Scambi di favori e consulenze tra Silvana Saguto e l'amministratore dei patrimoni confiscati
Indagati per corruzione il presidente e tre giudici dei beni mafiosi confiscati
Alla faccia della lotta alla mafia

Nell'Italia del nuovo Mussolini Renzi la mafia, la corruzione e il malaffare la fanno così tanto da padrone da coinvolgere in prima persona persino il presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto, e altri tre giudici della sua sezione che invece di lottare contro la mafia sono finiti tutti inchiesta per corruzione, induzione e abuso d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla procura di Caltanissetta inerente la torbida gestione dei beni sequestrati ai boss mafiosi.
Dal 9 settembre la Saguto è sotto inchiesta per corruzione, induzione e abuso d'ufficio. E con lei risultano indagati anche l'avvocato Gaetano Cappellano Seminara, titolare di uno studio a cui è affidata la gestione di diverse aziende confiscate, e il marito del giudice, l'ingegnere Lorenzo Caramma, che in passato ha avuto rapporti di consulenza con il legale.
Oltre alla Saguto che ha lasciato il suo incarico sostituita da Mario Fontana, l'inchiesta coinvolge il presidente di Sezione ed ex consigliere togato del Csm, Tommaso Virga, indagato per induzione alla concussione, il sostituto procuratore Dario Scaletta (presunta rivelazione di segreto d'ufficio) e Lorenzo Chairomonte, giudice della Sezione diretta dalla Saguto (abuso d'ufficio). Come riporta il quotidiano "Il Messaggero", Virga è sospettato di avere favorito un procedimento disciplinare a carico della Saguto la quale avrebbe garantito la nomina del figlio di Virga, Walter ad amministratore giudiziario dei beni sequestrati agli eredi di Vincenzo Rappa. Scaletta avrebbe invece rivelato a due giudici della sezione della Saguto notizie sull'inchiesta.
Uno dei due giudici, Chiaromonte avrebbe deciso sulla gestione di beni da 10 milioni di euro sequestrati al mafioso Luigi Salerno "malgrado l'amministratore giudiziario fosse una persona a lui molto vicina".
"Questi atti istruttori – si legge in una nota diffusa dalla procura di Caltanissetta - sono stati compiuti per acquisire elementi di riscontro in ordine a fatti di corruzione, induzione, abuso d'ufficio, nonché delitti a questi strumentalmente o finalisticamente connessi, compiuti dalla Presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo nell'applicazione delle norme relative alla gestione dei patrimoni sottoposti a sequestro di prevenzione, con il concorso di amministratori giudiziari e di propri familiari".
Alla Saguto gli inquirenti contestano in particolare di aver trasformato la gestione dei beni sequestrati in un “affare di famiglia”: in cambio dei tantissimi incarichi, sostengono i Pm, Cappellano Seminara sarebbe stato molto generoso con la famiglia Saguto. In dieci anni, ha sborsato più di 750 mila euro di consulenze al marito del giudice. E avrebbe organizzato persino la festa di laurea del figlio, attraverso un amico docente universitario, Carmelo Provenzano, destinatario di altri incarichi, adesso anche lui indagato. Mentre un altro figlio della Saguto, affermato chef, è stato assunto all’Hotel Brunaccini, l’albergo della famiglia Cappellano Seminara.
Accertamenti sull'attività della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo sono stati avviati anche dal presidente dello stesso Tribunale, Salvatore Di Vitale che gestisce un patrimonio di circa 30 miliardi di euro con beni concentrati per il 43 per cento in Sicilia e in gran parte nella provincia di Palermo.
L'inchiesta scaturisce da alcune denunce pubbliche su un giro di affidamenti dei beni a pochi professionisti che ne avrebbero ricavato "parcelle d'oro" come tra la'ltro ebbe modo di denunciare nel gennaio 2014 anche il prefetto Giuseppe Caruso, a quel tempo direttore dell'Agenzia dei beni confiscati, che davanti alla commissione parlamentare antimafia sollevò pesanti dubbi sull' affidamento degli incarichi di gestione. Aveva citato soprattutto il caso della "Immobiliare Strasburgo" confiscata al costruttore Vincenzo Piazza che da diversi anni era gestita dall'avvocato Gaetano Cappellano Seminara. Secondo l'ex direttore dell'Agenzia, il legale aveva percepito una "parcella d'oro" di 7 milioni di euro come amministratore giudiziario. Altri 150 mila euro li aveva incassati come presidente del consiglio di amministrazione. "Vi pare normale che il controllore e il controllato siano la stessa persona?" aveva sottolineato Caruso.
Anche Saguto era stata ascoltata dalla Commissione davanti alla quale aveva assicurato che la gestione dei beni confiscati a Palermo era improntata alla massima correttezza. E la presidente Rosy Bindi alla fine aveva detto che non c'erano elementi tali da "inficiare condotte delle singole persone". Sic!

30 settembre 2015