Sicilia
Nasce il Crocetta quater falso antimafioso e nemico delle masse
Un'accozzaglia di fascisti e filomafiosi. In giunta insieme al PD, l'UDC, tra cui la segretaria personale di Cuffaro, il PDR di Cardinale, l'NCD
Non diamogli tregua. Difendiamo gli interessi delle masse


Dal nostro corrispondente della Sicilia
Era evidente a luglio, dopo lo scandalo che aveva coinvolto il governatore in persona sul caso Borsellino, che la profonda crisi del Crocetta ter, nato a novembre 2014 e trascinatosi esattamente un anno, non era superata, nonostante il nuovo duce Renzi avesse dato la sua benedizione alla permanenza in carica.
Dietro la crisi si nascondono infatti problematiche strutturali, non risolvibili con un colpo di teatro in stile renziano
Problemi che nascono, in primo luogo, dal radicato atteggiamento ducesco del governatore, ormai arroccato in una gestione sempre più ingiustificata, sfacciata e personalistica del potere e degli snodi di finanziamenti e voti in Sicilia e concentrato nell'allargamento della sua cerchia clientelare a scapito del PD. Nell'ingestibile faida governativa, ormai aperta da mesi, si inserisce la violenta ascesa antidemocratica dei renziani siciliani. All'assalto del governo Crocetta, chiedono sempre più poltrone di spessore, con il fine ultimo di farlo fuori. La reazione a catena investe le altre correnti interne al PD: i franceschinani vengono messi al palo a favore dei renziani e dei cuperliani. Le nuove alleanze “centriste”, che inglobano l'NCD a sostegno di Renzi, chiedono più spazio in giunta. L'UDC non è disposto a concedere un millimetro.
L'immagine di questo scorcio finale del potere di Crocetta, ci rimanda un governatore in fibrillazione politica per risolvere le contraddizioni da lui stesso scatenate, che, mentre più si agita, più finisce imbrigliato nei laccioli da lui stesso tesi. Un governatore sempre più isolato dalle masse, che non sopportano la sua arroganza antipopolare e l'ipocrisia della sua antimafia da salotto, emersa clamorosamente con la vicenda Borsellino e l'inchiesta per mafia nei confronti di Antonello Montante, presidente degli imprenditori siciliani, colui che dettava le linee politiche al governo Crocetta fino almeno al ritiro formale dell'appoggio avvenuto a luglio.

Composizione del Crocetta quater
La frattura tra Crocetta e Confindustria diventa evidente col ritiro a luglio della funzionaria confindustriale, Linda Vancheri, alla guida delle Attività produttive dal 2012. Crocetta se ne infischia del crollo di uno dei pilastri della sua legislatura, va avanti e, dopo aver retto lui stesso per qualche mese l'assessorato, sostituisce Lavancheri con l'interim a Mariella Lo Bello, sua fedelissima.
Crocetta manovra un assessorato chiave tramite il suo braccio destro, già assessore alla formazione e Vicepresidente. Forte accentramento. Ma perché? Fatta salva la smania di potere di Crocetta, la motivazione principale è che il governatore ha interesse, è quasi “obbligato”, a gestire direttamente l'assessorato che nelle ultime settimane è stato al centro del nuovo scandalo in cui è implicato. E' dentro quell'assessorato, infatti, che si è scatenato il terremoto che ha coinvolto i massimi vertici di Confidustria Sicilia, con cui Crocetta è compromesso.
I contorni della vicenda ci mostrano ancora una volta come la mafia in Sicilia abbia la sua mente politica proprio dentro il governo in carica. A parlare è Marco Venturi che, lasciando la direzione di Confindustria “Centro Sicilia”, attacca duramente Antonello Montante, inquisito per mafia, e l'atteggiamento ignavo del presidente nazionale Squinzi. E, andandosene, Venturi ne ha pure per il governatore: "Montante, da diverso tempo portatore di poteri illimitati, domina il sistema di Confindustria, incide in alcuni settori "nevralgici" del Paese e determina le scelte del presidente della Regione siciliana". E sull'uomo che determina le scelte di Crocetta, Venturi racconta di "episodi inquietanti": pretese di lettere riservate dove si chiedeva di certificare il falso, pressioni per condizionare l’azione di pulizia nelle aree industriali e fermare Alfonso Cicero, il presidente dell’Irsap, l’ente che ha sostituito gli undici consorzi industriali. Interviene il presidente dimissionario dell'Irsap: "Crocetta abbia il coraggio di riferire i motivi per i quali mi ha chiamato per incontrarmi nel febbraio del 2014 e nel luglio 2015: mi ha avanzato indicibili richieste. Non mi sentirei per nulla tranquillo a continuare a guidare l’Irsap con un presidente della Regione condizionato anche da altri soggetti": tra i soggetti c'è Montante indagato per mafia.
