Discorso di Angelo Urgo, a nome del Comitato lombardo del PMLI, alla celebrazione del 98° della Grande rivoluzione socialista d'Ottobre svoltasi a Milano il 7 Novembre 2015
La via dell'Ottobre per la conquista dell'Italia unita, rossa e socialista non può prescindere da una giusta linea antimperialista

Oggi, 7 Novembre, cade il 98° Anniversario della Grande rivoluzione socialista d'Ottobre diretta da Lenin e da Stalin. Il Comitato lombardo, come tutte le istanze e tutti i militanti del PMLI celebrano con spirito rivoluzionario e militante questo anniversario della prima rivoluzione proletaria vittoriosa che, imparando la lezione della Comune di Parigi del 1871, ha spazzato via dal potere lo zarismo e la borghesia, sbaragliato l'intervento armato delle forze imperialiste internazionali e realizzato il potere dei Soviet, ossia la dittatura del proletariato, e quindi il socialismo. In questa occasione vogliamo ribadire l'importanza storica della Rivoluzione d'Ottobre, esaltarne gli insegnamenti universali tuttora interamente validi, farla conoscere ed apprezzare alle nuove generazioni e indicare alla classe operaia e alle masse sfruttate e oppresse italiane che questa è la sola via che la storia abbia dimostrato valida e praticabile per abbattere il capitalismo e conquistare il socialismo. Vogliamo al contempo respingere le calunnie e le deformazioni dell'imperialismo, della imperante reazione neofascista nostrana che unifica tutte le fazioni della grande borghesia italiana, dei rinnegati del comunismo e dei falsi comunisti, di tutti i detrattori della Rivoluzione d'Ottobre che la considerano fallita, oppure superata dagli avvenimenti e dalla verifica della storia quando superato è ormai proprio il loro capitalismo, com'è ormai sempre più chiaro dal 2008 con l’inizio della crisi globale di questo obsoleto sistema sociale ed economico che ormai è capace solo di concentrare ricchezza per un’infima minoranza della popolazione mondiale mentre per la sua stragrande maggioranza riserva sempre più misera, malattie, inquinamento, fame, terrore, guerra, disperazione e morte!
La difesa ideologica e politica della Rivoluzione d'Ottobre costituisce da sempre uno spartiacque tra marxisti-leninisti e progressisti da una parte e borghesi, reazionari, socialdemocratici e falsi comunisti dall'altra.

L'importanza storica e gli insegnamenti della Rivoluzione d'Ottobre
Celebrare la Rivoluzione d'Ottobre significa capirne l'ideologia, la strategia e la tattica, i contenuti, gli scopi, i metodi e lo spirito, e metterli in pratica, agire conseguentemente e coerentemente nel proprio Paese per abbattere il capitalismo e realizzare il socialismo e per sostenere attivamente i popoli e le nazioni oppresse nella lotta di liberazione nazionale e antimperialista.
Non si può avere il cuore con la Rivoluzione d'Ottobre e il corpo con i falsi comunisti. I rivoluzionari italiani devono seguire l'esempio dei marxisti-leninisti che non hanno avuto e non hanno paura di rimanere isolati per un lungo periodo e di affrontare da soli la canea reazionaria, che non si sono demoralizzati, smarriti e dispersi davanti alle difficoltà e alle prove della lotta di classe, che non hanno capitolato di fronte all'offensiva dell'imperialismo italiano e internazionale e al tradimento storico dei revisionisti moderni russi, cinesi e italiani. Fare come i marxisti-leninisti vuol dire cominciare a "fare come la Russia" di Lenin e Stalin. "La Rivoluzione d'Ottobre - come ha rilevato Mao nel 1948 - ha aperto ai popoli del mondo ampie possibilità e vie efficaci per la loro liberazione" 1. È solo per colpa dei revisionisti se il proletariato mondiale è ancora sotto la schiavitù salariata e il dominio capitalistico. Fatti i dovuti bilanci storici occorre prendere definitivamente coscienza della natura e degli inganni della socialdemocrazia e del revisionismo. È ora che gli sfruttati e gli oppressi riscoprano la Rivoluzione d'Ottobre e capiscano che essa è la via della loro emancipazione. Nel cammino del genere umano verso il progresso e l'emancipazione, la Rivoluzione d'Ottobre rappresenta un avvenimento straordinario e incancellabile che ha aperto una nuova era nella storia del mondo: quella del declino del capitalismo e dell'imperialismo, della vittoria della rivoluzione proletaria e dell'avvento del socialismo. Essa costituisce una svolta radicale rispetto alle rivoluzioni sociali conosciute fino ad allora.
Le rivoluzioni del passato fino a quella della borghesia, infatti, poiché si proponevano solo di sostituire al potere una classe sfruttatrice con un'altra classe sfruttatrice, avevano l'obiettivo non di eliminare la proprietà privata dei mezzi di produzione e abbattere la vecchia macchina statale, bensì di riformarle e adeguarle alle necessità della nuova classe dominante.
La Rivoluzione d'Ottobre invece ha dato il potere politico al proletariato e ai contadini poveri, ossia alla maggioranza del popolo, ha demolito e distrutto l'apparato statale capitalistico e al suo posto ha edificato lo Stato socialista basato sulla dittatura del proletariato e l'autogoverno del popolo, che ha portato la democrazia a un livello molto più alto rispetto alla falsa e angusta democrazia borghese; ha soppresso la proprietà privata dei mezzi di produzione e delle risorse del paese e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, per instaurare la proprietà socialista dei mezzi di produzione a beneficio del popolo e non di una ristretta minoranza di privilegiati.
