Importanti istruzioni del presidente Mao
Ottobre 1975-gennaio 1976

La lettera di Liu Bing e altri dall’Università Qinghua parla di Chi Qun e della giovane Xie.1 Ho l’impressione che le ragioni dietro questa lettera non siano oneste e che la speranza sia di rovesciare Chi Qun e la giovane Xie. Il bersaglio della loro lettera sono io. Ma trovandomi a Pechino, per quale ragione non è stata inviata direttamente a me, ma mi è stata consegnata tramite Xiaoping2?
Xiaoping è dalla parte di Liu Bing. Il problema emerso alla Qinghua non è un fatto isolato, è invece il riflesso della lotta fra le due linee attualmente in corso.
Nella società socialista esiste la lotta di classe? Cosa significa “prendere le tre direttive come asse”3? Stabilità e unità non vogliono dire che la lotta di classe è scomparsa: la lotta di classe resta l’asse attorno a cui ruota tutto il resto. Su tale questione, Stalin commise un grave errore. Lenin, al contrario, affermò che la piccola produzione produce capitalismo ogni giorno e ogni ora. Lenin diceva che, mantenendo il diritto borghese, quello che si stava costruendo era uno Stato borghese senza capitalisti. Anche noi stiamo costruendo uno Stato di questo tipo, che non differisce molto dalla vecchia società: pensiamo ai livelli di classificazione, al sistema salariale a otto livelli, alla distribuzione secondo il lavoro svolto, allo scambio attraverso la moneta. Servono soldi per comprare il riso, per comprare il carbone, per comprare l’olio e per comprare la verdura. Il sistema salariale a otto livelli non tiene assolutamente conto delle diverse circostanze.
Nel 1949 dicemmo che la contraddizione principale all’interno del Pase era la contraddizione fra il proletariato e la borghesia. Tredici anni dopo abbiamo parlato nuovamente del problema della lotta di classe e la situazione ha cominciato a migliorare. Cos’è stata la Grande Rivoluzione culturale? È stata lotta di classe! Liu Shaoqi5 parlava dell’estinzione della lotta di classe, ma lui non si era estinto e voleva proteggere il suo gruppo di rinnegati e duri a morire. Lin Biao voleva rovesciare il proletariato con un colpo di Stato. La lotta di classe si è dunque estinta?
Perché alcuni non hanno una visione chiara delle contraddizioni esistenti nella società socialista? La vecchia borghesia non esiste forse ancora? La piccola borghesia non è forse qualcosa che ciascuno ha visto in quantità? Non esistono forse anche molti intellettuali che non si sono trasformati? L’influenza della piccola produzione, la corruzione, la speculazione e la corsa al guadagno non si avvertono forse dappertutto? Le vicende delle cricche antipartito di Liu e Lin non hanno forse colpito profondamente tutti? Il problema sta nel fatto che, se si appartiene alla piccola borghesia, sarà facile scivolare ideologicamente a destra. Costoro finiscono per diventare i rappresentanti della borghesia, eppure dicono di non avere una visione chiara delle contraddizioni di classe!
Alcuni compagni, soprattutto alcuni compagni anziani, sono ideologicamente ancora fermi alla fase della rivoluzione democratico-borghese. Non capiscono, sono in contraddizione o addirittura combattono la rivoluzione socialista. Nei confronti della Grande Rivoluzione culturale esistono due posizioni: da una parte c’è chi si ritiene insoddisfatto, dall’altra c’è chi vuole chiudere i conti, chiudere i conti con la Grande Rivoluzione culturale.
Perché Lenin non si fermò? Dopo la rivoluzione democratica, gli operai e i contadini medio-bassi non si sono fermati, ma hanno continuato a volere fare la rivoluzione. Ciononostante, un gruppo di membri del Partito non era dell’idea di proseguire e alcuni sono arretrati, combattendo la rivoluzione. Come è potuto avvenire? È che erano diventati dei grossi burocrati e volevano difendere i privilegi della grande burocrazia. Avevano delle belle case, automobili e stipendi elevati, ma non solo, avevano anche del personale al loro servizio; se la spassavano persino meglio dei capitalisti. La rivoluzione socialista gli è piombata in testa. Durante il periodo della cooperazione agricola, nel Partito si sollevarono voci contrarie; quando si è trattato di criticare il diritto borghese, sempre loro si sono tirati indietro. Facciamo la rivoluzione socialista, eppure non si sa dove sia la borghesia: è proprio nel Partito comunista, sono quei dirigenti del Partito avviatisi sulla via capitalista. Costoro continuano a percorrerla.
Fra cent’anni bisognerà ancora fare la rivoluzione? E fra mille anni? Bisognerà sempre fare la rivoluzione. Ci sarà sempre chi si sentirà oppresso: ai piccoli burocrati, agli studenti, agli operai, ai contadini, ai soldati non piace quando qualcuno di grossa stazza fa il prepotente con loro, quindi vorranno ancora fare la rivoluzione. Riuscite a immaginare la scomparsa di ogni contraddizione fra diecimila anni? Come sarebbe possibile ciò? Esse continueranno ad esserci.