Crocetta risponde a colpi di querele ma, come già aveva tentato di fare con la sanità dopo lo scandalo delle intercettazioni sulla Borsellino, deve tentare di mettere le mani su un assessorato esplosivo, su cui si gioca la sua permanenza al governo e, forse, ben altro.
I renziani, che tanto si sono agitati in questi ultimi mesi, chiedendo elezioni anticipate, mantengono intatto il loro potere, con tre assessorati di notevole peso: quello all'Economia con Alessandro Baccei. Con lui Renzi ha in mano le chiavi della cassaforte Sicilia. Dell'area maggioritaria del PD, rimane Vania Contrafatto, assessore all'Energia, un settore con il quale l'area del Berlusconi democristiano si assicura interventi milionari a pioggia. Già a luglio Baldo Gucciardi, renziano di ferro, aveva sostituito la Borsellino, considerata di area cuperliana, e messo uno stop ai tentativi del governatore di mettere le mani direttamente sull'assessorato più importante della Sicilia. Il “signore dei voti” del PD trapanese è uno di quelli che garantirà migliaia di voti ai renziani alle prossime regionali.
Nel Crocetta quater entra il cuperliano Antonello Cracolici, come Assessore per l'agricoltura, sviluppo rurale e della pesca mediterranea, che va a sostituire Nico Caleca, area ex-MPA. Ai cuperliani appartiene Bruno Marziano, neo Assessore per l'istruzione e la formazione professionale, che ha lasciato dopo un disastro del boom di disoccupazione la poltrona dell'assessorato al Lavoro. I cuperliani perdono però una poltrona, perché la manager Cleo Li Calzi, inizialmente nominata in giunta come assessore al Turismo, sport e spettacolo deve cedere all'altra area rappresentata dai fedeli dell'ex-segretario Giuseppe Lupo, in progressivo allontanamento da Franceschini e avvicinamento al nuovo duce. Fuori la Li Calzi e dentro Anthony Barbagallo, campione di salto della quaglia ( DC, Partito Popolare Italiano, La Margherita per la Sicilia", Partito Democratico).
Antonio Fiumefreddo, presidente di Riscossione Sicilia, approdato al PD dopo un sostegno a FI, al MPA e al Megafono e vicino al governatore e a Salvatore Cardinale, è inizialmente nominato assessore delle autonomie locali e funzione pubblica, sostituendo l'esponente dell'UDC, Marcella Castonovo, legata all’ex ministro Gianpiero D’Alia, e al sindaco di Catania, Enzo Bianco (PD).
Ma il veto del PD è durissimo. Fiumefreddo rinuncia. L'interim viene assunto dal governatore. E a tutt'oggi Crocetta sta tentando di nominare Luisa Lantieri, UDC, braccio destro ed ex-segretaria del detenuto per mafia Salvatore Cuffaro. Un tentativo di nomina che manda in fibrillazione la coalizione di maggioranza. I renziani, per i quali non è ancora chiusa la partita, minacciano il ritiro del sostegno. Scontentissimo, ovviamente anche Salvatore Cardinale, che potrebbe a breve ritirare il sostegno, anche se intanto rimane in giunta con l'Assessore per il Territorio e l'Ambiente Maurizio Croce, Sicilia Futura, PDR, (Patto dei Democratici per le Riforme), la formazione dell'ex-ministro vicina ai renziani e che si pone l'obbiettivo di un patto strategico con Alfano a sostegno di Crocetta.