La Rivoluzione d'Ottobre ha messo in pratica l'insegnamento di Marx, Engels e Lenin secondo cui il proletariato per liberarsi dalla schiavitù salariale non può servirsi delle vecchie istituzioni capitalistiche sfruttatrici ma deve procedere a smantellare tutto ciò che storicamente ha contribuito a determinare il sistema sociale basato sullo sfruttamento, a livello economico, ideologico, politico e così emancipare tutta la società.
La Rivoluzione d'Ottobre, e Lenin che ne è stato il principale artefice e dirigente, la mente e l'anima, ha fornito al movimento operaio e progressista internazionale un contributo teorico e pratico di incommensurabile valore. Ha dato pratica attuazione al socialismo scientifico elaborato da Marx ed Engels e preconizzato nel "Manifesto del Partito comunista". Con ciò dimostrando concretamente che la classe operaia e le classi ad essa alleate possono strappare il potere alla borghesia e abbattere il capitalismo per realizzare una nuova società; possono strappare ai capitalisti i mezzi di produzione, il capitale, la terra, le risorse naturali per trasformarli in proprietà collettiva. Ha demolito così il dogma borghese secondo cui la proprietà privata è sacra e inviolabile.
Nella conduzione vittoriosa della Rivoluzione d'Ottobre e nella instaurazione del potere dei Soviet degli operai, dei contadini e dei soldati, Lenin e Stalin applicano magistralmente la dottrina di Marx ed Engels e la sviluppano ulteriormente risolvendo i numerosi compiti posti dalla rivoluzione nell'epoca dell'imperialismo. "Il leninismo - spiegava Stalin - è il marxismo dell'epoca dell'imperialismo e della rivoluzione proletaria. Più esattamente: il leninismo è la teoria e la tattica della rivoluzione proletaria in generale, la teoria e la tattica della dittatura del proletariato in particolare" 2. Nelle opere fondamentali di Lenin: "L'imperialismo fase suprema del capitalismo" e "Stato e rivoluzione", si trovano infatti le premesse teoriche e politiche della Rivoluzione d'Ottobre.
Nell'analizzare lo stadio monopolistico del capitalismo, Lenin può affermare che il capitalismo è giunto alla sua fase suprema, l'imperialismo, la cui fame insaziabile di mercati e di profitti porta inevitabilmente alle guerre coloniali di rapina e alle guerre tra paesi imperialisti per la spartizione del mondo, e allo stesso tempo suscita la rivoluzione del proletariato e dei popoli oppressi. L'imperialismo è la vigilia della rivoluzione socialista, giacché le guerre di aggressione generano inevitabilmente ribellioni e insurrezioni, ma soprattutto perché il capitalismo monopolistico di Stato è la migliore preparazione economica e materiale all'avvento del socialismo: "è la sua anticamera - dice Lenin - è quel gradino della scala storica che nessun gradino intermedio separa dal gradino chiamato socialismo" 3.
L'imperialismo accentua notevolmente lo sviluppo ineguale del capitalismo e tale legge si traduce in uno sviluppo ineguale della lotta e delle contraddizioni di classe. Pretendere, dunque, che il socialismo riesca ad affermarsi simultaneamente in tutti i paesi è pura follia, è nient'altro che un pretesto opportunistico cui ricorrono Trotzki, i menscevichi e la socialdemocrazia per rimandare sine die lo scoppio della rivoluzione. Per contro Lenin sostiene la possibilità che la rivoluzione proletaria vinca in uno o più paesi, pur continuando a dominare la borghesia per un tempo imprecisato negli altri paesi. La Russia zarista, anello più debole della catena dei paesi capitalistici, diventa teatro della prima rivoluzione socialista vittoriosa. Ma il proletariato russo non avrebbe potuto mantenersi a lungo al potere se Lenin non avesse fatto tesoro dell'esperienza della Comune di Parigi repressa nel sangue, e ripreso e sviluppato la dottrina marxista sullo Stato, se non avesse elaborato la teoria della dittatura del proletariato e quindi proceduto alla edificazione di una macchina statale completamente nuova, sulle macerie di quella capitalistica, adatta a costruire, rafforzare, difendere il socialismo.
"Tutto il potere ai Soviet": agitando questa parola d'ordine il proletariato russo si eleva a classe dominante. I Soviet che durante la fase di preparazione della rivoluzione avevano svolto un ruolo fondamentale nella mobilitazione e organizzazione delle masse, debitamente trasformati diventano, su indicazione di Lenin, nell'insurrezione contro il potere della borghesia e il governo Kerenski il nuovo apparato del nuovo Stato proletario. I Soviet possiedono, infatti, tutte le caratteristiche già sperimentate dalla Comune di Parigi, per fondare la società socialista, per realizzare la democrazia proletaria, per avanzare verso il comunismo.
