Coi discorsi all'Onu e al Congresso Usa
Papa Bergoglio dà la linea alla “sinistra” borghese e non dice una sola parola contro l'imperialismo e le guerre imperialiste in atto

Il discorso tenuto il 25 settembre all'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha offerto a papa Bergoglio l'occasione per dare una risonanza mondiale ai temi epocali del degrado ambientale, dell'esclusione sociale e delle guerre e alle soluzioni proposte dalla chiesa cattolica, così come delineato nella recente enciclica “Laudato Si' - Sulla cura della Casa Comune”.
Fin dall'inizio del discorso, nello spirito del documento vaticano, ha richiamato infatti le istituzioni internazionali a “limitare qualsiasi sorta di abuso o usura” ai danni dei Paesi in via di sviluppo e per evitare “l'asfissiante sottomissione di tali Paesi a sistemi creditizi” che creano “maggiore povertà, esclusione e dipendenza” nelle popolazioni. E ha esortato in particolare l'Onu, nello spirito della sua Carta costitutiva, ad assicurare e promuovere la “sovranità del diritto, sapendo che la giustizia è requisito indispensabile per realizzare l'ideale della fraternità universale”. Ammonendo inoltre che “nessun individuo o gruppo umano si può considerare onnipotente, autorizzato a calpestare la dignità e i diritti delle altre persone singole o dei gruppi sociali”.
E come esempio di “cattivo esercizio” di questo potere, Bergoglio ha ripreso i due temi principali della sua enciclica, che considera “intimamente legati” tra loro: “l'ambiente naturale e il vasto mondo di uomini e donne esclusi”, rivendicando davanti ai potenti della Terra la protezione dell'ambiente e la fine dell'esclusione. “Qualsiasi danno all'ambiente è un danno all'umanità”, e al tempo stesso – sottolinea il papa - “l'abuso e la distruzione dell'ambiente sono associati ad un inarrestabile processo di esclusione”, la quale è “una negazione totale della fraternità umana e un gravissimo attentato ai diritti umani e all'ambiente”. Così che, di fronte a questa stridente contraddizione, non sono sufficienti per Bergoglio “gli impegni assunti solennemente”, ma occorre che tutti i governanti dimostrino “una volontà effettiva, pratica, costante, fatta di passi concreti e di misure immediate, per preservare e migliorare l'ambiente naturale e vincere quanto prima il fenomeno dell'esclusione sociale ed economica”.
Un messaggio ben poco innovativo
Parole forti, al limite dell'invettiva, inusuali per i papi che l'hanno preceduto, e che non possono non essere condivise da chiunque in via di principio. E' per questo che Bergoglio, riempiendo il vuoto sempre più largo lasciato dalla cosiddetta “fine delle ideologie”, in un mondo in cui è rimasta solo l'ideologia dominante del liberismo capitalista, oggi detta la linea alla “sinistra” borghese, soprattutto alle sue correnti riformista e trotzkista, per le quali è diventato anzi una vera e propria icona. Incoraggiate in questo, va detto, dalla destra borghese più reazionaria, che arriva addirittura ad accusare Bergoglio di essere “comunista”.
Ma se si va più a fondo nell'analisi del suo messaggio, si scopre che ha ben poco di innovativo rispetto ai suoi predecessori, a parte l'approccio e il linguaggio più diretti e popolari che caratterizzano il suo pontificato. E infatti, come già abbiamo rilevato nell'analisi dell'enciclica sul n. 28/2015 de Il Bolscevico , quando si tratta di individuare le cause dei mali denunciati con pur giusta indignazione, Bergoglio si guarda bene da additare quella principale e fondamentale, che risiede nel sistema economico capitalistico e nello sfruttamento capitalista dell'uomo sull'uomo; e nello sfruttamento imperialista da parte dei Paesi più ricchi e potenti ai danni dei Paesi e dei popoli più poveri e indifesi.
Come sempre, invece, per il papa e per la chiesa la colpa è dell'eccessivo egoismo dell'uomo che ostacola una più equa distribuzione della ricchezza, lasciando intendere che sia possibile spartire meglio le risorse tra le persone e tra i popoli, rispettare l'ambiente e avere uno sviluppo più sostenibile, ma senza mettere in discussione la proprietà privata, della terra come dei mezzi di produzione. E ciò semplicemente mettendo delle regole e dei limiti all'economia di mercato e alla sete di profitto, ed esortando in sostanza chi ha di più a donare spontaneamente a chi ha di meno, secondo il millenario principio della carità cristiana che la chiesa ha sempre indicato come il solo lenitivo dell'ingiustizia, della miseria e dello sfruttamento sofferti dai popoli.
Così che, non solo le parole capitalismo e imperialismo non sono mai state neanche pronunciate da papa Bergoglio, ma dopo le sue pur apprezzabili denunce iniziali, il discorso è scivolato sui soliti temi tradizionali della chiesa cattolica più conservatrice, che nulla c'entrano con le cause, e tanto meno con le soluzioni, delle contraddizioni da lui stesso sollevate. Eccolo allora rivendicare il “diritto primario della famiglia ad educare” e della chiesa a “collaborare con le famiglie” in questa educazione, ciò che sarebbe addirittura “la base per la realizzazione dell'Agenda 2030 e per il risanamento dell'ambiente”.
