Firmato un accordo che recepisce il Jobs Act e il “nuovo modello contrattuale” preteso da Squinzi
Chimici, un contratto che piace a Confindustria
Ridimensionato il Contratto Nazionale, allargati enti bilaterali e “partecipazione attiva” dei lavoratori, limitato il diritto di sciopero.
I padroni si riprendono una parte di aumento del vecchio contratto, per il nuovo previsti 75 euro lordi in tre anni

Dopo l'approvazione del Jobs Act si è aperta una nuova stagione di rinnovi contrattuali. Fin da subito è apparso chiaro che le maggiori organizzazioni sindacali hanno preso atto senza batter ciglio delle nuove controriforme del governo Renzi che hanno dato via libera al licenziamento senza giusta causa e stracciato lo Statuto dei Lavoratori, eliminando il diritto del lavoro democratico borghese, sostituendolo con le relazioni industriali di stampo mussoliniano introdotte da Marchionne alla Fiat che adesso imperano in tutte le aziende private e pubbliche.
Un atteggiamento, quello dei sindacati, che ha sconfessato quanto dichiarato solo pochi mesi prima, quando di fronte al voto favorevole al Jobs Act da parte del parlamento nero del regime neofascista, almeno la Cgil, e in parte anche la Uil, promisero che la lotta sarebbe continuata (ma quando era iniziata seriamente?) contro gli effetti causati da questa famigerata controriforma. Camusso, Landini e altri dirigenti avevano indicato proprio nei rinnovi contrattuali uno dei principali terreni di contrasto ma gli accordi per le categorie dei lavoratori del commercio e quello dei bancari avevano dimostrato il contrario, recependo il Jobs Act e in alcuni casi, ad esempio sul doppio demansionamento nel terziario, peggiorandolo. Tendenza confermata dall'intesa sul nuovo contratto del settore chimico-farmaceutico che in Italia impiega più di 170mila lavoratori.
Al tavolo delle trattative Cgil-Cisl-Uil e Confindustria sembrano lontani dal raggiungere un intesa ma poi nella pratica con questo accordo si recepiscono in pieno tutte le richieste avanzate da Squinzi sul “nuovo modello contrattuale” che vuole trasformare il contratto nazionale (CCNL) in una vaga e debole cornice di riferimento demandando il grosso alla contrattazione aziendale, sia per quanto riguarda la parte normativa che per quella economica che deve essere strettamente legata alla produttività della singola fabbrica. Un “nuovo” modello dove i lavoratori devono forzatamente “collaborare”, cioè obbedire, ai voleri dell'azienda impegnandosi persino a “raffreddare” le situazioni di contrasto, cioè a non scioperare.
Il metodo stesso con cui si è arrivati a questa intesa dà l'idea della resa incondizionata di Cgil-Cisl-Uil. Una firma prima della scadenza naturale del contratto prevista a dicembre 2015, senza un'ora di sciopero e dopo un incontro durato appena un paio d'ore, che riconfermano come la categoria dei Chimici, oramai da diversi rinnovi a questa parte, faccia da apripista alle innovazioni, ovviamente tutte peggiorative per i lavoratori.
Già nelle premesse si evidenzia come tra gli obiettivi principali ci siano la collaborazione tra padroni e lavoratori e “il rafforzamento e la diffusione della contrattazione aziendale”. Organismo Bilaterale Chimico (OBC), Osservatorio aziendale, saranno gli enti bilaterali con lo scopo principale di aumentare l'efficienza con la collaborazione dei lavoratori. E' previsto perfino una formazione congiunta delle RSU (le rappresentanze sindacali unitarie), al 50% organizzata esclusivamente dall'azienda, che indicherà i propri obiettivi e “insegnerà” ai delegati dei lavoratori come organizzare la produttività aziendale, avere più dimestichezza con gli affari e quali sono i “valori” dell'azienda.
Sotto le nebulose definizioni “valorizzazione contrattazione aziendale” e ”semplificazione del CCNL” si nascondono l'assegnazione di molte parti del CCNL alla contrattazione di secondo livello che in larga parte non viene fatta perché in questo settore il 90% è rappresentato da piccole e piccolissime aziende, e l'ulteriore peggioramento economico e normativo delle condizioni di lavoro. Aumentato il periodo di prova, cancellate l'indennità per sede disagiata e quella per turnisti sopra i 55 anni sono solo alcuni punti peggiorativi. In più c'è un atteggiamento intimidatorio verso i lavoratori che si vedono aumentare le sanzioni disciplinari, le multe, i doveri in caso di malattia in quando dovranno più celermente avvertire il datore di lavoro.
