Dopo aver equiparato il comunismo al nazismo
Il governo fascista dell'Ucraina mette fuori legge i tre partiti che si richiamano al comunismo

Il ministro della Giustizia ucraino Pavel Petrenko firmava lo scorso 27 luglio tre decreti che mettono fuorilegge i partiti che si richiamano al comunismo, uno ciascuno contro il partito comunista d'Ucraina, il partito comunista rinnovato e il partito comunista dei lavoratori e dei contadini.
“In seguito all'approvazione delle leggi di decomunistizzazione - spiegava il ministro - è stata formata una commissione che ha passato un mese a controllare i tre partiti comunisti in Ucraina e in base alle conclusioni della commissione ho firmato i tre decreti confermando che le attività, la denominazione, i simboli, gli statuti e i programmi dei partiti comunisti non rispondevano ai requisiti della parte 2 dell'articolo 3 della legge 'Sulla condanna dei regimi totalitari comunista e nazionalsocialista in Ucraina e il divieto di propaganda dei loro simboli'”.
Una decisione che "calpesta le norme democratiche oltre ai valori ed agli atteggiamenti europei” denuciava il leader del partito comunista dell'Ucraina Pëtr Simonenko che respingeva la legge e annunciava la partecipazione della sua formazione alle prossime elezioni.
La liberticida decisione del governo fascita di Kiev è presentata come una semplice applicazione della legge varata lo scorso aprile dal parlamento e firmata il 15 maggio dal presidente Petro Poroshenko che equipara comunismo e nazismo e ne vieta la propaganda e l'esibizione dei simboli, puniti fino a 5 anni di carcere.
Leggi che sulla carta presentano l'ignobile e improponibile equiparazione tra comunismo e nazismo ma che al fondo hanno soprattutto un carattere anticomunista dato che non toccano le formazioni nazionaliste e naziste che appoggiano il regime di Kiev e i suoi esponenti nominati nelle istituzioni.
Lo conferma inoltre un'altra legge sullo "status giuridico e gli onori per i combattenti per l'indipendenza ucraina nel XX secolo" che è stata anche essa firmata da Poroshenko il 15 maggio e che riconosce ufficialmente il ruolo dei nazionalisti ucraini dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini (Oun) e dell'Esercito insurrezionale ucraino (Upa) quali combattenti "per l'indipendenza del Paese" mentre sono stati collaboratori attivi dell'occupazione nazista del paese. E nel commentare la firma dei tre decreti del ministro della Giustizia, il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale ucraino, Alexandr Turcinov, affermava che questo è “il giorno della giustizia storica” perché “qualsiasi partito comunista perde il diritto di partecipare ai processi politici e elettorali”. Le formazioni fasciste e naziste no.
La nuova legislazione è stata criticata persino dall'Osce, l'organizzazione europea per la sicurezza e la stabilità, perché metterebbe in pericolo la libertà di parola. Una posizione in linea con quella dell'Unione europea e degli Usa che a parte qualche formale distinguo sulla legge non mollano certo il loro sostegno al governo fascista di Kiev che sono riusciti finalemte a insediare con la rivolta di piazza Maitan una volta fallita l'operazione della cosiddetta ricoluzione arancione. Per sottrarre il paese al controllo dell'imperialismo russo, cui resta la difesa delle regioni separatiste dell'Est, possono passare sopra a questa e altre violazioni.
Come ha fatto l'amministrazione Obama che il 24 luglio ha stanziato a favore dei servizi di sicurezza ucraini un nuovo pacchetto di aiuti per un valore di 200 milioni di dollari da destinare ufficialmente a esercitazioni, equipaggiamenti leggeri e forniture di materiale sanitario.

2 settembre 2015