Mentre sostiene la balla che l'Italia non è in guerra
Renzi manda altri 450 soldati in Iraq
Obama: “L'Italia sta aumentando il suo impegno contro l'IS”

L'Italia invierà altri 450 soldati in Iraq, in aggiunta ai 750 già presenti sul posto. Lo ha annunciato il nuovo duce: "L'Italia non sarà solo in Afghanistan, Libia, Kosovo, Iraq ma anche con una operazione importante nella diga di Mosul”.
Il pretesto infatti è quello di intervenire sulla diga, che “rischia il crollo con la distruzione di Bagdad”. A detta di Renzi, “Un'azienda di Cesena ha vinto questa gara”. Si tratta della ditta Trevi, una di quelle che, nell'Iraq devastato dall'invasione imperialista, ha fatto tanti quattrini, oltre 100 milioni di dollari, con sei impianti di perforazione. In realtà, la ditta non avrebbe ancora vinto alcun appalto, sul quale anzi c'è ancora la spietata concorrenza dei tedeschi che, come la ditta italiana, intendono subentrare nei lavori agli USA, che invece vorrebbero scaricare un impianto pericolosissimo, e conteso dall'IS, per il quale hanno già speso 30 milioni di dollari. Renzi è disposto a raccogliere la patata bollente in un territorio ad appena 30 km dalle postazioni IS.
Un affare per i predono imperialisti italiani che vogliono partecipare alla spartizione della regione e non certo per le masse popolari italiane. Per una diga fatiscente, contesa dall'IS, dai curdi e dai tedeschi, e senza un appalto vinto che, comunque frutterebbe all'Italia solo una minima parte dei soldi spesi nella missione, Renzi invia le truppe d'occupazione in un territorio in guerra! Non torna neanche il fatto che il governo italiano spenda lacrime di coccodrillo sulle condizioni disastrate e sui pericoli della diga di Mosul, quando invece se ne infischia altamente della pericolosità di tante autostrade che vengono giù, scuole, acquedotti e ponti pericolanti, che incombono sulla popolazione italiana. Basti dire che proprio ieri è tornato a rompersi l'acquedotto che alimenta Messina e parte della popolazione è di nuovo senza acqua. La più urgente missione “umanitaria” andrebbe fatta per consolidare le strutture italiane. E non lo diciamo per disprezzo verso la popolazione irachena, ma nel loro interesse, oltre che nel nostro, perché sappiamo che per Renzi la diga è solo un pretesto in appoggio alla massiccia operazione interventista che si sta preparando in Iraq, con il contributo "molto apprezzato" persino da Obama, che non ha mancato di rimarcare come l'Italia stia “aumentando il suo impegno contro l'IS”.
Dietro lo sbandierato pretesto umanitario, si nasconde dunque un vero e proprio interesse strategico imperialista per la regione, che prevede la presenza e dunque l'occupazione militare di un vasto territorio della provincia di Mosul, una delle roccaforti dell'Is, peraltro in un territorio dove la maggior parte della popolazione sostiene lo Stato.
Calpestando sprezzantemente la Costituzione, Renzi ha imposto la decisione di entrare di fatto in guerra con l'IS senza mai far votare il parlamento italiano, il cui ruolo risulta, anche da questa occasione, completamente svuotato ed esautorato.
Un atto gravissimo che si ripercuote pesantemente sulle masse popolari con una guerra imperialista che esse non vogliono e dovranno pagare pesantemente. Tanto per fare alcune cifre, la missione con cui l’Italia è già impegnata in Iraq, iniziata ad ottobre 2014, quattro mesi dopo la presa di Mosul da parte dell'IS, è la più costosa all’estero. Per sostenerla nel 2015 sono stati stanziati oltre 200 milioni di euro. L'aggiunta di questo nuovo contingente rischia di raddoppiare almeno la spesa a carico delle masse popolari italiane e senza che esse si siano in alcun modo pronunciate.
E peraltro l'entrata in guerra dell'Italia e l'aggressione imperialista di Renzi allo Stato islamico nel suo territorio potrebbe avere come diretta conseguenza proprio lo scatenarsi della risposta militare dell'IS sul territorio italiano.
È la barbarie dell’imperialismo che genera barbarie, lo ha detto a chiare parole il comunicato stampa dell'UP del PMLI il 14 novembre a seguito degli attentati di Parigi.
Ora Renzi getta la maschera e si schiera accanto a Obama e Hollande in prima fila nell'alimentare la barbarie imperialista contro l'IS e i popoli della regione.
E allora, che le masse popolari italiane, gli operai e gli studenti in testa, si oppongano decisamente alla guerra all'IS, comunque mascherata, in quanto preannuncia soltanto altri lutti e distruzioni ai popoli arabi ed europei e ricchezza per gli sciacalli imperialisti. La soluzione l’ha indicata con chiarezza e lungimiranza il comunicato del 14 novembre scorso dell'Ufficio politico del PMLI: per evitare la guerra in casa “l'unica strada è quella di cessare la guerra allo Stato islamico”.
 

23 dicembre 2015