Renzi “compra” il plurinquisito Verdini
Gli serve per la controriforma del Senato

“Naturalmente, è un guaio se i voti dei verdiniani sono decisivi sui nostri provvedimenti. Sono un guaio però anche i parlamentari del PD che votano no o escono dall'aula. Lo fanno di continuo”. In questa risposta sorniona di Renzi ai brontolii della sinistra PD sta tutto il senso dell'addio a Forza Italia che Denis Verdini, ex coordinatore nazionale e tessitore del patto del Nazareno per conto di Berlusconi, ha annunciato il 23 luglio, con il proposito dichiarato di creare un proprio gruppo al Senato per aiutare Renzi a far passare la sua controriforma costituzionale. E con la prospettiva, anche se puramente teorica per il momento, di confluire nel Partito della nazione renziano, se un giorno il progetto del leader PD dovesse davvero realizzarsi.
“Spero di essere su scherzi a parte”, aveva borbottato infatti Bersani sull'ipotesi, tutt'altro che respinta da Renzi, di sostituzione dei suoi voti con quelli di Verdini sulla controriforma del Senato, per non parlare dell'ipotesi di ritrovarsi un giorno in compagnia dell'ex plenipotenziario di Berlusconi nello stesso partito: un plurinquisito che proprio nel giorno in cui ha annunciato l'addio a Berlusconi per mettersi a disposizione di Renzi ha ricevuto dal giudice per le udienze preliminari di Firenze il suo quinto avviso di rinvio a giudizio in un anno, per un altro caso di bancarotta fraudolenta.
Eppure è proprio questa l'operazione politica messa in moto con la mini scissione di Verdini: sostenere con le sue truppe, per adesso dall'esterno, il governo e le “riforme” del suo amico Matteo, nello spirito del patto del Nazareno che per lui non è mai morto.
E di sicuro Verdini si sentiva ormai emarginato in FI, dopo l'esito disastroso della partita del Quirinale, con la rottura più o meno ufficiale del patto del Nazareno e il sopravvento preso dal cosiddetto “cerchio magico” intorno al capo, soprattutto dal trio femminile Deborah Bergamini, Maria Rosaria Rossi e Francesca Pascale: “Io continuo a volerti bene, presidente, ma lascio perché non posso prendere ordine da tre ragazzine”, avrebbe detto infatti Verdini annunciando l'addio a Berlusconi.

Operazione Alpa
In effetti sulla sua decisione avrà sicuramente pesato anche il fatto che ad organizzare la campagna per le ultime regionali in Toscana sia stata mandata proprio la Bergamini, e che lei non abbia messo in lista nemmeno uno dei suoi uomini. Sta di fatto che con una decina di senatori a lui fedeli ha messo in piedi un nuovo gruppo parlamentare al Senato, denominato Alpa (Alleanza liberal popolare autonomie). Ne fanno parte due suoi fedelissimi toscani, un paio di ex fittiani e altri cinque provenienti da Gal, tra cui Lucio Barani e Vincenzo D'Anna. Alla Camera ce ne sono altri sette confluiti nel gruppo misto. A costoro si sono aggiunti di recente altri 5 parlamentari come Saverio Romano, Peppe Rivolo e Pino Colati. Non sono molti, ma per Renzi, se dovesse andare alla resa dei conti con la minoranza sulla controriforma del Senato, sono pur sempre voti preziosi, e potrebbero addirittura risultare decisivi.
Di sicuro il nuovo duce non ci sputa sopra, tutt'altro. Lo ha detto chiaro e tondo e una volta per tutte al suo pennivendolo preferito, Aldo Cazzullo, con un'intervista aI Corriere della Sera del 30 agosto, in cui alla domanda se i voti di Verdini non lo imbarazzerebbero, ha risposto con supponenza: “E perché? Il gruppo di Verdini ha già votato le riforme al primo giro. Mi stupirei del contrario. La mia minoranza firma gli emendamenti con Calderoli e Salvini, Grillo e Brunetta; e dovrei imbarazzarmi per il voto di chi ha già sostenuto questa riforma? Dovrei chiedergli: scusa, Verdini, stavolta puoi votare contro se no quelli della mia minoranza ci rimangono male”?
Fermo restando che non è nemmeno escluso che al momento cruciale anche Forza Italia finisca per dargli i voti, nel caso la controriforma rischiasse seriamente la bocciatura. I segnali di disponibilità in questo senso non mancano da parte di Romani, Toti e Bergamini, che però la subordinano all'accoglimento di alcune condizioni, come l'elezione diretta dei senatori (chiesta anche dalla minoranza PD) e la modifica all'Italicum con il premio di coalizione anziché di lista. Solo che su queste richieste la chiusura di Renzi e della Boschi è totale. E anzi il nuovo duce continua a ripetere con arroganza di avere “i numeri” in Senato per farcela anche senza i voti della sinistra PD e di FI. E in questi “numeri”, evidentemente, vengono contati anche quelli di Verdini.

Continuare lo spirito del Nazareno
Ma Verdini potrebbe essere ancora una volta il ponte adatto tra Renzi e Berlusconi per riesumare il patto del Nazareno per far passare la controriforma del Senato, specialmente ora che i due si sono spartiti d'amore e d'accordo la Rai e si sono perfino telefonati per accordarsi direttamente tra loro sulla nomina della Maggioni a presidente del Cda. Che questa sia pur sempre la missione di Verdini lo ha ribadito anche suo figlio Tommaso, specificando a proposito del nuovo gruppo parlamentare del padre: “Quello che nasce è semplicemente la continuazione dello spirito del Nazareno. Non sarà un nuovo Ncd o un nuovo Fli”. Sotto questa luce l'operazione verdiniana potrebbe anche avere il consenso non dichiarato di Berlusconi, per continuare a trescare col leader PD senza esporsi in prima persona e per aggirare i veti interni degli anti-Nazareno alla Brunetta e quelli esterni di Salvini. D'altra parte questo ruolo di sensale tra Renzi e Berlusconi il plurinquisito toscano non lo ha mai cessato fin da quando, ancora presidente della Provincia, lo presentò per la prima volta a Berlusconi in visita a Firenze dicendogli: “Silvio, c'è una persona che devi assolutamente conoscere. Non è dei nostri ma è bravo”.
In ogni caso Verdini è un personaggio troppo ingombrante perché ambedue possano ignorarlo, come ha ricordato con questa allusione il senatore verdiniano Vincenzo D'Anna: “Se parlasse Verdini potremmo scoprire che qualcuno ha fatto il ministro perché era una bella ragazza o era funzionale al raggiungimento di determinati scopi da parte di Berlusconi. Verdini conosce vita morte e miracoli di tutta l'attuale classe dirigente del centrodestra. Quindi, non c'è nessuno, a cominciare da Berlusconi, che si possa permettere il lusso o di insolentirlo o di attaccarlo. Renzi? C'è una vecchia conoscenza tra Denis Verdini e il premier, perché da giovanotti si frequentavano, visto che il papà di Renzi è amico di Verdini”.

30 settembre 2015