Con atteggiamento imperiale e un'atmosfera iper-nazionalista e militarista
Hollande: la Francia è in guerra. Distruggeremo l'Is. L'Ue intervenga con noi
Il presidente della Repubblica francese chiede al parlamento di estendere per 3 mesi lo stato d'emergenza e di modificare la Costituzione per dare maggior potere al capo dello Stato. Sarà tolta la cittadinanza ai condannati per terrorismo e saranno espulsi gli stranieri ritenuti pericolosi per la sicurezza

 
La barbarie dell'imperialismo non genera altro che barbarie, come gridano i 129 innocenti che hanno tragicamente perso la vita nella strage di Parigi. Ma Francois Hollande, gonfiando il petto e sguainando la spada già grondante di sangue della crociata contro l'IS, ha dichiarato che “non ci sarà nessuna tregua e nessuna sosta”.
Una vera e propria messa in scena in pieno stile nazionalista e militarista preparata nei minimi particolari, dall'ingresso in pompa magna del capo dello Stato attraverso un corridoio di guardie d'onore con atteggiamento imperiale, al canto corale della Marsigliese in chiusura, ha fatto da sfondo alla seduta straordinaria delle due camere del parlamento francese, l'Assemblea nazionale e il Senato, convocate a Versailles lunedì 16 novembre per ascoltare il discorso di Hollande all'indomani degli attacchi di Parigi.
Un discorso che non poteva essere più bellicoso, guerrafondaio e imperialista e che si svolgeva proprio mentre gli aerei da guerra francesi sganciavano una pioggia di bombe su Raqqa, rischiando una nuova strage di civili nella popolata capitale dell'IS. Appena un assaggio di ciò che la Francia si prepara a fare: il presidente della Repubblica ha dichiarato che essa “intensificherà le sue operazioni in Siria” e da giovedì 19 novembre la portaerei “Charles De Gaulle” salperà verso il Mediterraneo orientale per “triplicare le nostre capacità d'azione”.
Nascondendo le mani imbrattate di sangue arabo, Hollande ha rovesciato le responsabilità e giocato la parte dell'aggredito, definendo gli attacchi di venerdì scorso “un'aggressione contro il nostro Paese, contro i suoi valori, contro la sua gioventù, contro il suo modo di vivere”. Solo ora che la sanguinosa barbarie che gli imperialisti hanno inflitto ai popoli arabi e islamici è stata portata da questi ultimi fin dentro i Paesi imperialisti stessi, il presidente francese ha tuonato che “la Francia è in guerra”. Eppure è dal 2001 che essa è in testa a tutte le aggressioni imperialiste contro l'Afghanistan, l'Iraq, la Libia e la Siria e nella guerra contro la resistenza dei popoli di questi Paesi, per non parlare delle sue ingerenze militari in tanti altri Stati africani di cui reclama la paternità nel nome degli ex interessi coloniali. Non è quindi vero, come ha detto Hollande bagnandosi di lacrime di coccodrillo, che l'IS “ci combatte perché la Francia è un Paese di libertà, perché siamo la patria dei diritti dell'uomo”, ma piuttosto perché da quindici anni è un Paese aggressore.
Per distruggere lo Stato Islamico, Hollande ha chiesto una “grande e unica coalizione” (leggi santa alleanza imperialista), comprendente anche la Russia. E ha persino riconosciuto di fatto che l'IS non è semplicemente un gruppo terroristico ma uno Stato vero e proprio, un'ammissione che gli è tornata utile per invocare l'articolo 42-7 del trattato dell'Unione europea secondo cui, se uno Stato membro è aggredito, tutti gli altri devono contribuire alla sua difesa. Su questo gli ha risposto affermativamente la rappresentante esteri dell'UE, Mogherini, il giorno successivo, vincolando tutta l'Unione a seguire la Francia nella sua avventura imperialista.
Hollande non si è lasciato sfuggire la ghiotta occasione per chiedere, fra gli applausi del parlamento, l'estensione dello stato d'emergenza per altri tre mesi. Ma non solo: secondo una modifica della Costituzione chiesta dal presidente, lo stato d'emergenza sarà equiparato allo stato d'assedio, dando quindi al capo dello Stato poteri militari speciali come in caso di guerra. Intanto Hollande ha promesso fumosamente che “le condanne saranno inasprite”, che “i magistrati devono avere più ampio accesso ai metodi d'indagine più all'avanguardia” (sottinteso: violando la privacy e le libertà democratiche borghesi), quindi ha annunciato 5mila posti in più nella gendarmeria e nella polizia, 2mila e 500 nella giustizia e nessun taglio alla spesa militare, perché “considero che il patto di sicurezza del Paese debba prevalere sul patto di stabilità”. Quando si tratta di lavoro, scuola, diritti e stipendi dei lavoratori non si sgarra e si sforbicia senza pietà nel nome dell'austerity, ma quando c'è da foraggiare l'industria bellica e l'apparato repressivo non si bada a spese.
Contestualmente, Hollande ha annunciato che sarà tolta la cittadinanza a chi “rappresenta un rischio dal punto di vista terroristico” e saranno presi provvedimenti per “poter espellere rapidamente gli stranieri che rappresentano una minaccia di particolare gravità per l'ordine pubblico e la sicurezza”. Termini molto fumosi che rischiano di essere usati anche contro semplici sospettati e innocenti, specie ora che la Francia si prepara a blindare le frontiere, perché Hollande ha sì ribadito a parole l'impegno all'accoglienza dei profughi, ma ha poi annunciato una “protezione effettiva delle frontiere esterne” contro chi non avrebbe diritto all'asilo. Non stupisce che l'opposizione di “centro-destra” guidata da Nicolas Sarkozy e persino il Fronte nazionale nazifascista di Marine Le Pen abbiano subito accolto l'appello all'unità nazionale lanciato dal presidente “socialista” francese.
Questa guerra è un crimine orribile di cui i guerrafondai imperialisti sono consapevolmente responsabili. Se non verrà fermata, non porterà che altra barbarie, altri lutti e altra distruzione per i popoli arabi che compongono l'IS, che a loro volta porteranno barbarie, lutti e distruzione ai popoli europei.

18 novembre 2015