Eccolo ribadire la centralità della famiglia come “cellula primaria di qualsiasi sviluppo sociale”, e alla quale perciò i governanti devono assicurare “una base minima materiale e spirituale: “casa, lavoro, alimentazione adeguata”, ma anche “libertà religiosa” e “diritto alla vita”, con tutto il significato ambiguo che sappiamo avere questa formula per la chiesa. Tant'è vero che non si è fatto mancare nemmeno il solito attacco anti-gender e anti-aborto, con un assurdo accostamento tra la difesa dell'ambiente e la lotta contro l'esclusione e il “riconoscimento di una legge morale inscritta nella stessa natura umana, che comprende la distinzione naturale tra uomo e donna e il rispetto assoluto della vita in tutte le sue fasi e dimensioni”.
Quali i “risultati di pace” dell'Onu?
Lo stesso schema sviante e opportunistico Bergoglio l'ha applicato al terzo dei grandi mali che ha denunciato davanti all'assemblea: quello della guerra, che, ha detto, “è la negazione di tutti i diritti e una drammatica aggressione all'ambiente”. Anche qui, infatti, si è ben guardato dal denunciarne la causa principale, l'imperialismo: parola che come già detto non ha mai neanche pronunciato, come se la guerra fosse una calamità piovuta dal cielo, e non il mezzo usuale che le potenze imperialiste usano da sempre per soggiogare e depredare i popoli.
Per quanto riguarda le soluzioni, egli si rimette solo alla volontà dell'Onu e all'”infaticabile ricorso al negoziato”: “se si rispetta e si applica la Carta delle Nazioni Unite con trasparenza e sincerità – ha detto a questo proposito – senza secondi fini, come un punto di riferimento obbligatorio di giustizia e non come uno strumento per mascherare intenzioni ambigue, si ottengono risultati di pace”. Quali sarebbero questi risultati di pace a cui allude? Forse alle varie missioni di guerra imperialiste sotto le insegne dell'Onu, o col suo consenso di fatto, che si sono moltiplicate in questi anni - dall'Afghanistan, all'Iraq, alla Libia ecc. - e che hanno distrutto questi Paesi, provocato centinaia di migliaia di vittime civili e destabilizzando intere aree geografiche del pianeta? E quando mai gli interventi approvati dalle Nazioni Unite, che da sempre sono in mano alle superpotenze imperialiste tramite il controllo del Consiglio di sicurezza, non hanno nascosto intenzioni ambigue di perseguire in nome della pace i loro interessi egemonici nelle aree da “pacificare”?
Appena un accenno, di passata e senza chiederne conto ai principali responsabili, e senza mai neppure citare chi ha condotto queste guerre sanguinose, come gli Usa, la Russia, la Ue, il papa rivolge ai conflitti in Ucraina, Siria, Iraq, Libia, Sud-Sudan e nella regione dei Grandi laghi, e peraltro solo per richiamare l'attenzione sulla persecuzione dei cristiani in quelle aree. E comunque, per lui, la causa (e al tempo stesso la soluzione) delle guerre è ancora quella indicata 50 anni fa da Paolo VI all'Onu: “Il pericolo vero sta nell'uomo, padrone di sempre più potenti strumenti, atti alla rovina ed alle più alte conquiste”.
Si ritorna perciò ad accusare un non ben definito istinto primordiale dell'uomo, per non denunciare la vera causa delle guerre, che risiede nell'economia capitalistica e nell'imperialismo, che è la sua faccia più aggressiva e militare. Oppure si additano come cause della guerra “gli odi e le brutali atrocità commesse perfino in nome di Dio e della religione”, l”estremismo ideologico” ed “ogni forma di fondamentalismo”, come il papa ha fatto il giorno prima nel discorso pronunciato davanti al Congresso statunitense, accreditando in tal modo la propaganda anti-islamica utilizzata dai governi per giustificare il loro interventismo imperialista. Un'altra causa delle guerre, secondo Bergoglio, starebbe in un generico commercio mondiale delle armi, che per sete di denaro “sono vendute a coloro che pianificano di infliggere indicibili sofferenze a individui e società”, scambiando causa ed effetto e perdendo così l'occasione per denunciare in casa loro proprio i massimi responsabili delle più sanguinose e banditesche guerre di aggressione scatenate in questo inizio di secolo.
Inchino al ruolo guida degli Usa
E' pur vero che qualche timido accenno, qualche velata allusione alla politica imperialista degli Usa, c'è stato nel discorso di Bergoglio ai congressisti. Come quando li ha invitati a guardarsi dal “semplicistico riduzionismo che vede solo bene o male”, e dall'”imitare l'odio e la violenza dei tiranni e degli assassini, che è il modo migliore di prendere il loro posto”. Ma è ben poca cosa, e anzi finisce per giustificare nella sua ambiguità gli intenti “democratici” sempre accampati dai governi Usa, i cui interventi militari sarebbero dettati in “risposta” agli attacchi del “terrorismo” islamico e per destituire i regimi tirannici.
Tant'è vero che il papa non solo non ha denunciato l'imperialismo americano, che pure tanti crimini ha commesso anche in America latina sostenendo e armando regimi militari fascisti e sanguinari: anche nella sua Argentina dove, come egli ben sa, con l'assistenza della Cia sono stati fatti sparire decine di migliaia di oppositori al regime dei generali golpisti. Ma addirittura non ha risparmiato le lodi agli Stati Uniti, capofila dell'imperialismo mondiale, dove a suo dire “la democrazia è profondamente radicata” e che continua “ad essere, per molti, una terra di 'sogni'”, fino a chiudere il suo discorso con l'invocazione “Dio benedica l'America!”.
Il che, nel contesto di un discorso ai congressisti compiacente nei toni quanto a dir poco elusivo nei contenuti, soprattutto riguardo alla loro politica imperialista, suona purtroppo come un improvvido inchino di papa Francesco al ruolo guida nella storia del mondo che gli Usa si sono auto assegnati, e che non a caso fanno discendere direttamente da dio.
 

7 ottobre 2015