Le studentesse e gli studenti in piazza aprono l'autunno caldo contro la “Buona scuola” di Renzi e Giannini
Manifestazioni in tutte le principali città della Penisola. Le “forze dell'ordine” provocano a Roma e caricano a Bologna. Solidarietà del PMLI

Le studentesse e gli studenti medi non danno tregua alla “Buona scuola” e venerdì 2 ottobre sono nuovamente scesi nelle piazze di tutta Italia per ribadire la loro opposizione alla “riforma” di Renzi e Giannini che fascistizza, aziendalizza e privatizza la scuola pubblica.
Gli studenti hanno attaccato in particolare lo sfruttamento di manodopera gratuita dietro la maschera dell'“alternanza scuola-lavoro”, la “mercificazione dei saperi che diventano nozioni basilari nelle Invalsi”, l'“attenzione alla digitalizzazione mentre si sminuisce e svaluta tutto l'aspetto educativo del rapporto insegnante-studente e in cui vengono investite risorse che dovrebbero essere messe a disposizione di chi vive la scuola e tutti i giorni vede le aule strapiene di alunni, i laboratori assenti o senza materiali, la mancanza di professori, la situazione strutturale grave in cui versano la maggior parte degli edifici scolastici” (Studaut).
Manifestazioni si sono svolte in quasi tutte le principali città della Penisola, a partire da Roma , dove un folto e combattivo corteo studentesco ha sfilato per le vie del centro sfidando il divieto del prefetto e assediato il Ministero dell'Istruzione in viale Trastevere, dietro lo striscione: “Non chiediamo il futuro, ci prendiamo il presente, #nobuonascuola #nojobsact”. Davanti al MIUR hanno gridato: “La buona scuola è buona solo per i padroni!”. Contro gli studenti sono entrati in azione un gruppo di provocatori fascisti, protetti dalla polizia, con i quali non ci sono stati scontri, ma soprattutto le “forze dell'ordine” stesse che hanno persino telefonato a presidi e professori per denunciare i “cattivi studenti”.
La repressione è scattata a Bologna , dove le “forze dell'ordine” hanno caricato il corteo, composto anche da docenti, che cercava di raggiungere Unindustria per protestare contro le ingerenze dei privati nella scuola pubblica rese possibili dalla “riforma”. Secondo quanto denuncia il Collettivo autonomo studentesco bolognese, i tafferugli sono iniziati dopo che gli studenti hanno coraggiosamente impedito ad un agente della Digos di fermare un manifestante. Il corteo ricompattatosi ha poi continuato la manifestazione, conclusasi con un'assemblea pubblica. Agli studenti bolognesi è arrivata la solidarietà militante del PMLI tramite un tempestivo comunicato stampa della Commissione giovani centrale pubblicato a parte.
Numerose le proteste nelle altre città, variegate anche nei temi maggiormente sentiti. Ad esempio a Cremona gli studenti, a cui era stato impedito di diffondere il giornale autoprodotto dietro la minaccia della sospensione, hanno messo l'accento sui poteri repressivi del preside-manager. A Torino sfidando la pioggia gli studenti hanno portato in piazza la protesta contro il caro-libri. A Firenze, al grido “no alla scuola azienda”, “no ai tirocini non retribuiti”, è stata ricercata l'unità con gli studenti universitari appendendo al rettorato lo striscione: “No all'Università azienda”.
Da queste e altre città, come un coro si è levato all'unisono un fortissimo e nettissimo NO alla scuola aziendalizzata e fascistizzata, a uso e consumo dei padroni, voluta da Renzi e Giannini. Da segnalare che, ovunque, negli slogan come negli striscioni, era sentitissima anche l'opposizione al Jobs act, visto che gli studenti di oggi si vedono come i precari di domani, non a torto. Sarebbe importante se ciò sfociasse in una più stretta alleanza con le masse operaie e lavoratrici in lotta.
L'altro minimo comune denominatore della giornata è stato l'imponente dispiegamento di “forze dell'ordine”, esagerato rispetto al numero dei manifestanti, in un palese atto intimidatorio per far sapere agli studenti ciò che li aspetta se continueranno la loro lotta. A Bologna se n'è avuto un assaggio. Come si legge nel comunicato della Commissione giovani, noi siamo certi che “le studentesse e gli studenti non si faranno intimorire dalla repressione neofascista” e “li sproniamo ad andare fino in fondo nella loro giusta lotta, ricorrendo a tutte le forme che decideranno di intraprendere, fino all'occupazione delle scuole e delle università”.
Quella del 2 ottobre è stata a tutti gli effetti la prima mobilitazione studentesca su scala nazionale di quest'autunno, speriamo che ne seguiranno tante altre, sempre più numerose, sempre più partecipate, sempre più combattive contro il governo del nuovo duce Renzi, a partire dalla prossima prevista per il 9 ottobre.

7 ottobre 2015