Su iniziativa del Ncd di Alfano
Il governo resuscita il Ponte di Messina
Il movimento No Ponte sul piede di guerra
Dal nostro corrispondente della Sicilia

“Voglio provare davvero a vedere se si può fare” ha dichiarato il nuovo duce Renzi, riferendosi al Ponte sullo Stretto. Infischiandosene delle tante di ricerche scientifiche sulla non fattibilità della mostruosa opera, sulla sua pericolosità e inutilità, sul devastante impatto ambientale e sui costi esorbitanti. Del resto, non c'era dubbio che il governo dei devastatori e avvelenatori del territorio e dei mari italiani tirasse nuovamente fuori la questione, congelata dal governo Monti, con l'ingannatoria dicitura “non prioritario”.
Il mostruoso progetto tanto caro alla borghesia mafiosa calabrese e siciliana soprattutto, è stato da sempre difeso a spada tratta dal ministro dell'interno, il boss agrigentino Angelino Alfano, NCD. E' proprio su iniziativa della banda parlamentare degli alfaniani che, a fine settembre, il parlamento nero ha approvato una mozione che scongela il progetto. L'occasione viene data dalla discussione sulla Salerno-Reggio Calabria, l'incompiuta che ha fatto sprofondare la credibilità delle istituzioni borghesi a proposito di infrastrutture nel Sud.
Le mozioni di Forza Italia e di NCD-AP (il gruppo che raccoglie NCD e UDC) chiedevano di andare avanti con il ponte. Gli altri gruppi parlamentari erano formalmente contro. Ci ha pensato il sottosegretario alle Infrastrutture, Umberto Del Basso De Caro, PD, su indicazione del governo, a trovare l'escamotage truffaldino, suggerendo la riformulazione di un’analoga mozione di Ncd. “Penso – dice in aula - che la riformulazione alla quale si potrebbe pervenire sia quella che impegna il governo ‘a valutare l’opportunità di una riconsiderazione del progetto del Ponte sullo Stretto come infrastruttura ferroviaria'”.
Detto fatto, il gruppo di NCD propone al governo una riformulazione del progetto, trasformandolo in infrastruttura ferroviaria. La mozione raccoglie anche i voti del PD e viene approvata con 289 voti a favore e solo 98 contrari.
E così il governo Renzi, dopo aver ridotto al lumicino i passaggi di treni sui traghetti tra Calabria e Sicilia (oggi ne passano solo 4 al giorno) ora pensa di costruire un ponte per far passare 400 treni al giorno.
Si tratta di un insulto alle masse popolari siciliane e calabresi, cui è negato il diritto alla mobilità e alla sicurezza nei trasporti a causa di reti ferroviarie antiche e fatiscenti, dove i treni si spostano ancora sul binario unico spesso non elettrificato, dove i ponti crollano, i cavalcavia si sbriciolano e, quando piove un po' più del normale, le strade si trasformano in fiumi di fango che travolgono persone e cose. Dove vanno in queste condizioni 400 treni al giorno? Non passerebbero certo sui viadotti siciliani. Ma di che sta parlando questo governo sciagurato, bugiardo e criminale?
La Rete “No Ponte” si riorganizza minacciando di scendere in piazza, bloccare la città di Messina. Il PMLI appoggia la mobilitazione e condanna questo proditorio colpo di mano del governo Renzi. Noi chiediamo che il megaprogetto speculativo del Ponte venga cancellato, che la Società dello Stretto Spa venga sciolta e che lo Stato non paghi alcuna penale alle imprese aggiudicatrici dell'appalto. Inoltre chiediamo che piuttosto il governo si impegni a potenziare e modernizzare i trasporti ferroviari e marittimi della Sicilia e della Calabria, ad incentivare gli interventi contro il dissesto idrogeologico, a mettere in sicurezza le infrastrutture esistenti.
In ogni caso questo colpo di mano è perfettamente in linea con le recenti leggi di devastazione del territorio, imposte da un governo che è il peggiore del dopoguerra riguardo ai problemi riguardanti la salvaguardia e la protezione delle risorse naturali in Italia, fino a rasentare il crimine ecologico, quando si tratta di questioni come il Ponte, Il TAV, le trivellazioni, l'assenza di interventi sul dissesto idrogeologico.
Non c'è nulla per il Sud in ogni caso, solo progetti speculativi per rimpinguare le tasche della mafia e delle varie criminalità organizzate. Per bloccare tutto questo il passaggio inevitabile è costringere Renzi e il suo governo alle dimissioni.
 

7 ottobre 2015