È giusto trasformare il natale in una festa laica nelle scuole e rifiutare la visita del vescovo

Le cronache delle scorse settimane sono state dominate dallo stillicidio contro la “cancellazione del Natale” nella scuola “Garofani” di Rozzano (Milano), dove il preside Marco Parma, secondo quanto riportato dai giornali, avrebbe annullato il concerto natalizio e rimosso i crocifissi dalle aule a seguito degli attacchi di Parigi del 13 novembre.
Apriti cielo! Non poteva esserci occasione più ghiotta per la destra fascio-leghista e cattolica, con in testa Salvini che ha parlato di “favore ai terroristi”, prima di presentarsi, insieme a Forza Italia e Fratelli d'Italia, davanti alla scuola incriminata armato di presepi. L'ex ministro dell'istruzione Gelmini, che ha ostentato il canto cattolico tradizionale “Tu scendi dalle stelle”, ha parlato di “rinuncia alle nostre radici” e l'assessore berlusconiano all'istruzione della Regione Lombardia Aprea ha chiesto provvedimenti disciplinari. Ma il governo non ha voluto essere da meno: Renzi è intervenuto personalmente parlando di “preside in cerca di provocazioni”, seguito dalla ministra dell'Istruzione Giannini e dal sottosegretario Faraone. Ma anche dalla sindaco di Rozzano, Barbara Agogliati (PD), che ha preso subito le distanze. Infine Parma, nonostante la solidarietà di tanti insegnanti e genitori, non ha retto e si è dimesso.
Tutto, ovviamente, è stato ingigantito mediaticamente ad arte per criminalizzare un legittimo e coraggioso tentativo di rivistare il Natale in chiave laica, nel rispetto dei non credenti e dei fedeli di altre religioni non cristiane. Il preside della “scuola del Natale negato” (come ha scritto la Repubblica del 29 novembre con toni tragici) infatti non aveva fatto altro che respingere la richiesta di due mamme di insegnare canti religiosi ai bambini, preferendo un percorso improntato sulla laicità e sull'inclusione dei bambini non cattolici. Non aveva inoltre rimosso nessun crocifisso, semplicemente assente nelle aule da anni, come dovrebbe essere in ogni istituto della scuola (teoricamente) pubblica e laica italiana.
Un'altra scuola è finita contemporaneamente nel mirino della criminalizzazione dei media di regime: si tratta dell'istituto primario “San Donato” di Sassari, colpevole di avere annullato la visita prenatalizia del vescovo Paolo Atzei, per via dell'alto tasso di studenti non cattolici (non “musulmani”, come titolato da certi giornali). Per farci un'idea di chi stiamo parlando, Atzei, vicepresidente della Conferenza episcopale sarda, è noto per le sue “lezioni di omofobia” impartire lo scorso 19 novembre agli studenti di un liceo di Cagliari, dove espresse la fantasiosa tesi secondo cui “la maturità sessuale si raggiunge solo nell'eterosessualità” e attaccò l'adozione per le coppie gay. Sulla vicenda è intervenuto il Movimento omosessuale sardo: “Abbiamo sempre rispettato tutte le religioni e spesso ci troviamo a difendere i musulmani dalla nuova ondata di razzismo che li ha investiti, pur consapevoli che l'Islam ci condanna quanto e più del cattolicesimo. Ma il rispetto, sconosciuto in questo periodo di terrorismo mediatico e non solo militare, presuppone conoscenza delle diverse realtà e non indottrinamento religioso”.
L'offensiva della destra fascio-leghista deve essere respinta. La scuola pubblica deve essere rigorosamente laica e aconfessionale, rispettare gli atei e gli aderenti a tutte le confessioni religiose, educare alla scienza, alla pace, alla multiculturalità e alla conoscenza del mondo in tutte le sue sfaccettature e differenti culture, non veicolare la versione unilaterale, oscurantista e retrograda della Chiesa. Chi agita lo spauracchio dell'islamizzazione o della distruzione delle “radici cristiane” vuole in realtà che la Chiesa cattolica mantenga il suo dominio culturale e il suo canale privilegiato per l'educazione delle nuove generazioni.
Va inoltre ricordato che il 25 dicembre non fu sempre celebrato come il Natale cristiano, ossia la natività di Gesù. I cattolici degli albori, infatti, mentre occupavano fisicamente i templi pagani trasformandone molti in luoghi del nuovo culto (il Pantheon di Roma è un esempio per tutti), si appropriavano anche delle feste che erano già diffuse fra la popolazione. Inizialmente si trattava della festa della luce a ridosso del solstizio d'inverno. Lo stesso Natale cambiò nel corso dei secoli, mischiandosi con altre usanze: per esempio, il presepe si diffuse solo in età medievale e l'abete del caratteristico “albero di Natale” viene dalla tradizione nordica, segnatamente dal culto celtico del “divin fanciullo”. L'usanza di scambiarsi i regali, oggi associata a Babbo Natale che a sua volta viene da San Nicola, trarrebbe origine dall'usanza romana di donarsi reciprocamente cibo e altri oggetti come augurio per il nuovo anno. Stesso discorso si potrebbe fare per altre feste come la Pasqua, che sostituisce la tradizione pagana di festeggiare la primavera e la fertilità della terra dopo l'arido inverno.
D'altra parte i riti, le norme e in generale la cultura cattoliche furono imposte e mantenute nel corso dei secoli dai vari governi feudali e borghesi per mantenere il potere, perché costituivano quell'efficace oppio dei popoli così saggiamente denunciato da Marx, ma non possono assolutamente essere fatte passare come “nostra” cultura e “nostre” tradizioni, appartenenti a tutti e inclusive per tutti. Pur avendo marcato oggettivamente lo sviluppo della storia italiana, non hanno nulla da spartire con le lotte del nostro popolo per il progresso e l'emancipazione sociale, cui hanno partecipato e partecipano tuttora anche masse di cattolici di sinistra, ma che sono sempre osteggiate dalla Chiesa e dai suoi servi politici.
Per negare alla Chiesa cattolica quel monopolio culturale che si è arrogata senza alcun diritto, e nel rispetto degli atei, dei non credenti e degli appartenenti a tutte le altre fedi religiose, trasformare il Natale in una festa laica è non solo giusto, ma anche doveroso. Così come è giusto e doveroso respingere con fermezza le ingerenze della Chiesa nella scuola pubblica e quindi rifiutare le visite di sacerdoti e prelati per catechizzare gli studenti.

9 dicembre 2015