Riguardo la Grande Rivoluzione culturale, come sintesi si può dire che la linea è stata giusta, ma vi sono stati dei difetti. Ora quelli che dobbiamo studiare sono proprio questi difetti. Il bilancio è di 7 a 3: 70% di successi e 30% di errori, ma su questo non c’è unanimità. Durante la Grande Rivoluzione culturale sono stati commessi due errori: primo, il volere rovesciare tutti; secondo, la guerra civile totale. Fra i “tutti” che sono stati rovesciati, alcuni era necessario che fossero rovesciati, come le cricche di Liu e Lin. Altri, però, sono stati rovesciati erroneamente, come molti compagni veterani, i quali comunque hanno commesso degli errori che è possibile criticare. Sono più di dieci anni che non abbiamo un’esperienza bellica, quindi la guerra civile totale, in cui sono stati tirati fuori i fucili, alla quale ha partecipato la stragrande maggioranza e in cui si è combattuto un poco, vale anch’essa come un’occasione per temprarsi. Tuttavia, i pestaggi a morte e il mancato soccorso dei feriti, tutto questo è stato sbagliato.
I compagni anziani, fra i quali io sono il più anziano, non vanno sottovalutati. Essi hanno ancora qualche utilità. Verso le fazioni ribelli occorre essere magnanimi e comprensivi, non è possibile “scalzarle” completamente e su qualsiasi cosa. Talvolta hanno fatto degli errori, ma noi compagni anziani non ne facciamo mai? Ne facciamo tanti quanti ne fanno loro! Occorre prestare attenzione alla triplice combinazione degli anziani, individui di mezza età e giovani. Alcuni compagni anziani fra i settanta e gli ottant’anni non hanno più alcuna responsabilità, non sono al corrente su molte cose e sono come gli abitanti della sorgente dei fiori di pesco: “non sanno nulla degli Han, figurarsi dei Wei e dei Jin”6. Alcuni sono stati attaccati e covano molto risentimento e rabbia. Da un certo punto di vista ragionevole, possiamo capirli, ma non devono scaricare la loro rabbia sulla grande maggioranza o sulle masse, né addossare la responsabilità a chi li ha contrastati. Zhou Rongxin7 e Liu Bing accusano la maggioranza, vogliono capovolgere i verdetti, ma la grande maggioranza non li segue. Fra le ventimila persone della Qinghua, il loro isolamento è pesante.
In passato, le materie studiate presso queste università non erano molto utili e i programmi venivano dimenticati. L’utilità si riduceva nell’avere acquisito un po’ di cultura, nel saper leggere e scrivere i caratteri e, in certi casi, nel saper scrivere libri. Io per primo molti libri li ho letti successivamente, e anche molte conoscenze naturali non si acquisiscono nelle aule universitarie, come l’astronomia, la geologia e la pedologia. Il vero talento non si impara studiando all’università. Confucio non frequentò mai nessuna università, senza contare Qin Shi Huang, Liu Bang, l’imperatore Wu di Han, Cao Cao, Zhu Yuanzhang8: nessuno di loro frequentò mai nessuna università. Non bisogna essere superstiziosi verso l’università. Gorkij fece appena due anni di scuola elementare, Engels si fermò alla scuola media, Lenin fu espulso dall’università prima di potersi laureare.
Una volta che si entra all’università, non si vuole più appartenere alla stessa categoria degli operai, ma si vuole ascendere all’aristocrazia operaia. Ma sono gli operai e i contadini comuni che fanno progressi ogni giorno. I veri eroi sono le masse, mentre noi siamo infantili e ridicoli, me compreso. Capita spesso che chi sta ai livelli inferiori superi chi sta ai livelli superiori, che le masse superino i dirigenti, che i dirigenti non siano all’altezza dei lavoratori comuni, perché sono lontani dalle masse e non hanno esperienza pratica. Non c’è forse chi dice che gli studenti universitari non sono all’altezza dei lavoratori? Ebbene, io dico che io stesso non sono all’altezza dei lavoratori. Alcuni sono sulle posizioni della borghesia e si oppongono alla trasformazione degli elementi borghesi; non vanno forse trasformati anche loro?
Tutti devono trasformarsi, me compreso, voi compresi La classe operaia deve trasformare ininterrottamente se stessa nel corso della lotta, altrimenti alcuni elementi degenereranno. Il Partito laburista inglese è reazionario, come la Federazione americana del lavoro e l’URSS.
Al momento il grande dibattito deve svolgersi principalmente nelle università e nei settori ad essa collegati, non bisogna creare dei contingenti, a partire dalla dirigenza del Partito. Non bisogna colpire l’industria, l’agricoltura, il commercio e l’Esercito. Comunque, prima o poi dovrà estendersi. Adesso il livello delle masse è più elevato, non praticheranno l’anarchismo, non rovesceranno tutti, non si verificherà una guerra civile totale. Oggi, invero, la Qinghua e la Beida stanno camminando sulla strada giusta, sotto la direzione del Comitato universitario del Partito, dei Comitati di facoltà e delle cellule. In passato non fu così, ci fu l’anarchismo di Kuai Dafu e Nie Yuanzi9. La situazione oggi è relativamente stabile.
