Con alla testa Obama e Putin
Le superpotenze imperialiste cercano un accordo per combattere lo Stato islamico
Putin: “Creiamo una coalizione internazionale come quella che ha sconfitto Hitler”

 
L'occasione fornita dalla tribuna della 70esima Assemblea generale dell'Onu e gli altri appuntamenti e incontri collaterali che si sono svolti a fine settembre hanno tra l'altro fatto registrare dei passi in avanti nella ricerca di un accordo tra le superpotenze imperialiste per combattere lo Stato islamico (Is, nella sigla inglese); non, o meglio non ancora, con attacchi diretti come quelli annunciati e eseguiti dall'imperialismo francese, che ha voluto così dire che nella partita vuol essere presente. Mentre all'Onu rivendicava un ruolo di guida dell'imperialismo italiano nella missione contro la Libia, Renzi si preparava a dare ai Tornado italiani l'ordine di iniziare i bombardamenti contro lo Stato Islamico, come poi avrebbe anticipato pubblicamente “Il Corriere della sera” del 6 ottobre senza ricevere alcuna smentita da parte del ministero della guerra. L'attacco all'Is sta sullo sfondo degli interventi in corso nella crisi siriana che è riesplosa a fine settembre con l'inizio degli attacchi delle forze russe nella parte centrale del paese in difesa del regime di Assad. Nell'immediato al centro c'è il destino del dittatore Assad e il controllo del futuro della Siria, a breve la resa dei conti con lo Stato islamico che controlla il 40% del territorio siriano e contro il quale, come ha sostenuto il nuovo zar Putin, ci vorrebbe "una coalizione internazionale come quella che ha sconfitto Hitler”. Obama lo contesta per la difesa di Assad ma è con lui nella lotta all'Is.
Il giro di consultazioni era messo in moto dal ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, che in una telefonata al segretario di stato americano John Kerry del 16 settembre proponeva di avviare una discussione a livello militare con gli Stati Uniti sulla situazione in Siria; Kerry rispondeva che ci avrebbero pensato e due giorni dopo il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov annunciava che i leader di Usa e Russia si sarebbero incontrati il 28 settembre a margine dell'assemblea Onu prevista a New York.
In attesa del vertice bilaterale, Putin riceveva il 21 settembre a Mosca il leader sionista Benjamin Netanyahu per discutere "del processo di pace in Medio Oriente e della lotta contro la minaccia globale del terrorismo", definendo un accordo militare per il suo intervento in Siria. Tre giorni dopo, il 24 settembre, a Mosca arrivava in visita il presidente palestinese Abu Mazen che di fronte al progetto di Putin di una nuova coalizione anti Isis, affermava che "siamo pronti a sostenere questa iniziativa, noi siamo contro il terrorismo e l'estremismo, siamo sempre stati a favore della pace e della soluzione politica in Siria". Sempre il 24 settembre dal vertice Ue sui migranti la cancelliera tedesca Angela Merkel offriva un appoggio di fatto alla posizione della Russia perché bocciava un intervento unilaterale della Nato in Siria e proponeva di "parlare con diversi attori, incluso Assad".
Dalla tribuna dell'Assemblea generale dell'Onu Obama sosteneva che era pronto a "lavorare con tutti per risolvere il conflitto in Siria, anche con Russia e Iran" ma a condizione che il leader siriano lasci dopo aver "brutalizzato il suo popolo" perché adesso "serve una transizione a un nuovo leader" verso un nuovo governo che ponga fine al caos e aiuti alla fine anche a battere l'Is. Una posizione condivisa dal presidente francese François Hollande, che annunciava i primi attacchi aerei in Siria contro l'Is, ficoe dall'inglese Cameron.
Putin rispondeva che era "pericoloso dare le armi ai ribelli e giocare con i terroristi", mentre le "forze armate del presidente Assad e le milizie curde stanno davvero combattendo la Stato islamico e altre organizzazioni terroristiche in Siria"; piuttosto occorreva combattere l'Is con "una coalizione internazionale come quella che si creò contro Hitler durante la Seconda Guerra mondiale". Lasciando Assad al suo posto e in ogni caso "Obama e Hollande non sono cittadini siriani. Non possono decidere sul futuro del Paese". A dire il vero neanche Putin è siriano ma si copre dietro alla foglia di fico che l'agonizzante regime di Assad ha chiesto l'aiuto russo e il governo di Mosca, col via libera del parlamento, lo ha concesso e ha permesso al presidente russo di presentarsi all'appuntamento con Obama con le truppe già schierate sul campo e gli aerei in volo sulla Siria.
Nel faccia a faccia a margine dell'assemblea Onu i due non avranno neanche limato le grosse divergenze sulla soluzione alla crisi siriana ma qualche intesa l'hanno raggiunta tanto che Putin ha definito l'incontro "sorprendentemente franco, costruttivo. Possiamo lavorare insieme". Hanno parlato pure di raid congiunti anti-Isis, ha rivelato Putin nel ricordare che "ogni nostra azione sarà fatta solo se in linea col diritto internazionale". Il ministro degli Esteri russo Lavrov confermava che Putin e Obama nel loro incontro a New York non hanno discusso di una coalizione anti-Isis "nel senso classico del termine" anche perché "è irrealistico" pensare a un comando congiunto ma "le azioni sul territorio devono essere coordinate così come le incursioni aeree".
Il portavoce dell'ambasciata americana a Mosca sottoloineava che "quando il presidente Obama ha incontrato il presidente Putin, si sono intesi sul fatto che Stati Uniti e Russia hanno interessi comuni nella lotta contro l'Isis in Siria. Concordano sulla necessità di creare un canale di comunicazione tra i nostri militari per evitare incomprensioni tra i membri della coalizione (guidata dagli Usa,ndr) e dalla Russia". Stevens ribadiva che il principale ostacolo che per ora impedisce una collaborazione più stretta è la sorte di Assad, e di chi controlla la Siria.
L'intesa di New York tra Putin e Obama potrebbe essere il via alla guerra comune e coordinata contro l'Is. Cui in una certa forma potrebbe partecipare anche la Cina socialimperialista che oggi sembra alla finestra ma che certo non perde di vista quella regione, dove sembra abbia mandato un paio di navi militari, che si trova lungo la sua nuova Via della seta.
Lo confermava indirettamente il presidente siriano Bashar al Assad che intervistato dalla tv iraniana appoggiava la coalizione proposta "da Russia, Siria, Iran e Iraq che deve vincere o la regione sarà distrutta". Elogiava "i russi che non hanno mai cercato di imporci alcunché, soprattutto durante questa crisi" e sottolineava che "anche la Cina sostiene il ruolo e gli sforzi della Russia nella lotta al terrorismo".

7 ottobre 2015