Le caratteristiche fondamentali dei Soviet sono: unificare negli stessi organismi le funzioni legislative ed esecutive in modo da dare pratica attuazione alle decisioni prese e allo stesso tempo ridurre drasticamente la gigantesca burocrazia parassitaria tipica dello Stato borghese; dotare le masse operaie e popolari di una forza militare strettamente legata ad esse nella difesa del socialismo; allargare enormemente la democrazia attraverso il sistema della eleggibilità diretta dei rappresentanti del popolo e della loro revoca ogniqualvolta gli elettori non si sentono adeguatamente rappresentati e tutelati. Solo così la direzione del socialismo rimane affidata ai figli migliori del popolo, risulta stimolata e incoraggiata la partecipazione diretta alla vita politica, al governo del paese, delle classi sfruttate e oppresse nel vecchio regime e sono rispettati effettivamente la loro volontà e i loro bisogni. "Rispetto al parlamentarismo borghese - ebbe a dire Lenin a proposito dei Soviet alla vigilia della rivoluzione - ciò rappresenta, nello sviluppo della democrazia, un tale passo avanti da avere un'importanza storica mondiale... Se il genio creatore popolare delle classi rivoluzionarie non avesse creato i Soviet - continuava -la rivoluzione proletaria in Russia sarebbe stata un'impresa disperata, perché, col vecchio apparato, il proletariato non avrebbe potuto certamente mantenere il potere, e creare di colpo un nuovo apparato" 4.
La Rivoluzione d'Ottobre è resa possibile dal maturare delle condizioni oggettive esterne e interne alla Russia e delle condizioni soggettive, politiche e organizzative tra la classe operaia e le masse contadine. Il disastroso conflitto bellico con la Germania iniziato dallo zar e continuato dalla borghesia dopo la rivoluzione democratica del febbraio 1917, che provoca lutti e miseria crescenti tra le masse; la borghesia che salita al potere non rispetta nessuna delle promesse fatte sulla pace, sulla confisca delle terre e la redistribuzione ai contadini che la lavorano, sulle riforme democratiche, e usa il pugno di ferro contro ogni opposizione, in particolare verso i bolscevichi che di questa opposizione rappresentano la punta di diamante. L'insieme di questi fattori aveva creato una situazione rivoluzionaria, prontamente colta dal partito di Lenin e Stalin.
Lenin aveva già individuato in precedenza quali erano i sintomi principali di una crisi rivoluzionaria in assenza della quale è impossibile guidare vittoriosamente le masse all'insurrezione, cioè: un'acuta crisi politica della classe dominante accompagnata dallo scontento e dalla rabbia delle classi oppresse, l'incapacità della borghesia a conservare il dominio con le vecchie forme politiche. In altri termini una situazione in cui gli oppressi e gli sfruttati non vogliono più vivere come prima e sono disposti a battersi con le armi in pugno per liberarsi dalla schiavitù salariata e gli oppressori e gli sfruttatori non possono più governare con i vecchi metodi e non riescono ad avere il consenso per via pacifica e parlamentare delle classi subalterne.
Elemento di non secondaria importanza, che ha assicurato la vittoria della Rivoluzione d'Ottobre, è l'aver considerato e preparato l'insurrezione come un'arte. Una raccomandazione, questa, formulata a suo tempo da Marx. Si tratta in sostanza di: non giocare con l'insurrezione, ma una volta iniziata, andare fino in fondo; nel momento e nel luogo decisivo concentrare forze molto superiori a quelle del nemico che è meglio preparato e organizzato; agire con grande determinazione e passare decisamente all'offensiva; dividere il nemico dai suoi alleati, prenderlo alla sprovvista, cogliere il momento in cui le sue truppe sono impreparate; riportare continuamente dei successi, anche piccoli, per mantenere alto il morale delle masse. A ispirare un tale capolavoro di strategia e tattica sono le famose "Tesi di aprile" (1917) dove Lenin fissa nel suo complesso la linea rivoluzionaria del Partito bolscevico e ne stabilisce i compiti. Troviamo in quelle tesi l'analisi della natura di classe e dei limiti del nuovo potere borghese sostituitosi allo zar con la rivoluzione di febbraio, la denuncia della politica estera imperialista del governo Kerenski che si esprimeva nella continuazione della guerra a fianco delle potenze imperialiste, Inghilterra e Francia, l'esortazione a uscire da una situazione di dualismo di potere (tra il governo borghese e i soviet degli operai e dei contadini) a favore del proletariato e a creare una grande alleanza con la massa sterminata dei contadini poveri.
Gli altri punti riguardano la necessità di procedere tempestivamente verso l'insurrezione proletaria, mettere fine alla guerra devastante con la Germania, dare vita al nuovo Stato sovietico, attuare la riforma agraria e la nazionalizzazione delle banche e dei mezzi di produzione, criticare l'Internazionale socialista scivolata sul terreno del nazionalismo e dello sciovinismo e la proposta di creare l'Internazionale comunista e infine cambiare nome al Partito, da socialdemocratico a comunista. I primi atti del governo operaio e contadino furono, non a caso, il decreto sulla pace per proporre ai governi belligeranti l'immediato inizio di trattative per giungere in breve tempo a una pace giusta (anche se poi il trattato di Brest-Litovsk sarà ipotecato dalle esose pretese dell'imperialismo tedesco) e il decreto sulla terra. Questo decreto abolisce la proprietà privata della terra, confisca le terre demaniali, le tenute, le fattorie, gli allevamenti del bestiame della famiglia imperiale, della corona, dei monasteri e della Chiesa, dei proprietari fondiari (sono esclusi i piccoli contadini) per trasferire tutto ciò allo Stato, alle comunità contadine, a chi lavora la terra. Nazionalizza le ricchezze del sottosuolo minerali ed energetiche, così pure le foreste e le acque.

