Divisa sulla ricollocazione di 120 mila profughi
L'Ue imperialista blinda le frontiere
Varata la guardia di frontiera per fermare i profughi

 
"L'attuale caos alle nostre frontiere esterne deve finire. Tutti sono d'accordo sulla necessità di recuperare il controllo dei nostri confini", affermava il presidente del consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, il 24 settembre al termine del vertice straordinario di Bruxelles dell'Unione europea (Ue); "l'ondata più grande di profughi deve ancora arrivare", spiegava ed "è chiaro a tutti che non possiamo continuare come prima con porte e finestre aperte (sic!!)". Un discorso che chiaramente indicava che la priorità dei 28 non era certo il soccorso ai profughi ma la costruzione di nuovi muri per il controllo delle frontiere. Frontiere blindate e il più possibile presidiate, sia quelle marittime che quelle terrestri con una costituenda guardia di frontiera.
Il vertice Ue decideva di stanziare un miliardo di euro per sostenere le agenzie Onu che in Medio Oriente stanno aiutando i profughi siriani, quali World Food Programme e l'Unhcr. Un regalo che non ha nulla di umanitario considerando che lo scopo principale del contributo è quello di tenere i profughi siriani nei campi allestiti nei pressi delle frontiere del paese, "così sono più vicini al loro Paese, piuttosto che venire fino a qui in Europa" spiegava il presidente francese Francois Hollande.
Altra decisione del vertice la creazione dei cosiddetti hotspot, il nuovo nome dato ai centri di accoglienza, registrazione e smistamento dei profughi nei paesi di frontiera, primi fra tutti Italia e Grecia. Questi centri saranno operativi "entro fine novembre", annunciava Tusk perché l'Ue ha la necessità sempre più urgente di distinguere tra i profughi in fuga dalle zone di guerra, da accogliere, e i cosiddetti "migranti economici", in fuga dalla povertà e da respingere.
Secondo la cancelliera Angela Merkel anche la "Bulgaria pur non facendo parte di Schengen ha sottolineato di avere una frontiera esterna con la Turchia, noi siamo aperti, quindi se la Bulgaria lo vuole può avere hotspot e lo stesso trattamento di Grecia e Italia" per i rifugiati. Piuttosto che il confine sigillato dal filo spinato come quello dell'Ungheria del fascista Viktor Orban meglio attrezzare dei campi dove contenere il flusso dei profughi e cercare di respingere subito i "non aventi diritto" all'ospitalità. E meno male che poco prima aveva recitato il consueto mantra dei paesi che si docono disposti all'accoglienza dei profughi affermando che "i muri non sono la soluzione".
Le basi per le conclusioni del vertice straordinario europeo erano state poste il giorno precedente dal vertice dei ministri degli Interni dei 28, tenutosi sempre a Bruxelles dove la proposta della Commissione europea era passata con un voto a maggioranza, con Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia e Romania contrari e la Finlandia astenuta; la Polonia, che fino al giorno prima faceva parte del fronte del no, votava a favore. La proposta della Commissione europea prevedeva che tutti i paesi si dovranno dividere la quota di 120 mila profughi secondo una tabella fissata dalla stessa Commissione; quegli Stati che dichiareranno di poter accogliere, per motivi giustificati e verificabili, un numero inferiore a quello stabilito avranno la possibilità di vedersi ridurre del 30% la quota prevista ma solo per il primo anno. In ogni caso non sono previste sanzioni per chi rifiuta di fare la sua parte, come la Slovacchia che ha annunciato il ricorso alla Corte di giustizia europea; Ungheria, Romania e Repubblica Ceca, accettavano la decisione a maggioranza.
"Abbiamo Schengen, che è un accordo firmato da tutti che dice chiaramente come fare a difendere le frontiere. Se non seguiamo le regole, tutta l’Ue piomba nel caos", affermava il fascista Orban che non aveva difficoltà a trovare un accordo coi colleghi imperialisti per "difendere" le frontiere. Gli hotspot certo non bastavano e il vertice discuteva la possibilità di creare una forza da dislocare lungo i confini terrestri e marittimi dell’Unione già presidiati nel Mediterraneo dall'operazione Frontex. Lo annunciava il commissario all’Immigrazione, il greco Dimitri Avramopoulos, che indicava la fine dell'anno come il termine temporale per la creazione di un sistema "operativo ed efficace" di guardia di frontiera e costiera europea.

30 settembre 2015