60mila studenti in novanta piazze d'Italia gridano un forte no alla “buona scuola”
Grande successo della seconda mobilitazione studentesca in una settimana. Puglisi responsabile scuola PD: gli studenti non devono essere pagati per lavorare. Qualificata e combattiva partecipazione del PMLI
Costruire un movimento studentesco unitario contro renzi e la “buona scuola”

 
Le studentesse e gli studenti non danno tregua al governo che ha fascistizzato la scuola pubblica e, ad appena una settimana dalla mobilitazione del 2 ottobre (vedi il numero scorso de “Il Bolscevico”), venerdì 9 ottobre sono scesi nuovamente nelle piazze e nelle strade di novanta città, in 60mila, per ribadire la loro opposizione alla “Buona scuola”.
L'appello per questa nuova giornata era stato lanciato dalla Rete della Conoscenza, che raggruppa Unione degli Studenti e Coordinamento universitario “Link”, dietro lo slogan “Siamo in credito, vogliamo potere”. Vi hanno poi aderito anche la Rete degli studenti medi, sia pure con lo slogan “Another brick for the future” (un altro mattone per il futuro), l'Unione degli Univeristari e una miriade di collettivi. Anche la FLC-CGIL ha appoggiato la mobilitazione “per cambiare radicalmente la legge sulla brutta scuola”.
 
Le manifestazioni e i temi
La giornata si è aperta ancor prima dell'alba con un blitz degli studenti davanti al Ministero dell'Istruzione a Roma , ed è proseguita con un corteo di 5mila studenti dietro lo striscione “Riprendiamoci la scuola”.
Nel mirino degli studenti c'era tutta la scuola come viene ridisegnata dalla legge 107, con i presidi-manager, la manodopera studentesca gratuita mascherata da “alternanza scuola-lavoro”, la cancellazione degli spazi democratici degli studenti. “Chiediamo il ritiro di questa riforma”, approvata “in modo totalmente antidemocratico e contro le ragioni di centinaia di migliaia di studenti, insegnanti, genitori e personale Ata”, e la costruzione di “una scuola democratica, gratuita, di qualità”, ma anche “un mercato del lavoro senza precarietà” e per questo “scenderemo in piazza oggi e nei prossimi mesi”: queste le parole di Riccardo Laterza, portavoce della Rete della Conoscenza, a skuola.net. Al centro c'era anche la battaglia per il diritto allo studio, contro il nuovo calcolo ISEE e ISPE che nega le borse di studio a migliaia di studenti.
“La buona scuola siamo noi”, “La scuola è nostra”, “Chiediamo il futuro, prendiamo il presente”, “Potere a chi studia”, “Siamo tutti antifascisti”, questi alcuni degli striscioni e degli slogan che hanno animato le manifestazioni, colorate, combattive e cariche di entusiasmo. Nel corso delle quali sono state anche imbrattate sedi di banche, come nel caso di Unicredit a Milano , nella stessa città i manifestanti (un migliaio) hanno circondato il consolato ungherese con filo spinato contro le politiche razziste del fascista Orban. L'accoglienza per i migranti è stata infatti un'altra richiesta degli studenti scesi in piazza il 9. (Si veda servizio a parte)
A Torino gli studenti hanno occupato l'ex stabile Italgas per protestare contro la privatizzazione delle residenze universitarie, venendo sgomberati con violenza dalle “forze dell'ordine”. A Bologna gli studenti sono tornati in piazza per nulla intimoriti dalle cariche del 2 ottobre, solidali anche col collettivo lgbt “Atlantide” sgomberato dalla giunta locale PD. Così come a Firenze (si veda servizio a parte) e Siena , dove è stata occupata la sede dell'Azienda regionale per il diritto allo studio. Ben due cortei a Napoli (si veda servizio a parte), dove gli studenti hanno anche manifestato contro la mafia, e a Palermo dietro lo striscione “Ribaltiamo il governo Renzi”. Duemila studenti a Bari gridavano: “contro la scuola dei padroni, dieci cento mille occupazioni”.
Il PMLI, a cominciare dai suoi militanti e simpatizanti studentesse e studenti, fra cui si sono distinte le giovani compagne, era presente in diverse piazze, come illustrato nei servizi locali pubblicati a parte. Sono state diffuse migliaia di volantini su “Mao e l'istruzione nel socialismo” e con gli estratti dell'articolo “Vogliamo potere” (n. 36 de “Il Bolscevico” e sito del PMLI). A Roma la bandiera del PMLI è arrivata alla testa del corteo. A Modena una testata locale ha intervistato il compagno Federico Picerni, Responsabile della Commissione Giovani del PMLI, salvo poi censurarlo.
 