La Rivoluzione d'Ottobre ha avuto un carattere internazionale
"Le salve della Rivoluzione d'Ottobre - sostiene Mao - ci portarono il marxismo-leninismo" , essa "aiutò i progressisti cinesi e quelli di tutti i paesi ad adottare la concezione proletaria del mondo come strumento per studiare il destino della propria nazione e per esaminare daccapo tutti i loro problemi. Seguire la strada dei russi, questa fu la loro conclusione" 5. Pertanto anche le rivoluzioni di nuova democrazia, antifeudali e antimperialiste diventano "parte della rivoluzione socialista proletaria mondiale" 6.
La Rivoluzione d'Ottobre è una grande vittoria storica del marxismo-leninismo sul revisionismo, il riformismo, il parlamentarismo e il pacifismo, in particolare nei confronti dei partiti socialdemocratici della II Internazionale che fino allora si mascheravano dietro il marxismo svuotandolo di ogni contenuto rivoluzionario. Dopo l'esempio russo, la tesi riformista secondo cui sarebbe possibile nell'era dell'imperialismo giungere al socialismo per via pacifica e parlamentare e nel rispetto della democrazia borghese, si svela per quello che è, un sofisma borghese tendente a tenere schiave le masse nel capitalismo.
Agli scettici Lenin diceva: "poteva sembrare che le immani differenze esistenti tra la Russia arretrata e i paesi progrediti dell'Europa occidentale avrebbero reso la rivoluzione del proletariato in questi paesi assai poco simile alla nostra". L'esperienza invece ha dimostrato, continua, che "alcune caratteristiche fondamentali della nostra rivoluzione non hanno un significato locale, specificamente nazionale, esclusivamente russo, ma un significato internazionale. E non parlo qui di significato internazionale nel senso lato del termine: non alcuni ma tutti i tratti fondamentali e molti tratti secondari della nostra rivoluzione hanno un significato internazionale nel senso che questa rivoluzione esercita un'influenza su tutti i paesi. Mi riferisco qui al senso più stretto del termine: se per significato internazionale si intende la portata internazionale o l'inevitabilità storica che si ripeta su scala internazionale ciò che è avvenuto da noi, bisogna riconoscere un tale significato ad alcune caratteristiche fondamentali della nostra rivoluzione" 7.
La Rivoluzione d'Ottobre non è stata certamente tutta rose e fiori. Prima, durante e dopo il suo trionfo, ha dovuto superare immensi ostacoli materiali, economici e sociali e di organizzazione dello Stato e della società, e ha dovuto combattere all'interno e all'esterno della Russia acerrimi nemici del socialismo. Il Partito bolscevico di Lenin e Stalin e il proletariato russo, per rovesciare lo zarismo e la borghesia, per instaurare e difendere la dittatura del proletariato, hanno dovuto contrastare e sconfiggere gli attacchi degli opportunisti come Trotzki, Zinoviev, Kamenev, Rikov, Bucharin. I quali, nei momenti decisivi della rivoluzione si sono collocati sempre all'opposizione, sono ricorsi al frazionismo all'interno del Partito e hanno organizzato azioni controrivoluzionarie.
Costoro sono stati degli antileninisti per eccellenza. Non avevano fiducia che si potesse conquistare il socialismo in un solo paese, in particolare Trotzki sosteneva che si doveva aspettare lo scoppio simultaneo della rivoluzione in tutti i principali paesi dell'Europa. Erano contrari a lanciare l'insurrezione dell'Ottobre del '17 poiché ritenevano non matura la crisi rivoluzionaria, un dissenso che assunse il carattere del sabotaggio ad opera di Kamenev e Zinoviev alla vigilia dell'azione insurrezionale di Pietrogrado. Ritenevano immaturo il proletariato per dirigere lo Stato socialista e costruire la nuova società, e allo stesso tempo si opponevano all'alleanza tra gli operai e i contadini, ritenendo quest'ultimi indistintamente reazionari. Non capivano niente della tattica, della necessità in determinate condizioni di compromessi e temporanee ritirate, cosicché criticarono da una posizione "ultrasinistra", ma in realtà di destra, la pace di Brest-Litovsk e successivamente la politica della NEP (Nuova politica economica). In sostanza non sopportavano la direzione del Partito comunista e la dittatura del proletariato, erano degli intellettuali che rappresentavano politicamente la borghesia rovesciata e quei nuovi elementi borghesi che si formavano durante la NEP ed illegalmente tra i quadri economici del socialismo. Sconfitti politicamente dal Partito - con la trionfale edificazione socialista dei piani quinquennali - trotzkisti, zinovievisti e buchariniani cominciarono a fare buon viso a cattivo gioco, trasformarono i loro aperti dissensi in occulto conflitto cruento, la dialettica ideologica e politica in cospirazione controrivoluzionaria, perseguirono il sabotaggio industriale e scatenarono la sovversione e il terrorismo antisovietico, fino a diventare strumenti di quella quinta colonna che i servizi segreti hitleriani e degli altri paesi imperialisti infiltravano nell'URSS per espugnare la fortezza socialista dall'interno. Ecco perché si arrivò alla repressione dei controrivoluzionari e ai processi degli anni Trenta, che sradicando un così infimo nemico interno prepararono l’URSS ad affrontare la durissima prova dell’aggressione e invasione della belva nazifascista che venne alfine sconfitta ed annientata.

