Pochi voti alle liste, compresa Syriza
Quasi metà del popolo greco diserta le urne
Tsipras governerà con un partito di destra per attuare il piano di lacrime e sangue imposto dalla Ue imperialista

 
La sera del 20 settembre in piazza a Atene a festaggiare la vittoria alle elezioni politiche Alexis Tsipras affermava che "questo è un mandato di quattro anni, la nostra è una vittoria del popolo. Il nuovo governo sarà un governo di lotta, pronto a dare battaglia per difendere i diritti del popolo". Il leader di Syriza e di nuovo capo dell'esecutivo aveva accanto a sé Panos Kammos, il leader della formazione di destra e anti-immigrati, il partito nazionalista dei greci indipendenti (Anel), suo vecchio e nuovo alleato di governo. Un partito di destra alleato in un governo che al di là dei proclami sarà di destra col compito di attuare il piano di lacrime e sangue voluto dall'Unione europea (Ue) imperialista che Tsipras ha accettato nonostante la maggioranza del popolo greco lo avesse bocciato nel referndum. Così come la maggioranza del popolo greco ha già bocciato l'esecutivo di Atene, delegittimato da quasi la metà dei quasi 10 milioni di elettori che hanno disertato le urne.
La diserzione del voto in Grecia ha raggiunto il record del 43,4%, la più alta dal 1946 quando non votarono il 47% degli elettori. Nelle ultime elezioni politiche, quelle del gennaio scorso, la diserzione era al 36,1%; era diminuita di quasi due punti rispetto alle elezioni del 2012 per effetto soprattutto delle sirene elettoraliste suonate con gran forza dalla formazione di Tsipras che sbandierava un cambiamento radicale rispetto i precedenti governi a guida socialista, di Nuova democrazia o di entrambi assieme. Illusioni cadute tanto che il 20 settembre la diserzione è cresciuta di ben il 7,3% e fa registrare un largo dissenso verso il "vincitore" Tsipras. Che si era preoccupato soprattutto di far fuori l'opposizione interna a Syriza che in agosto, dopo il voto finale sul memorandum europeo, aveva tolto di fatto la maggioranza all'esecutivo dopo aver condiviso quasi tutte le precedenti mosse di Tsipras.
Dai risultati ufficiali diffusi dal ministero degli Interni risulta che Syriza ha ottenuto il 35,47% dei voti validi e guadagnato 145 seggi, Anel il 3,69% e 10 seggi; insieme hanno la maggioranza in parlamento con 155 seggi; la destra di Nuova Democrazia ha ottenuto il 28,09% e 75 seggi, i neonazisti dl Alba Dorata il 6,99% e 18 seggi, i socialisti del Pasok assieme al partito di "sinistra" Dimar hanno avuto il 6,28% e 17 seggi, i comunisti revisionisti del Kke il 5,55% e 15 seggi, il partito di "centro sinistra" To Potami il 4,09% e 11 seggi; l'ultima formazione che ha suprato la soglia del 3% per entrare in parlamento è stata l'Unione Centrista che ha ottenuto il 3,43% e 9 seggi. Fuori la formazione messa in piedi dai "dissidenti" di Syriza che col partito Unione Popolare si sono fermati al 2,86% dei voti validi.
In termini di percentuali di voto e di seggi in parlamento le differenze rispetto al voto dello scorso gennaio sono minime. Le percentuali dei principali partiti variano attorno al più o meno 1%; la coalizione di governo registra perdite minime, 4 deputati in meno Syriza e 3 in meno Anel, i socialisti del Pasok prendono 4 seggi in più mentre la contigua formazione di Ta potami ne perde 6. Il maggior guadagno lo ha l'Unione centrista che supera la soglia di sbarramento e ottiene 9 seggi.
La crescita della diserzione delle urne si fa invece sentire e come sul numero dei consensi ottenuti. Il caso più evidente è la perdita da parte di Syriza di circa 320 mila consensi dei 2,2 milioni di gennaio; Unità popolare ne ha reastrellati solo circa 155 mila. Gli alleati di governo di Anel che avebbero perso solo 3 seggi e poco più dell'1% dei voti validi in realtà hanno perso quasi un terzo di consensi. Anche Nuova democrazia perde quasi 200 mila voti, i nazisti di Alba dorata circa 8 mila.
Tra i primi a congratularsi con Tsipras è stato il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, che in un tweet al vincitore delle elezioni scriveva di "aspettarsi la rapida formazione di un nuovo governo con un mandato forte per proseguire nel processo di riforma" definito a Bruxelles. Può stare tranquillo il fantomatico "governo di lotta" che aprirà "una nuova era di riforme" annunciato da Tsipras è proprio quello che si propone di fare.

23 settembre 2015