Il governo Renzi e il PD stanno con i padroni contro gli studenti
Risposte molto eloquenti agli studenti da parte del governo sono state le manganellate a Bologna lo scorso 2 ottobre e lo sgombero di Torino, ma per non lasciare nulla al non detto, la ministra Giannini è intervenuta personalmente da Berlino, difendendo l'alternanza scuola-lavoro come “opportunità di crescita” e persino “approccio che ha salvato molti paesi, dopo la crisi, dalla disoccupazione giovanile drammatica”. Peccato lavorino gratis.
La precedeva in termini ancora più espliciti e prepotenti la responsabile scuola del PD, Francesca Puglisi, secondo la quale “l'alternanza scuola-lavoro non è sfruttamento del lavoro minorile, ma una fondamentale esperienza formativa che i tutti i vostri coetanei d'Europa già compiono da tempo. Dovete essere pagati per fare questa esperienza? No (sic!), come non siete pagati per studiare. L'alternanza scuola-lavoro, più che un dovere, è un vostro diritto”. Bontà sua. Tra l'altro è significativo che entrambe abbiano difeso a spada tratta la manodopera gratuita consegnata alle imprese.
Il punto è che Renzi, il suo governo e il suo partito non si vergognano di dire chiaro e tondo che stanno con i padroni e il grande capitale contro gli studenti.
 
Costruire un movimento studentesco unitario e lottare contro il governo Renzi
Non si può negare che nelle ultime mobilitazioni siano emerse delle contraddizioni, per esempio fra chi è sceso in piazza il 2 ottobre, soprattutto autonomi e centri sociali, e chi ha risposto all'appello delle organizzazioni studentesche per il 9, anche in questo caso però la Rete della Conoscenza e la Rete degli studenti erano divise, al punto da presentarsi con piattaforme differenti.
Allo stesso tempo però c'erano tanti, importanti e giganteschi punti in comune, prima di tutto l'opposizione netta e decisa alla “Buona scuola” e a tutto ciò che essa comporta, soprattutto la cancellazione degli spazi democratici degli studenti, un tema quest'ultimo molto sentito da tutte le piazze e che probabilmente aprirà una proficua discussione sul governo della scuola e dell'università, governo che secondo noi deve appartenere alle studentesse e agli studenti.
È su questi punti in comune che bisogna fare perno per creare un movimento studentesco unitario, che si batta senza tregua contro le politiche di fascistizzazione, aziendalizzazione e privatizzazione della scuola e dell'università e contro il governo che le ha partorite, quello del nuovo duce Renzi.
Ma per far nascere un movimento studentesco unitario, è necessario mobilitare la base, cioè le larghe masse studentesche, discutere dal basso sulle iniziative, sulle date e le modalità delle mobilitazioni per poterne mettere in campo di unitarie e forti, non frazionat e quindi divise e deboli. Ma non solo, va anche discussa una linea politica, programmatica e rivendicativa comune, che ora manca, e infatti il movimento studentesco risente moltissimo dell'assenza di una direzione chiara e condivisa. Il rischio concreto è di bruciare le energie, lasciare l'iniziatva al governo e non riuscire a mettersi sull'offensiva, che è un'esigenza sentita da tutte le forze studentesche in campo.
Come? La nostra proposta è dare vita alle assemblee generali delle studentesse e degli studenti in ogni scuola e ateneo, inteso come luogo dove confrontarsi sugli indirizzi politici, programmatici, organizzativi, i metodi e le iniziative di lotta in modo da raggiungere la massima intesa possibile. Le proposte, le piattaforme, le decisioni e i documenti delle assemblee generali di scuola ed ateneo potrebbero poi essere messe a confronto in assemblee regionali e nazionali.
Le divisioni, il frazionismo, il settarismo non portano a nulla di buono, anzi fanno il gioco del governo, mentre l'unità di tutte le studentesse e di tutti gli studenti fondata su una linea comune e discussa democraticamente e sull'autonomia delle rispettive forze organizzate, può portare veramente a conquiste e alla vittoria di una battaglia così essenziale per il presente e il futuro dell'istruzione pubblica in Italia. Così veramente ogni scuola potrà essere una barricata e l'autunno potrà farsi infiammarsi.

14 ottobre 2015