Gli insegnamenti di Lenin e Stalin sono alla base della linea antimperialista del PMLI
Come s’è detto perché si arrivi allo scoppio della rivoluzione proletaria socialista occorrono che maturino preliminari contraddizioni politiche e sociali sia a livello nazionale - principalmente fra capitale e lavoro – sia su scala internazionale, come quelle tra potenze imperialiste e quelle tra quest’ultime ed i popoli e le nazioni che opprimono e sfruttano in tutti i continenti. Da queste contraddizioni esterne dei Paesi imperialisti nascono le guerre di aggressione che inevitabilmente generano ribellioni e insurrezioni.
I popoli e le nazioni oppresse che insorgono contro l’imperialismo sono già oggettivamente antimperialisti ancor prima che maturino una coscienza politica antimperialista sia dal punto di vista strategico che da quello tattico.
Sintetizzando magistralmente gli insegnamenti del grande Maestro Lenin, nell’opera “Principi del Leninismo” Stalin ci spiega chiaramente che “Il carattere incontestabilmente rivoluzionario dell'immensa maggioranza dei movimenti nazionali è altrettanto relativo e originale, quanto è relativo e originale l'eventuale carattere reazionario di alcuni movimenti nazionali singoli. Nelle condizioni dell'oppressione imperialistica, il carattere rivoluzionario del movimento nazionale non implica affatto obbligatoriamente l'esistenza di elementi proletari nel movimento, l'esistenza di un programma rivoluzionario o repubblicano del movimento, l'esistenza di una base democratica del movimento. La lotta dell'emiro afghano per l'indipendenza dell'Afghanistan è oggettivamente una lotta rivoluzionaria, malgrado il carattere monarchico delle concezioni dell'emiro e dei suoi seguaci, poiché essa indebolisce, disgrega, scalza l'imperialismo, mentre la lotta di certi 'ultra' democratici e 'socialisti', 'rivoluzionari' e repubblicani dello stampo, ad esempio, di Kerenski e Tsereteli, Renaudel e Scheidemann, Cernov e Dan, Henderson e Clynes durante la guerra imperialista, era una lotta reazionaria, perché aveva come risultato di abbellire artificialmente, di consolidare, di far trionfare l'imperialismo”.
“La lotta dei mercanti e degli intellettuali borghesi egiziani per l'indipendenza dell'Egitto - prosegue Stalin - è, per le stesse ragioni, una lotta oggettivamente rivoluzionaria, quantunque i capi del movimento nazionale egiziano siano borghesi per origine e appartenenza sociale e quantunque essi siano contro il socialismo, mentre la lotta del governo operaio inglese (del partito laburista) per mantenere la situazione di dipendenza dell'Egitto è, per le stesse ragioni, una lotta reazionaria, quantunque i membri di questo governo siano proletari per origine e appartenenza sociale e quantunque essi siano 'per' il socialismo. E non parlo del movimento nazionale degli altri paesi coloniali e dipendenti, più grandi, come l'India e la Cina, ogni passo dei quali sulla via della loro liberazione, anche se contravviene alle esigenze della democrazia formale, è un colpo di maglio assestato all'imperialismo, ed é perciò incontestabilmente un passo rivoluzionario”.
Per concludere questo importante argomento sull’aspetto oggettivo dei movimenti antimperialisti Stalin sottolineava che “Lenin ha ragione quando afferma che il movimento nazionale dei paesi oppressi si deve considerare non dal punto di vista della democrazia formale, ma dal punto di vista dei risultati effettivi nel bilancio generale della lotta contro l'imperialismo, cioè ‘non isolatamente, ma su scala mondiale’” 8.
Come ha già da tempo ben chiarito il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI – è certo che “il piccolo borghese ultrasinistro non può certo capire tali indicazioni ideologiche, politiche e tattiche di Stalin perché egli sogna un movimento di liberazione nazionale 'puro' e 'tutto proletario' che non esiste e non potrebbe esistere nella realtà. Ma noi marxisti-leninisti abbiamo certamente imparato la lezione di Stalin e la stiamo mettendo in pratica” 9.
I Paesi e i popoli oppressi dall'imperialismo sono le vittime ed essi vanno appoggiati nella loro lotta di liberazione per l'indipendenza nazionale. Nella loro sacrosanta lotta i popoli oppressi vanno appoggiati indipendentemente dalla loro religione, dal loro ordine di valori e dalla politica delle formazioni che li guidano e che godono della loro fiducia. Indipendentemente dalle concezioni politico-religiose espresse dai loro leader e dai loro combattenti. Tale appoggio non deve ovviamente essere incondizionato ma gestito in modo tattico, applicando correttamente la linea del Fronte unito antimperialista del Partito. I popoli oppressi devono liberarsi dall'imperialismo che li opprime ed i loro Paesi devono conquistare la piena sovranità politica, economica e giuridica. Ottenuta l'indipendenza saranno i popoli interessati a risolvere le loro contraddizioni interne ed a fare i conti con le proprie classi sfruttatrici.
