmo La Regina, amministratore della società “Archicons srl”, e Loredana Di Giovanni che, secondo gli inquirenti, sarebbe vicina al clan Zagaria e avrebbe avuto il compito di consegnare materialmente tangenti a sindaci e funzionari di enti pubblici per ottenere l’assegnazione di appalti a ditte amiche. Sommese, secondo l’ipotesi accusatoria, si sarebbe, per questo motivo, attivato per garantire il finanziamento con fondi regionali di opere pubbliche progettate dall’imprenditore La Regina. Nell’inchiesta, scattata il 19 luglio, i pubblici ministeri hanno disposto la perquisizione degli uffici della Regione Campania e dei sindaci in provincia di Caserta coinvolti dalle indagini. Per quanto riguarda i sindaci D’Ovidio e Di Muro, le tangenti sarebbero state versate a loro e a funzionari pubblici (arrestati) per costruire il "Polo della Cultura e della Legalità" nel Palazzo Teti Maffuccini a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Anche in questo caso Loredana Di Giovanni avrebbe avuto il compito di consegnare materialmente le tangenti, mentre referente per il clan dei Casalesi era un parente di Michele Zagaria, ossia Alessandro. Tra gli appalti finiti sotto la lente dei pubblici ministeri anticamorra vi è quello del Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano a Piedimonte Matese; i lavori di consolidamento del Castello Medievale di Riardo; i lavori del campo sportivo di Riardo; lavori al Parco delle Arti di Casoria. Nel caso della ristrutturazione del “Porte dei Parchi” nell’area nord di Caserta compare di nuovo il nome di Sommese relativo ad un appalto pilotato dal clan dei Casalesi.
Poco convincente la difesa dell’ex assessore regionale: “non ricordo nulla a proposito della vicenda in questione, peraltro mi sembra di capire che non si faccia riferimento a un mio coinvolgimento diretto quanto piuttosto a quello di un mio collaboratore”. Ancora una volta viene confermato che in Campania le istituzioni locali in camicia nera sono completamente immerse nel pantano della criminalità camorristica come dimostrano le ormai periodiche inchieste dell’antimafia.

29 luglio 2015