10 arrestati per voto di scambio, favori alle ditte delle 'ndrine e appalti gonfiati in tutta Italia
L'ex sottosegretario PD Meduri arrestato per gli appalti truccati Anas
Il procuratore Pignatone denuncia “la quotidianità della corruzione”

C'è anche l'ex sottosegretario PD alle Infrastrutture Luigi Meduri fra i 10 dirigenti e funzionari Anas arrestati il 22 ottobre su ordine del Giudice per le indagini preliminari (Gip) del Tribunale di Roma Giulia Proto nell'ambito dell'inchiesta “Dama nera”, alias Antonella Accroglianò, la dirigente Anas “capo e promotore indiscusso" di tutto il mercimonio.
Insieme a Meduri e Accroglianò sono finiti in manette altri 4 fra dirigenti e funzionari Anas della Direzione generale di Roma, 3 imprenditori, titolari di aziende appaltatrici di primarie opere pubbliche, e un avvocato. Si tratta di Oreste De Grossi (capo del servizio incarichi tecnici della condirezione generale tecnica), Sergio Serafino Lagrotteria (dirigente area progettazione e nuove costruzioni); i funzionari Giovanni Parlato e Antonino Ferrante, l'avvocato catanzarese Eugenio Battaglia gli imprenditori catanesi Concetto Logiudice Bosco, Francesco Domenico Costanzo e Giuliano Vidoni. 31 sono invece gli indagati a piede libero.

La “cellula criminale”
Tutti facenti parte, secondo gli inquirenti, della “cellula criminale” che aveva un “diffuso rapporto di connivenza in tutta Italia” e che, come nei contesti mafiosi, utilizzava i pizzini per scambiarsi le informazioni “in modo da non lasciare traccia degli accordi corruttivi” che avvenivano all’interno della direzione generale dell’Anas, la più grande stazione appaltante pubblica d’Italia e un giro di tangenti accertate di oltre 200 mila euro utilizzate per “muovere” appalti del valore di centinaia di milioni tramite “un sistema collaudato, tutt’altro che episodico”.
Le ipotesi di reato sono: associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e voto di scambio. Secondo l'indagine la “Dama nera”, coadiuvata dalla sua banda, ha chiesto all'”oscuro faccendiere” Meduri di aiutare la carriera politica del fratello, Galdino Accroglianò, candidato nelle liste dell’Udc in Calabria a novembre 2014, offrendo in cambio assunzioni all'Anas.

Lo scambio di favori
Ma tra i faldoni dell'inchiesta spunta anche un "non meglio individuato ministro". A tirarlo in ballo nel corso di un'intercettazione ambientale è proprio la “dama nera” che durante la conversazione sottolinea come gli imprenditori catanesi avessero risolto diversi problemi, grazie all'intermediazione di Meduri: "il quale – sottolinea il Gip - li aveva agevolati attraverso l'organizzazione di un incontro con un non meglio individuato ministro".
Secondo gli inquirenti: "Meduri era l'interfaccia politica di Accroglianò. In ballo c'era un pacchetto di voti a sostegno della candidatura del fratello al consiglio regionale della Calabria nel novembre 2014. La contropartita per la mancata elezione nelle liste dell'Udc sarebbe stata nell'intenzione della Accroglianò un importante incarico in una società partecipata dalla Regione Calabria... A fronte di queste richieste Meduri chiedeva da un lato l'assunzione di due geometri in Anas, con lo sfruttamento di una azienda pubblica come meccanismo clientelare per favorire assunzioni. Dall'altro lato si poneva come intermediario con imprenditori arrestati, Costanzo e Bosco, rispetto al ritardo nel pagamento delle tangenti" come ad esempio è successo per la gara da 145 milioni per la realizzazione della variante di Morbegno, in Lombardia dove gli investigatori del Gico hanno documentato almeno sei passaggi di denaro, dal dicembre 2014 all’agosto 2015, per un totale di circa 150 mila euro di mazzette.
In un’altra gara a Palizzi (Reggio Calabria) la “dama nera” ha “consigliato” ai titolari dell’impresa aggiudicataria di subappaltare alcune opere a ditte contigue ai clan. La Accroglianò infatti da una parte chiedeva l’assunzione di operai e geometri; dall’altra esercitava “pressioni inequivoche affinché la fornitura del calcestruzzo e il movimento terra, attività notoriamente di interesse quasi esclusivo delle cosche della `ndrangheta in quei territori, venisse affidato ad una persona di sua fiducia”.