Capito questo basilare principio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao dobbiamo quindi applicarlo all’attuale realtà politica nazionale ed internazionale partendo, per dirla come Lenin, dalla “analisi concreta della realtà concreta” 10.
È proprio da questa analisi scientifica che il PMLI, a partire dal Comunicato dell’UP sull’attentato di Parigi al settimanale satirico islamofobico “Charlie Hebdo”, ha aggiornato la sua linea politica internazionale antimperialista. Un aggiornamento che ha avuto la sua articolata realizzazione durante la storica 5ª Sessione plenaria del 5° Comitato centrale del PMLI, svoltasi a Firenze lo scorso 11 ottobre, dove il compagno Scuderi ha detto: “Una santa alleanza imperialista è nata per combattere e distruggere lo Stato islamico che si oppone all’imperialismo. Ovviamente il PMLI non può farne parte. Il nostro posto naturale è al fianco di chi combatte l’imperialismo che è il nemico comune di tutti i popoli del mondo. Lo Stato islamico non vuole che l’imperialismo sia il padrone dell’Iraq, della Siria, del Medioriente, dell’Africa del Nord e centrale, dell’Afghanistan e dello Yemen. Nemmeno noi lo vogliamo, quindi non possiamo non appoggiarlo”.
Ed ha aggiunto: “Tra noi e lo Stato islamico esiste un abisso incolmabile sui piani ideologico, culturale, tattico e strategico, e non condividiamo tutti i suoi metodi di lotta, atti e obiettivi. Ma un punto fondamentale ci accomuna, quello della lotta senza quartiere all’imperialismo. E’ un punto che supera al momento ogni e qualsiasi altra divergenza, ed è il perno della nostra alleanza antimperialista di fatto”. Inoltre: “L’Italia del nuovo duce Renzi fa parte della santa alleanza imperialista, è presente in armi in Iraq e Afghanistan, ed è pronta a bombardare con i tornado lo Stato islamico nel territorio strappato all’Iraq. Aspetta solo di avere la contropartita cui tiene tanto, quella della guida della missione militare in Libia… Dobbiamo convincere il nostro popolo a rifiutarsi di fare da carne da cannone dell’imperialismo italiano. E in caso di partecipazione dell’Italia a una eventuale guerra mondiale di sollevarsi anche in armi, se occorre, per impedirlo” 11.
Nella suddetta Sessione plenaria del CC l’arduo compito di analizzare nel dettaglio le novità della situazione internazionale e della lotta antimperialista è stato svolto in maniera esemplare dal prezioso rapporto tenuto dal compagno Erne, atteso e studiato con molta attenzione da tutto il nostro Partito. Un rapporto rosso, ben documentato, ricco di dati e dialettica, di respiro congressuale, che fotografa con assoluta chiarezza e semplicità la mutata situazione internazionale, va a fondo in tutte le sue contraddizioni e aspetti più complessi e traccia la conseguente politica estera del PMLI sul solco del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, dell'internazionalismo proletario e dell'antimperialismo. I suoi passaggi principali vanno da quello a sostegno del diritto dei popoli di decidere il proprio destino al sostegno alla lotta del popolo palestinese, dalla richiesta che l'Italia si ritiri senza indugi dalla guerra all'Is alla condanna del razzismo e alla richiesta di spalancare le porte a immigrati e poveri, alla riaffermazione che fame e povertà potranno essere eliminate solo nel socialismo con la distruzione del capitalismo e dell'imperialismo.
Il PMLI ha quindi avuto il merito di chiarire le idee ai sinceri comunisti ed antimperialisti tra i quali imperversa una propaganda fatta di fandonie che vuol fargli credere che lo Stato Islamico sia addirittura creato dall’imperialismo USA, una grossolana balla che ha il fine provocatorio di garantire a - all’intera Santa Alleanza imperialista antiIS - la loro più scarsa opposizione alla sua guerra di aggressione o addirittura ottenere la loro conversione guerrafondaia alla “santa causa” imperialista. Sulle vere creature dell’imperialismo occidentale operanti in Siria è evidente la confusione con il sedicente "Esercito Libero Siriano" nato come creature dell'imperialismo USA, UE e turco, e affiancato dal “Fronte islamico” promosso e finanziato dalle reazionarie monarchie della penisola araba, per abbattere il regime antipopolare di Assad al fine di sostituirlo con uno Stato fantoccio dell’imperialismo targato Nato che si apprestava ad intervenire direttamente per l’ultimo atto definitivo. Evidentemente però lo Stato islamico è un'altra cosa; sarebbe tra l'altro assurdo che gli imperialisti occidentali bombardassero una “loro creatura”!

Il PMLI è forte di una linea autenticamente antimperialista
Va inoltre specificato che l'opposizione all'imperialismo USA e UE non giustifica alcun appoggio all'imperialismo russo del nuovo zar Putin (impadronitosi del regime di Assad divenuto ormai suo vassallo) e al socialimperialismo cinese.
