Per nulla impauriti dalla repressione delle “forze dell'ordine” i manifestanti sardi battono gli imperialisti
Annullata l'esercitazione Nato nel poligono di Teulada
Un gruppo di antimilitaristi con alla testa le donne, fra cui delle minorenni, penetrano nel poligono militare. Il PMLI tiene alta la bandiera
Il questore di Cagliari, Gagliardi, ha usato metodi fascisti e illegali per intimidire i manifestanti

 
Dal corrispondente dell'Organizzazione di Uras del PMLI
Segnatevi la data del 3 novembre 2015 perché è stata una data storica: la manifestazione non violenta guidata da studenti e forze antimilitariste ha bloccato l'esercitazione “Trident Juncture”, promossa dalla Nato, dopo decenni di lotte sul territorio sardo. E' successo al poligono di Teulada, nei pressi di Carbonia (Sardegna sud-occidentale), dopo che circa venti manifestanti intorno alle 15 sono riusciti a penetrare nel poligono militare attraverso un foro nella recinzione. Subito sospese le esercitazioni che sarebbero dovute proseguire invece fino alle 18, come riportato sui documenti ufficiali.
Il PMLI ha tenuto alta la propria bandiera fin dalle dieci del mattino, quando i manifestanti si sono radunati nei pressi di Porto Pino, località vicina al poligono militare. Le vere protagoniste sono state le donne che con grande coraggio hanno rischiato la vita invadendo il poligono e guidando il gruppo di manifestanti che ha avuto la forza di sfidare il nemico imperialista.
La manifestazione si preannunciava calda soprattutto a causa delle tensioni che il questore di Cagliari, Danilo Gagliardi, ha fatto esplodere diversi giorni prima, firmando diversi fogli di via ad alcuni manifestanti che si erano recati sul posto per organizzare al meglio la manifestazione.
Martedì 3 novembre poi è stato predisposto un folto schieramento di “forze dell'ordine”, fra polizia, finanza e carabinieri, che con veri e propri check-point hanno circondato la base nei pressi del comune di Sant'Anna Arresi, fermando qualunque automezzo cercasse di avvicinarsi a Porto Pino, dove era previsto il concentramento. In spregio alla stessa Costituzione che le “forze dell'ordine” e il questore dicono di difendere, è stato utilizzato un metodo fascista e illegale per allontanare quante più persone possibili dal poligono militare. Non si era mai visto un dispiegamento di forze così elevato per una manifestazione a cui hanno preso parte “solo” un migliaio. Sono stati registrati i nomi dei presenti singolarmente con posti di blocco diversi e controllati gli interni degli automezzi. Poi, dopo un'ora di controlli, quasi tutti i manifestanti hanno potuto raggiungere il luogo dell'incontro. Gli unici che non ci sono riusciti sono stati i ragazzi a cui era destinato il foglio di via, vittime di un abuso intollerabile: violare la libertà di manifestare è stata una mancanza che adesso tutte le forze sinceramente antimilitariste stanno facendo pagare a Gagliardi chiedendone le dimissioni. Simbolicamente è stato predisposto un foglio di via per Gagliardi, invitandolo a lasciare la Sardegna per 50 anni.
Il corteo ha così cominciato la propria marcia intorno alle 11, dirigendosi verso il blocco della polizia qualche chilometro più avanti, nella speranza che un autobus di manifestanti avesse finalmente il via libera per raggiungere il resto del corteo. All'ottusità delle “forze dell'ordine” si è risposto raggiungendo a piedi i manifestanti bloccati. Intorno alle 13 quindi, il corteo è riuscito a raggiungere il gruppo che era stato inizialmente bloccato, e la marcia è tornata indietro verso il poligono militare. Il coro più utilizzato è stato “Fora sa Nato de sa Sardigna” (Fuori la Nato dalla Sardegna) e tanti altri cori improvvisati per gridare il dissenso per la presenza militare del Patto Atlantico in Sardegna. Fra i manifestanti vi erano numerose studentesse e studenti che hanno di fatto guidato il corteo, ma si sono distinti anche i movimenti indipendentisti, i pacifisti, sindacati, diversi abitanti del posto e dei comuni interessati dal poligono, anarchici, alcuni militanti del Partito Comunista dei Lavoratori, oltre ovviamente alla bandiera del PMLI portata da militanti e amici. Tanti erano anche i bambini insieme alle proprie famiglie, in un clima pacifico fino a quando non c'è stata la prima carica della polizia: non sono stati scontri veri e propri in quanto come visibile nei video, i manifestanti erano disarmati e alzavano le mani quando la polizia ha cercato il contatto.