Giovanni Pistorio Assessore per le infrastrutture e la mobilità, UDC, va a sostituire Giovanni Pizzo UDC. In realtà, il responsabile regionale dell'UDC, già fondatore nel 2005 del Movimento per l'Autonomia, dal 2007 segretario alla Presidenza del Senato e segretario federale del Movimento per le Autonomie, era già entrato in giunta a fine giugno, come nuovo assessore alla Funzione pubblica. Il suo ingresso aveva sdoganato la presenza di assessori politici in giunta, mettendo fine all'ipocrisia degli esponenti di partito coperti. Ma aveva anche generato una reazione a catena, che avrebbe innescato la crisi finora irrisolta, con l'abbandono di Borsellino.
La fidelizzazione dell'UDC continua con la nomina di Gianluca Miccichè, nuovo segretario regionale del partito dopo Pistorio, all'Assessorato alla famiglia, politiche sociali e lavoro.
Carlo Vermiglio, AP-NCD in tre anni è il quinto assessore per i beni culturali e l'identità siciliana. Fa fuori il franceschiniano Antonio Purpura. Il nuovo assessore è espressione di quel ravvicinamento in prospettiva elettorale tra NCD e UDC. Con lui, anche se non formalmente, Alfano entra nel governo siciliano e partecipa alla spartizione della torta.

Crocetta se ne deve andare
Intanto è stata depositata la mozione di sfiducia al governatore, proposto dai 14 deputati del M5S e firmata anche dagli 8 parlamentari di Forza Italia e dai tre della Lista Musumeci.
Viene discussa mentre scriviamo. Con buona probabilità la mozione in un parlamento ostaggio di Crocetta non sortirà nessun effetto. Certo è che la vicenda politica del governatore è giunta al termine e la spina va staccata. Le cifre sono sotto gli occhi di tutti: il disavanzo da 1,4 miliardi per il 2016, nonostante i micidiali tagli alle masse popolari, i 24 mila forestali che aspettano i fondi per poter tornare al lavoro, i 16 mila precari degli enti locali che attendono gli stipendi dalla Regione, i 12 mila dipendenti degli enti regionali cui manca la certezza dello stipendio a fine mese.
Mentre a Palazzo d'Orleans i partiti borghesi da tre anni giocano a risiko con le poltrone di governo, il tasso di disoccupazione passa dal 19% al 22%.
Al suo governo, al PD, a Renzi e al parlamento che lo hanno sostenuto, dobbiamo il record della disoccupazione, soprattutto giovanile, della cassa integrazione, dell'emigrazione e della miseria, il degrado delle strutture pubbliche, i crolli delle autostrade e delle scuole, la svendita dell'isola alle strategie militari degli Usa e della Nato, alle compagnie petrolifere.
Ammesso che Crocetta possa venire fuori dalle contraddizioni scatenate nella cupola di governo, la verità è che ha miseramente fallito agli occhi delle masse popolari e se ne deve andare! Dietro la sua antimafia di facciata insieme ai suoi “compagni di viaggio”, da Montante, a Helg, ha tessuto intrecci di interessi milionari di stampo mafioso, di voti e clientele, esattamente come facevano Cuffaro e Lombardo, ma mostrando un totale disinteresse verso i problemi della masse popolari, i diritti e le regole della democrazia borghese. Per rimanere attaccato alla poltrona ha restaurato il potere dei filomafiosi dell'UDC in Sicila, cui assomiglia sempre di più, ha tirato dentro il governo il fascista Alfano. Crocetta è forma che lo spregiudicato, vessatorio, ipocrita, violento e antipopolare regime neofascita di stampo piduista renziano ha preso in Sicilia.
Che le masse lavoratrici, tra cui i precari, i pensionati, i disoccupati, gli studenti, i sindacati e i movimenti, le forze politiche, sociali, culturali e religiose antifasciste, antimafiose, democratiche e progressiste facciano propria la battaglia per cacciare via Crocetta, falso antimafioso e affamatore delle masse siciliane.
La soluzione però non è certo quella di sostituire a quello di Crocetta l'apparato clientelare dei renziani in ascesa. Alle prossime elezioni regionali bisogna sfiduciare e delegittimare con una valanga di voti astensionisti i partiti e le istituzioni del regime capitalista, neofascista e mafioso, che hanno ridotto la Sicilia alla miseria, adottando la proposta del PMLI di costituire le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo fondate sulla democrazia diretta, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari.

2 dicembre 2015