Il ruolo di Meduri
Non a caso il Gip accusa Meduri di aver svolto anche il ruolo di esattore delle mazzette per conto dei vertici Anas quando incontrano difficoltà con alcuni imprenditori che versano in ritardo le tangenti per gli appalti. "Meduri ha certamente una funzione di supporto non indifferente - scrive il Gip nelle oltre 100 pagine di misura cautelare - dal momento che lui stesso richiama gli imprenditori ai loro illeciti doveri ove gli stessi versino in ritardo sui pagamenti. è la stessa Antonella Accroglianò che dice di aver recuperato una delle tranche corruttive grazie a Meduri al quale lei si rivolge quando 'quelli' spariscono. E d'altra parte il suggerimento di - stringerli ai fianchi - per recuperare il danaro proviene proprio dal politico". Il quale, a sua volta, chiede che la Accroglianò "si interessasse per far assumere all'Anas due geometri da lui raccomandati".
Insomma Meduri, Accroglianò e i loro sodali ai vertici dell'Anas “prendevano soldi da tutto ciò che poteva essere trasformato in denaro”. Mazzette che, stando alle intercettazioni, erano state ribattezzate con nomi innocui come “ciliegie”, “libri”, “topolini”, “medicinali antinfiammatori”.
Non a caso, il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, nel commentare le risultanze dell'inchiesta ha parlato di: "sensazione deprimente della quotidianità della corruzione... La principale indagata, chiamata la 'dama nera', va in ufficio per lavorare - ha aggiunto Pignatone - ma il suo lavoro è gestire il flusso continuo della corruzione: c'è la borsa sempre aperta, arriva qualcuno e ci mette una busta. Tratta pure male i collaboratori, che non sono ritenuti all'altezza nell'avere a che fare con gli imprenditori per riscuotere le mazzette. La sensazione della lettura di queste carte è la quodidianità della corruzione vista come cosa normale".

Mazzette come medicine
In particolare Pignatore si riferisce alle innumerevoli intercettazioni in cui Accroglianò chiama più volte “medicinali”, le mazzette degli imprenditori, che nascondeva nell'appartamento della madre. A casa della donna i finanzieri hanno infatti trovato ben nascosti 70mila euro, ritenuti proventi dell'attività corruttiva. Non a caso il Gip parla di "immorali principi" che ispiravano Accrogliano' e che stavano alla base dei "propositi illeciti" con alcuni suoi sodali. "Speriamo di tenerci forte, come abbiamo fatto fino ad adesso e di fare tutti un saltino in avanti per poterci aiutare... Perchè quello è poi lo scopo, capito? Io sono stata abituata in questo modo... chi cresce, chi fa un salto in avanti, si porta gli altri dietro... questa è la scuola" frequentata dalla Accrogliano' e dalla sua banda di corrotti ai vertici dell'Anas. Le incertettazioni, ambientali e telefoniche, confermano che la “dama nera” ricopriva "il ruolo di capo e promotore indiscusso" dell'organizzazione. La regola madre, per tutto il gruppo tangentizio, era una sola: "se viaggi da solo non fai niente, chi ha cercato di viaggiare da solo poi l'hanno azzoppato".

Il vecchio volpone PD
Un mercimonio di favori e tangenti in cui il ruolo dell'esponente piddino Meduri appare a dir poco paradossale e grottesco: coinvolto fino al collo, proprio lui che ha ricoperto il suo incarico di sottosegretario dal maggio 2006 al maggio 2008, durante il secondo governo Prodi e con Antonio Di Pietro ministro. Presidene della Regione Calabria dal gennaio 1999 all'aprile 2000. Membro dell'assemblea nazionale del PD e parlamentare fino al 2006.
73 anni, reggino, Meduri è un vecchio volpone della politica di lunghissimo corso. Laureato in giurisprudenza, giornalista pubblicista, ha iniziato la sua carriera come funzionario dello Stato prima e della Regione poi. Militante della defunta Democrazia Cristiana, nel 1975 fu eletto consigliere comunale a Reggio Calabria, carica mantenuta fino al 1990, ricoprendo in diverse fasi l'incarico di assessore comunale alla Pubblica Istruzione ed alla Cultura. Nel 1990 il grande salto alla Regione, con l'elezione in Consiglio regionale per la Democrazia Cristiana. Poi l'ingresso in giunta, come assessore regionale con deleghe al Lavoro, alla Formazione professionale ed alla Pubblica Istruzione. Numerosi gli incarichi amministrativi ricoperti nel partito dello scudo crociato.
Dopo il dissolvimento dello scudo crociato sotto i colpi di Tangentopoli, aderì al Partito Popolare Italiano. Nelle elezioni regionali del 1995 fu nuovamente consigliere regionale per poi essere eletto segretario dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale. Il 22 gennaio del 1999 divenne Presidente della Regione Calabria, a seguito di un ribaltone che determinò la sostituzione della maggioranza di centrodestra, fino ad allora guidata dal forzista Giuseppe Nisticò, e l'elezione di un nuovo governo regionale di “centro-sinistra”, presieduto da Meduri e sostenuto dai partiti dell'Ulivo. In occasione delle elezioni regionali del 2000 risultò nuovamente eletto consigliere regionale, carica lasciata nel 2001, quando fu eletto nelle liste dell''Ulivo alla Camera dei deputati, nel collegio uninominale di Locri (Rc). Ritentò la scalata al parlamento nel 2006, questa volta al Senato, con la Margherita ma non fu eletto, riuscendo ciononostante a ottenere il ruolo di sottosegretario alle Infrastrutture, nel secondo governo guidato da Romano Prodi, aderendo successivamente al Partito Democratico.

23 dicembre 2015