Ciò è avvenuto perché una parte del corteo, quella centrale, si è diretta verso il poligono attraverso una strada laterale sterrata, sorprendendo di fatto la macchina repressiva degli uomini in divisa. Questi quindi, capitanati da uomini della Digos e dal vice questore hanno forzato la barriera protettiva che i manifestanti hanno messo in piedi per permettere agli altri di raggiungere la base. Sono stati lanciati lacrimogeni e utilizzati i manganelli: alcuni manifestanti hanno riportato lievi ferite. Era a tutti gli effetti una lotta impari in quanto nessun manifestante era armato e nessuno ha comunque utilizzato la forza contro la polizia; di questo comportamento illegale il questore dovrà rispondere.
Intorno alle ore 15 quindi, un gruppo di manifestanti, che col passare del tempo diveniva sempre più numeroso, raggiungeva finalmente le reti della base militare. Il cammino è stato scandito per tutto il tempo dal rumore delle bombe, quindi le falsità dei media di regime e delle “forze dell'ordine” sono sotto gli occhi di tutti. Ci sono le prove che documentano come le esercitazioni stessero andando avanti contemporaneamente all'entrata nella base dei manifestanti. Invece l'esercito afferma di aver sospeso tutto già tre ore prima. Questi bugiardi sono stati smascherati con prove fotografiche e video inequivocabili. Il PMLI, fra i primi a recarsi davanti alla base (senza però entrarvi) testimonia l'accaduto. Dopo qualche minuto è arrivato un secondo gruppo di poliziotti che ha tentato di farsi strada per porsi davanti al foro della recinzione utilizzato dai manifestanti per penetrare nella base. Un video testimonia che in questa occasione i poliziotti hanno nuovamente alzato i manganelli illegalmente in quanto nessun manifestante ha tentato di colpirli. Un poliziotto codardo ha fra l'altro tentato di colpire un manifestante caduto per terra, ma è stato fermato da un collega al suo fianco.
Dopo questa carica, i manifestanti hanno continuato a chiedere a militari e poliziotti di schierarsi al loro fianco, ribadendo che la protesta era di tutti, anche la loro e che la smilitarizzazione della Sardegna è un bene per tutti. La Nato sta di fatto preparando il terreno per nuove guerre imperialiste: i militari dell'esercito saranno di fatto i primi mandati a morire in nome della spartizione del mondo da parte delle potenze imperialiste in guerra. E' da considerare anche che la Sardegna e l'Italia saranno gli obiettivi più sensibili in caso di guerra, ma lo sono già con la guerra antimperialista degli islamici che ormai si è spostata in terra straniera fin dal 2001 con l'attacco alle Torri Gemelle.
A Teulada, il tutto si è chiuso con il rilascio dei manifestanti entrati nel poligono, che sono stati successivamente denunciati per violazione di limite militare invalicabile. Ma la vittoria riportata dalla manifestazione ha dimostrato proprio il contrario, cioè che i poligoni sono ormai diventati limiti valicabili per gli oppositori del Patto Atlantico e delle sue strategie guerrafondaie. Che la legalità nel quale si rimaneva prima del 3 novembre, non è più assicurata per le potenze imperialiste e la classe borghese che le sostiene in Italia e in Sardegna, che esse devono tremare e rassegnarsi all'idea di poter fare dell'isola una colonia militare. Le masse di tutta la Sardegna sono ormai in vantaggio numerico e quando verrà raggiunta la sufficiente organizzazione nemmeno la repressione del braccio armato della borghesia, ossia polizia, finanza, carabinieri ed esercito, potrà nulla contro l'onda della protesta.

11 novembre 2015