Per questo riteniamo che sia un gravissimo errore da parte di certe forze politiche e movimenti italiani che si definiscono “comunisti” o di sinistra l'appoggio diretto o indiretto all'imperialismo russo atteggiandosi ad “antimperialisti” a senso unico contro il solo imperialismo americano. Alcune di queste organizzazioni si sono lanciate anima e corpo contro il PMLI e la sua autentica linea antimperialista ma trovandosi a corto di valide argomentazioni preferiscono mettersi a fare i pappagalli isterici della propaganda di guerra dell’imperialismo, ripetendo ogni sua sensazionale e infondata calunnia: “l’ISIS stermina i cristiani, stupra le donne, decapita i bambini e infibula le bambine!” ci strillano dietro, senza voler nemmeno discutere, accusandoci di essere complici di tali mostruose barbarie. Abbiamo più volte detto che dello Stato islamico non condividono taluni metodi di lotta, atti e obiettivi. Soprattutto non condividiamo gli atti terroristici contro incolpevoli e innocenti civili e inoltre riteniamo un grave errore l’aggressione contro gli autonomisti kurdi di Rojava che non ha fatto altro che spingerli nell’abbraccio peloso dell’imperialismo USA. Ma detto questo non possiamo far nostre le calunnie guerrafondaie dell’imperialismo!
Ci sono poi i falsi comunisti, all'interno di Rifondazione, “Rete dei comunisti”, partiti e gruppi nominalmente “comunisti”, “autonomi”, “ultrasinistri” trotzkisti vari che sognano sempre di poter estromettere il PMLI dalle manifestazioni, intimidirlo, tappargli la bocca e impedirgli di far giungere alle masse la propria voce antimperialista che si oppone alla loro campagna interventista a favore dell’imperialismo russo che in ultima analisi finisce per sostenere quella di tutta la santa alleanza imperialista contro lo Stato islamico. L’hanno cominciato a fare a Napoli e a Roma aggredendo verbalmente e fisicamente i nostri compagni, strappando, derubando e sputando sopra le nostre bandiere rosse, svelando così la loro reale natura anticomunista di squadristi falsi comunisti, perché mai e poi mai un comunista autentico può sputare su una bandiera rossa con impressa la falce e martello e l’effige di Mao. Questi interventisti filo-imperialisti e falsamente antimperialisti convergono oggettivamente e fanno il gioco della destra imperialista italiana, con alla testa il quotidiano fascista “Il Tempo” di Roma e l’organo berlusconiano “Il Giornale” di Milano, che a proposito del comunicato dell’Ufficio stampa del PMLI dal titolo “Il PMLI appoggia l’IS contro la santa alleanza imperialista”, hanno violentemente attaccato il Partito e istigato la magistratura a reprimerlo.
Onore a voi compagni napoletani e romani! A voi la nostra più sentita e fraterna solidarietà per le aggressioni politiche e fisiche che avete subito per aver coraggiosamente diffuso e difeso la posizione coerentemente antimperialista del PMLI!
Per portare il popolo a sposare la propria politica imperialista i guerrafondai devono giocoforza esaltare la superiorità del sistema politico e dei “valori” occidentali in contrapposizione alla “barbarie” dei combattenti islamici antimperialisti, devono demonizzarli come “tagliagole assetati di sangue”, responsabili dei più efferati e gratuiti crimini ai danni di bambini, donne e innocenti senza mai far emergere le loro ragioni, i loro programmi politici, i contenuti delle loro denunce. Devono rovesciare verità e menzogna. Ecco perché non fanno mai chiarezza su chi sono gli aggressori e invasori e chi invece gli aggrediti e vittime. Nessuno deve sapere le ragioni vere della guerra in atto, qual è la contraddizione principale, che è tra imperialismo e paesi e popoli islamici oppressi. La demonizzazione dello Stato Islamico e degli islamici antimperialisti ricorda da vicino quelle dell’imperialismo britannico contro il movimento islamico di liberazione del Sudan guidato dal “Mahdi” Muhammad Ahmad alla fine dell’Ottocento, o quelle dell’imperialismo fascista italiano contro il movimento islamico di liberazione libico della Cirenaica guidato dal “Leone del Deserto” Omar al-Mukhtar negli anni ’20 del secolo scorso. Credere acriticamente alla campagna mistificatoria e islamofobica dell’imperialismo internazionale contro lo Stato islamico significa, in definitiva, non conoscere i precedenti storici sull’argomento per capire come l’imperialismo ha sempre agito in campo propagandistico nel cercare di convincere le masse ad appoggiare le sue guerre di aggressione e di rapina.
O l'imperialismo o i popoli islamici antimperialisti, non esiste una terza scelta davanti a noi. Che ci piaccia o no i movimenti antimperialisti non potranno mai conformarsi ai nostri desideri e speranze soggettivi perché essi sono il frutto delle contraddizioni e della situazione internazionale attuale, dove l'ideologia e la politica che si richiamano al socialismo non riescono a esercitare alcuna influenza come invece avveniva in passato, quand'era vivo Mao ed esisteva un campo socialista. Il livello di coscienza dei popoli sfruttati e delle nazioni oppresse è regredito al periodo precedente la Rivoluzione d’Ottobre, una rivoluzione proletaria e socialista che trionfò grazie alla guida del Partito bolscevico di Lenin e Stalin ed alla sua giusta linea ideologica e organizzativa, in primis, ed alla sua conseguentemente corretta linea politica nazionale ma anche internazionale coerentemente antimperialista in un contesto in cui la maggioranza dei movimenti antimperialisti erano tali solo oggettivamente e non ancora soggettivamente.
