Contro i migranti e i profughi
L'Ue militarizza le frontiere
Nessun accordo sulle quote. L'Ungheria si blinda. La Germania e altri paesi sospendono Schenghen
Droni e navi da guerra per distruggere le barche dei migranti

 
Accordo unanime raggiunto dai 28 nel Consiglio Affari Generali, riunito a sempre a Bruxelles il 14 settembre, sul via libera formale per l'avvio della Fase 2 dell'operazione navale Eunavfor Med, quella partita con la decisione del vertice Ue del 22 giugno che istituiva una flotta nel Mediterraneo per intercettare le barche dei migranti e, nella Fase 3, la distruzione dei mezzi degli scafisti nei porti di partenza.
La proposta, annunciata lo scorso 5 settembre da una dichiarazione dell'Alto commissario alla politica estera e alla difesa della Ue, l'italiana Federica Mogherini, è passata senza discussione. Le operazioni della squadra navale guidata dall'ammiraglio italiano Enrico Credendino e composta dalla portaerei Cavour, un sottomarino italiano, una fregata e un rifornitore tedesco e una nave ausiliaria britannica sono previste entro i primi giorni di ottobre.
Alla flotta che la Ue vuol mettere in campo mancano ancora le navi promesse da Francia e Spagna, oltre ad aerei e elicotteri forniti da altri Paesi, ma nei primi due mesi di attività ha già svolto i compiti previsti nella Fase 1 raccogliendo informazioni sulle organizzazioni dei trafficanti; ha anche soccorso oltre 1.500 migranti raccolti a bordo di gommoni e barconi e diretti verso le coste italiane. Nella Fase 2 Eunavfor Med potrà usare la forza per intercettare le barche dei migranti e cercare di catturare i trafficanti; potrà cercare di intercettare i barconi vuoti in arrivo in Libia e affondarli in mare aperto. Le operazioni saranno condotte in mare aperto, fuori dalle acque territoriali libiche. Per il momento.
Dalla mezzanotte del 14 settembre in Ungheria è entrata in vigore la legge contro i clandestini che prevede 3 anni di carcere per chi entra illegalmente nel Paese e pene inferiori per chi danneggia la barriera di filo spinato costruita al confine serbo, una rete alta 4 metri e lunga 175 km finita di costruire il giorno precedente e presidiata dai soldati; 9 siriani e 7 afghani sono i primi profughi arrestati dal regime fascista di Orban che blinda il suo paese. La decisione del governo ungherese unita al fallimento della lunga trattativa sulle quote di rifugiati che ciascun paese europeo dovrebbe ospitare e alla decisione di dare il via all'uso di droni e navi da guerra per distruggere le barche dei migranti nel Mediterraneo dimostra che l'Unione europea (Ue) imperialista è solo in grado di militarizzare le frontiere contro migranti e profughi che tra l'altro ha contribuito a generare. Queste in sintesi le conclusioni del vertice dei ministri degli Interni dei 28 paesi Ue di Bruxelles del 14 settembre.
Il presidente della Commissione Ue, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, aveva il compito di definire un nuovo piano di ricollocazione di 120 mila rifugiati (a fronte di un numero che è già superiore) e di presentarlo al vertice per superare il blocco posto dai governi reazionari dei pesi dell'est e da quello inglese di Cameron che non ne vogliono nemmeno uno.
La discussione dei 28 a Bruxelles era un nuovo buco nell'acqua, l'unica intesa riguardava il collocamento di 26 mila migranti dall'Italia e 14 mila dalla Grecia, per le quote di distribuzione degli altri 120 mila i ministri degli Interni raggiungevano solo "un accordo di principio", sostenuto da una larga maggioranza di Stati ma non l'unanimità richiesta. Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca si tiravano fuori potendo usufruire di una clausola che glielo permette, Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia e Polonia puntavano i piedi per il no e l'intesa saltava. Tutto rimandato alla nuova riunione dell'8 ottobre, quando l'Ue potrà decidere di andare avanti con la maggioranza qualificata. In assenza di un accordo sulle quote di ricollocamento il pericolo per i rifugiati è quello di rimanere bloccati nei Paesi di transito, dall'Ungheria alla Repubblica Ceca, alla Slovacchia, o in quelli dove sbarcano, Grecia e Italia.
Nel frattempo alcuni paesi, Germania, Austria, Francia, Slovacchia e Olanda, annunciavano il ripristino provvisorio dei controllo alle frontiere, sospendendo gli accordi di Schenghen. L'Ungheria blindava il confine con la Serbia con l'impiego di migliaia di agenti e militari, polizia a cavallo, blindati e cani poliziotto e il sorvolo di elicotteri lungo il muro di filo spinato che segna adesso la frontiera.

16 settembre 2015