In questa bozza di contratto si arriva a toccare perfino la libertà di sciopero, un tema su cui il governo del nuovo duce Renzi sta già lavorando per emanare una legge liberticida che includa quasi tutti i settori, compresi quelli privati. Qui Federchimica e Cgil-Cisl-Uil la vogliono anticipare, dichiarando che bisogna affermare l'esigibilità degli accordi, ovvero che in presenza di un accordo non si possa scioperare e chi lo fa può essere sanzionato, ma qui si va oltre perché si parla di vere e proprie “clausole di raffreddamento” del conflitto. Con la scusa della messa in sicurezza degli impianti, si estende a tutte le aziende (anche piccole e non pericolose) l'obbligo, almeno due giorni prima l'effettuazione di uno sciopero, di trovare delle intese che prevedano, tra le altre cose “ le modalità per la gestione delle altre attività e del personale non coinvolto dallo sciopero, in relazione all'impatto a livello aziendale dell'astensione dei lavoratori”.
Per quanto riguarda la parte economica, se facciamo un conto al netto di quello che viene perso, non rimane praticamente niente e così si realizza anche il blocco salariale chiesto da Squinzi. Il premio presenza (220 euro medi annui) viene cancellato e rinviato alla contrattazione aziendale, l'indennità per la festività della Pasqua (80 euro) viene tolta e spostata sul fondo integrativo Fonchim. Poiché in questi anni l'inflazione è stata molto bassa Federchimica ha ottenuto una verifica annuale, per cui il misero aumento previsto potrebbe essere anche annullato.
I padroni alla fine sono riusciti ad avere pure la restituzione di parte del vecchio contratto come avevano chiesto questa estate. L'ultimo aumento previsto di 15 euro mensili da ottobre 2015 viene cancellato ed erogato come cifra a sé stante senza alcuna incidenza sulle altre voci salariali fino al 2016 per poi essere tolto definitivamente. Per cui alla cifra complessiva di 90 euro prevista dal nuovo contratto ne vanno tolti 15 persi con il vecchio e quindi diventano 75. Ma anche qui è tutto da vedere, poiché l'ultima tranche è prevista per dicembre 2018 e i padroni potrebbero fare il solito trucchetto e rimandarla al successivo rinnovo e far calare l'aumento alla ridicola cifra di 60 euro in tre anni. Un continuo arretramento: la prima bozza parlava di 123 euro mentre gli ultimi due contratti, quindi già in piena crisi, avevano ottenuto il doppio di questo.
Dopo la firma la Camusso ha dichiarato ai giornalisti “ben fatto!”, sì ma per i padroni!. Sul piano normativo è una vittoria di Confindustria, lo stesso si può dire su quello economico. Perfino Renzi può vantarsi di aver dato con la sua mancia di 80 euro, seppur solo a una parte di lavoratori, più soldi di quelli ottenuti in tre anni dai sindacati. La Cgil invece di contrastare e rompere con la Confindustria sul nuovo modello contrattuale, andando inevitabilmente in collisione anche con il governo che è sempre pronto a scrivere lui le nuove regole al posto delle “parti sociali”, ha preferito la resa pur di restare abbarbicato ai tavoli delle trattative cercando invano di ottenere un minimo riconoscimento nell'attuale scenario politico sociale.
A rimetterci sono i lavoratori, come quelli del settore chimico-farmaceutico a cui chiediamo nelle assemblee, speriamo ce ne siano molte ma dubitiamo, di bocciare senza esitazione questo accordo che sposa il modello contrattuale caro a Squinzi dove si cancella il CCNL, si blocca il salario demandando gli aumenti solo alla produttività aziendale, si lede il diritto di sciopero, si pretende la completa subordinazione dei lavoratori all'azienda in cambio di minor diritti e tutele.
 
 
Scheda

La clausola antisciopero del contratto dei chimici
“Entro 2 giorni precedenti la data di effettuazione di uno sciopero e in relazione alle sue modalità, si realizzeranno intese che dovranno prevedere: gli assetti degli impianti per la durata dello sciopero, la composizione delle squadre di sicurezza, le modalità per la gestione delle altre attività e del personale non coinvolto dallo sciopero, in relazione all'impatto a livello aziendale dell'astensione dei lavoratori.”

Gli aumenti salariali*
2016: nessuno, erogazione di un EDR (Elemento Distinto della Retribuzione) di 15 euro, retaggio del vecchio contratto, eliminato per sempre a dicembre
2017: 40 euro da gennaio, giugno verifica inflazione
2018 : da gennaio 35 euro, giugno verifica, dicembre 15 euro, verifica giugno 2019
*cifre lorde
 

28 ottobre 2015