“La Rivoluzione d'Ottobre - disse Stalin - ha scosso l'imperialismo non soltanto nei centri del suo dominio, non solo nelle ‘metropoli’. Essa ha anche colpito l'imperialismo nelle retrovie, alla sua periferia, scalzando il dominio dell'imperialismo nei paesi coloniali e nei paesi dipendenti” 12.
La via dell’Ottobre per la conquista dell’Italia unita, rossa e socialista non può quindi prescindere da una giusta linea antimperialista.
L'imperialismo è nemico di tutti i popoli e quindi deve essere combattuto da tutti gli antimperialisti del mondo, non solo dai popoli direttamente interessati. Il contributo più grande che può dare il popolo italiano è quello di combattere il proprio imperialismo.
Occorre lottare contro l'Unione europea imperialista e contro il governo del nuovo duce Renzi, che è in prima linea sul fronte dell'interventismo militare imperialista. L'Italia deve uscire dall'Unione europea e dalla Nato, chiudere tutte le basi Usa e Nato che sono nel nostro Paese, ritirare i suoi soldati da tutti i Paesi in cui sono attualmente presenti, coerentemente all'articolo 11 della Costituzione, rinunciare a ogni intervento armato all'estero, anche se con l'elmetto dell'Onu e aprire le frontiere ai migranti. Inoltre così eviteremo che gli islamici antimperialisti tocchino il nostro Paese e il nostro popolo con rappresaglie terroristiche. La lotta al governo Renzi, e contro il regime neofascista che sta completando secondo i dettami piduisti, rientra in quest'ottica, come si inserisce appieno nella nostra strategia della via universale rivoluzionaria dell’Ottobre per la conquista del socialismo in Italia!
Si tratta di scegliere tra ideologia borghese e il marxismo-leninismo-pensiero di Mao; tra imperialismo e le nazioni ed i popoli sfruttati ed oppressi; tra i partiti omologati alla vigente dittatura della borghesia neofascista garante del capitalismo e il partito rivoluzionario che vuole instaurare la dittatura del proletariato fautrice del socialismo.
Furono queste le tre scelte fondamentali che portarono alla vittoria il proletariato russo. Queste sono le scelte che deve fare oggi il proletariato italiano se vuol dare una svolta rivoluzionaria alla lotta di classe ed aggiungere, alle crescenti condizioni oggettive scaturite dalla crisi globale del capitalismo, tutte le condizioni soggettive per la vittoria della rivoluzione socialista italiana.
Lo sviluppo nazionale del PMLI dipenderà molto dalla quantità e dalla qualità di operai e rivoluzionari che compiranno oggi e nel prossimo futuro queste tre grandi scelte ideologiche, politiche e organizzative.
Gli insegnamenti della Rivoluzione d’Ottobre brillano come delle stelle e non si spegneranno mai, prima o poi attireranno il proletariato italiano e gli daranno la forza e il coraggio per la grande scalata al cielo. Il socialismo si può conquistare ed è già lì che attende alla prova le giovani generazioni di lavoratori, di studenti, di precari e di migranti.
Come ebbe a dire il compagno Scuderi: “Finché in un solo angolo della Terra vi sarà l’imperialismo e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo la via dell’Ottobre avrà ancora qualcosa da dire, sarà essa che squarcerà le tenebre e guiderà il proletariato verso la luce” 13.
Impariamo da Lenin, da Stalin e dai bolscevichi russi!
Avanti con forza e fiducia sulla via dell’Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Abbasso l'imperialismo e la guerra imperialista!
Onore ai compagni che hanno tenuto testa ai falso comunisti sostenitori dell’imperialismo russo!
Non un passo indietro nel sostegno ai popoli in lotta contro l’imperialismo!
Viva la guerra di liberazione dei popoli e delle nazioni oppressi!
Appoggiamo i movimenti islamici antimperialisti!
Viva l'internazionalismo proletario!
Viva la politica antimperialista del PMLI!
Teniamo alta la bandiera del PMLI quale vessillo dei sinceri e coerenti antimperialisti italiani!
Cacciamo il governo interventista e imperialista del nuovo duce Renzi!
Al servizio del Partito!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
 
Note:
1 - Mao Zedong - Forze rivoluzionarie di tutto il mondo unitevi, per combattere l'aggressione imperialista - novembre 1948.
2 - G. Stalin - Principi del leninismo - aprile 1924
3 - V.I. Lenin - L'imperialismo fase suprema del capitalismo - luglio 1916
4 - V.I. Lenin - Potranno i bolscevichi conservare il potere statale? - settembre 1917
5 - Mao Zedong - Sulla dittatura democratica popolare - 30 giugno 1949
6 - Mao Zedong - Sulla Nuova Democrazia - gennaio 1940
7 - V.I. Lenin - Estremismo, malattia infantile del comunismo - 27 aprile 1920
8 - G. Stalin - Principi del leninismo - aprile 1924
9 - G. Scuderi - Rapporto dell'UP al 3° Congresso nazionale del PMLI - 27 dicembre 1985
10 - V.I. Lenin - Comunismo - 12 luglio 1920
11 - G. Scuderi - Saluto alla 5ª Sessione plenaria del 5° CC del PMLI - 11 ottobre 2015
12 - G. Stalin - Il carattere internazionale della Rivoluzione d'Ottobre - 7 Novembre 1927
13 - G. Scuderi - Rapporto dell'UP al 2° Congresso nazionale del PMLI - 6 novembre 1982

18 novembre 2015