Il terrorismo dello Stato islamico e quello delle “BR”
Equipararli fa comodo solo ai governi imperialisti

 
Il nuovo duce Renzi, parlando dal G20 ad Antalya, in Turchia, ha affermato che l’Italia “ha sconfitto il terrorismo interno negli anni ’70 e ’80 e le stragi di mafia. Ha la forza per poter affrontare questa fase che stiamo vivendo”. Siccome tutto fa brodo per portare l’opinione pubblica dalla parte della guerra all’IS, i governanti imperialisti non solo rovesciano tutte le responsabilità e giocano la parte degli aggrediti, ma addirittura mescolano insieme cose che non c’azzeccano niente l’una con l’altra per confondere le masse. Vediamo perché.
Da una parte, il terrorismo delle sedicenti “Brigate Rosse” era controrivoluzionario e antipopolare, perché espressione di quella piccola borghesia opportunista, avventuriera e impaziente che pensa di poter sostituire la lotta di classe con atti terroristici di piccolo gruppo. Questo tipo di terroristi, apparentemente “rossi” ma in realtà neri e anticomunisti, sono utilissimi al capitalismo per soffocare situazioni potenzialmente rivoluzionarie, come avvenne infatti nel Settantasette, salvo poi “pentirsi” e tornare all’ovile della borghesia (vedi la fine del loro leader Curcio, riciclato al riformismo, all’elettoralismo e al gandhismo, e compari). Senza poi contare che le “BR” erano manovrate dai servizi segreti italiani, dalla CIA e dal Mossad. Il PMLI ha sempre respinto e condannato il terrorismo delle “BR” (a cominciare dal comizio del compagno Giovanni Scuderi all’Isolotto a Firenze il 25 Aprile 1974) per quello che era: un’arma funzionale alla borghesia reazionaria, fascista e golpista che voleva creare una situazione di panico e instabilità per rimettere la camicia nera all’Italia, come ha dimostrato in seguito la scoperta del “Piano di rinascita democratica” della P2 di Gelli e Berlusconi, che Renzi sta portando a termine.
Quanto all’affermazione sulla mafia: pare proprio che Renzi viva su un altro pianeta se è davvero convinto che la mafia sia stata sconfitta e che le stragi del ’92-’93 siano state fermate da chissà quale azione dello Stato borghese italiano e non dalla famigerata “trattativa”. Comunque, anche in questo caso, il terrorismo eversivo mafioso non ha assolutamente nulla a che fare con il terrorismo antimperalista islamico.
Di tutt’altra natura è infatti il cosiddetto “terrorismo” dello Stato islamico. In quest’ultimo caso si tratta di un’emanazione della resistenza armata all’imperialismo, che finora aveva potuto invadere, bombardare e massacrare i Paesi e i popoli del Medioriente e dell’Africa senza sentirsi minacciato al proprio interno; adesso, invece, ha perso quel vantaggio perché i combattenti antimperialisti islamici gli hanno portato in casa quella stessa guerra che essi subiscono da oltre un decennio. Il loro scopo quando colpiscono i civili dei Paesi aggressori (i morti di Parigi, l’aereo russo sul Sinai, ecc.), è far sentire gli imperialisti insicuri persino nelle loro retrovie e indurli a ritirarsi dai Paesi che occupano o bombardano. È dunque una mistificazione definirli terroristi giacché essi non sono altro che combattenti islamici antimperialisti. Definendoli terroristi i guerrafondai imperialisti e i loro tirapiedi cercano, da una parte, di criminalizzare e demonizzare i propri nemici e, dall’altra, di nascondere che da decenni stanno mettendo a ferro e fuoco Medio Oriente e Nord Africa e ora si trovano a fronteggiare la guerra di resistenza allo Stato islamico, deciso a rispondere colpo su colpo ai loro crimini di guerra. Terroristi sono semmai i governanti russi e francesi che tempestano quotidianamente di bombe città di Raqqa e spacciano per operazioni militari contro lo Stato islamico i loro indiscriminati massacri della popolazione.
Ciò non significa affatto che noi appoggiamo le azioni indiscriminate dei combattenti islamici contro civili innocenti. Anzi, non le condividiamo affatto, perché non torcono un capello ai governanti imperialisti, i quali come s’è visto non hanno alcun riguardo per la vita dei loro popoli e li considerano soltanto carne da cannone per i loro sporchi interessi. Noi agiremmo diversamente, come del resto hanno agito diversamente in passato i movimenti di liberazione nazionale egemonizzati da forze diverse. Tuttavia questo non ci impedisce di capire le ragioni dei combattenti islamici, che ricorrono peraltro agli stessi metodi sanguinari usati dagli imperialisti per terrorizzare le popolazioni di quei Paesi, solo che in questo caso vengono chiamate “azioni umanitarie” dai media nostrani.
Noi vogliamo che queste azioni cessino il prima possibile, ma, come ha spiegato l’Ufficio politico del PMLI nel comunicato del 10 gennaio scorso all’indomani dell’attacco a “Charlie Hebdo”: “Ormai, dall’11 settembre di New York, la guerra di resistenza all’imperialismo, sotto forma di azioni terroristiche, è portata fin dentro i Paesi imperialisti, ed è impensabile fermarla se gli imperialisti non si ritirano dai Paesi che occupano o che controllano”. Concetto ribadito nel comunicato del 14 novembre sugli attentati di Parigi: “Questi attentati, non condivisibili ma comprensibili, sono la diretta conseguenza della criminale guerra che la santa alleanza imperialista, della quale fa parte la Francia di Hollande, conduce contro lo Stato islamico. Ed è facilmente prevedibile che essi continueranno e investiranno tutti i paesi della suddetta coalizione. Per evitarli l’unica strada è quella di cessare la guerra allo Stato islamico”.

25 novembre 2015