Gli attentati terroristici a Parigi e le cause che li hanno generati
Hollande chiede la solidarietà imperialista della Ue che gliela concede

 
"Non dimenticheranno questo giorno, come gli americani l'11 settembre. La Francia manda i suoi aerei ogni giorno in Siria, bombardando bambini e anziani, oggi beve dallo stesso calice", affermava il canale Dabiq France, la rivista francese dello Stato islamico, assumendo la paternità degli attentati terroristici compiuti attorno alle 21,30 del 13 novembre da un gruppo armato in diversi punti di Parigi. Le ragioni dell'attacco erano successivamente spiegate dal comunicato ufficiale dello Stato islamico dove si affermava che la Francia era soprattutto responsabile di "avere colpito i musulmani nella terra del Califfato con i loro aerei da guerra".
Almeno tre gruppi di militanti dello Stato islamico armati di mitra e di una cintura di esplosivo attaccavano lo Stade de France dove era in corso l'incontro di calcio tra la Francia e la Germania a cui assisteva il presidente Hollande, il teatro Bataclan dove era in corso un concerto e diversi bar nei quartieri circostanti. Il locale Bataclan, che appartiene a proprietari ebrei e ospita conferenze e manifestazioni di organizzazioni ebraiche, era già finito nel mirino del gruppo Jaish al-Islam, nel febbraio 2011. Il bilancio degli attacchi terroristici è di 129 morti e di oltre 350 feriti, tra i quali una novantina in gravi condizioni.
È del tutto evidente che questi attentati sono la diretta conseguenza della criminale guerra che la santa alleanza imperialista, della quale fa parte la Francia di Hollande, conduce contro lo Stato islamico, come afferma il comunicato dell'Ufficio politico del PMLI. Che mette in evidenza come "è la barbarie dell'imperialismo che genera barbarie" e che come dopo gli attacchi dell'11 gennaio sempre a Parigi ripete che per evitare questi attacchi "l'unica strada è quella di cessare la guerra allo Stato islamico". Allora Hollande decise di continuare la guerra all'Is, il 16 novembre al Parlamento riunito in seduta Comune a Versailles ha affermato che "la Francia è in guerra" e metteva in moto la rappresaglia a colpi di raid aerei, dalle basi in Giordania e Emirati arabi, inviava la portaerei Charles De Gaulle nel Mediterraneo orientale per accrescere la potenza di fuoco. Con l'obiettivo di "distruggere i terroristi, senza pietà" chiamava alla guerra anche gli altri paesi dell'Unione europea (Ue) attivando l'articolo 42 del Trattato di Lisbona che prevede l'aiuto degli Stati membri al partner aggredito. "La Francia ha chiesto aiuto e l'Europa unita risponde sì", rispondeva a tambur battente l'alto rappresentante per gli Affari Esteri, l'italiana Federica Mogherini, annunciando il sostegno "unanime" del Consiglio Difesa all'attivazione della clausola di difesa collettiva prevista dall'art. 42. La direzione opposta a quella da prendere.
Hollande trovava appoggio dai colleghi imperialisti riuniti nel vertice del G20 di Antalya in Turchia del 15 novembre cui non poteva partecipare. Oltre a mettere al centro la "guerra al terrorismo" al vertice Obama e Putin provavano a chiudere la questione della crisi siriana riguardo il futuro del regime di Assad che finora li vedeva su fronti opposti; il 14 novembre nel secondo incontro a Vienna i negoziatori avevano messo a punto un piano che va dalla necessità di un immediato cessate il fuoco a quella di una transizione politica che parta da una mediazione dell'Onu tra il regime di Damasco e i rappresentanti dell'opposizione, con Assad che tra due mesi potrebbe lasciare. Se l'intesa va avanti Usa e Russia potranno guidare in piena sintonia la santa alleanza contro lo Stato islamico. Per difendere la “nostra civiltà” contro "i barbari", come è dipinto il confronto con lo Stato islamico per conquistare il cosenso dei popoli a una guerra che altro non è che la continuazione dell'aggressione imperialista ai paesi della regione.
I governanti imperialisti hanno la necessità di tenere ben nascoste le cause che hanno generato gli attentati terroristici a Parigi, maturate nelle condizioni di crisi generate dalle aggressioni militari imperialiste nella regione che da decenni come nel caso del popolo iracheno hanno imposto la "nostra civiltà" a colpi di bombe.
Lo mette in evidenza il giudizio di Emergency che, commentando i fatti di Parigi su Facebook, afferma che "vediamo accadere in Europa quello che da anni accade in Afghanistan, in Iraq, in Siria: le nostre scelte di guerra ci stanno presentando il conto di anni di violenza e di distruzione". Fra le rarissime voci che non partecipano alla crociata contro lo Stato islamico registriamo anche quella dell'oncologo Umberto Veronesi che si dichiarava "contrario all'idea di fare guerra all'Is perché violenza chiama violenza" e aggiungeva che "l'Is va ascoltato, le sue ragioni vanno comprese, perché come altre minoranze in Europa e nel mondo chiede una 'patria'".

18 novembre 2015