Alcuni compagni anziani vanno aggiornati e aiutati, altrimenti commetteranno nuovi errori. All’inizio della Grande Rivoluzione culturale, lo Henan svolse un’assemblea di aggiornamento per i segretari dei comitati distrettuali e di contea; fu l’atteggiamento giusto, tanto che l’80% dei segretari distrettuali e di contea non fu rovesciato. Ritengo che si debba lavorare ancora con le assemblee di aggiornamento, chiamare tre rappresentanti da ogni provincia, assicurarsi che partecipino gli anziani, gli individui di mezza età e i giovani, nella loro triplice combinazione. I giovani devono essere dei buoni elementi, non gente del tipo di Kuai Dafu e Nie Yuanzi. Vanno svolte assemblee di aggiornamento anche per i giovani, altrimenti pure loro rischieranno di sbagliare.
Propongo che nei prossimi due anni si studi un po’ di filosofia e un po’ di Lu Xun. Nello studio della filosofia, è possibile leggere la Storia del pensiero cinese antico e la Breve storia della filosofia cinese di Yang Rongguo10.
Così è la Cina. Dobbiamo criticare Confucio, ma c’è chi non sa nulla di lui. È possibile studiare Su Confucio di Feng Youlan, Critica del pensiero pedagogico di Confucio di Feng Tianyu11, e in effetti lo scritto di Feng Tianyu è miglior di quello di Feng Youlan. Va bene anche leggere le parti delle Dieci critiche del vecchio Guo in cui si venera il confucianesimo e si combatte il legismo.
Istruzioni distribuite con circolare del CC del PCC del 3 marzo 1976.
 
 
NOTE
 
1. Lettera scritta principalmente da Liu Bing, allora vicepresidente del Comitato rivoluzionario dell’Università Qinghua e vicesegretario del Comitato universitario del PCC, per colpire la rivoluzione dell’istruzione nel suo ateneo tramite un attacco rivolto contro Chi Qun e Xie Jingyi, rispettivamente segretario e vicesegretaria del Comitato universitario. Liu Bing era allora un uomo di Zhou Rongxin, il ministro dell’Istruzione, che voleva cancellare la Rivoluzione culturale nel settore dell’educazione, secondo la politica antisocialista del “riordino” di Deng. Questo attacco fu l’occasione per avviare il grande dibattito sulla rivoluzione dell’istruzione, che portò ben presto alla caduta di Zhou.
2. Benché Mao si trovasse a Pechino, Liu Bing e soci gli fecero pervenire la loro lettera tramite canali clandestini, probabilmente per tenerla segreta: essi ricorsero al Ministero dell’Istruzione, che a sua volta la fece avere a Deng tramite il suo alleato Hu Qiaomu, direttore dell’Ufficio di studi politici del Consiglio di Stato.
3. In un discorso alla conferenza dell’industria dell’acciaio del maggio 1975, Deng aveva affermato che nel lavoro attuale occorreva “prendere le tre direttive come asse”; per “tre direttive” si intendeva tre direttive lanciate da Mao nel corso del 1974, ossia lo studio della teoria della dittatura del proletariato, la stabilità e il miglioramento dell’economia. Successivamente, l’Ufficio di studi politici del Consiglio di Stato, controllato dai denghisti, produsse il documento Sull’asse generale di tutte le attività del Partito e dello Stato, per promuovere questa politica. Così facendo, Deng sul piano ideologico voleva sminuire la lotta di classe per giustificare l’attacco alla Rivoluzione culturale e la restaurazione del capitalismo.
La storiografia revisionista cinese afferma che, grazie alla politica di Deng, in pochissimi mesi l’economia cinese assistette a un incremento miracoloso, giustificato da dati gonfiati e decontestualizzati. Su questo punto, Alessandro Russo, studioso della Rivoluzione culturale e professore dell’Università di Bologna, ha scritto: “Per mostrare l’efficacia delle politiche di ‘riordino’ per il 1975, i biografi di Deng citano una crescita del PIL del 11,9% rispetto al 1974, e del 15,1% nell’industria. Lasciando da parte il problema della precisione delle statistiche governative cinesi, che sono controverse, specie per quegli anni, è improbabile che questa straordinaria performance economica fosse il risultato di politiche immediate che, in pochi mesi, sarebbero state in grado di spazzare via l’anarchia pressoché endemica che Deng e il suo gruppo denunciavano nei discorsi e documenti della primavera del 1975. I dati sulla crescita economica del 1975 sono probabilmente accurati, ma questi risultati sarebbero stati impossibili senza una solida base strutturale e un alto livello di stabilità organizzativa. […] Benché questo punto sia citato solo di rado, è assodato che l’economia cinese nel decennio della Rivoluzione culturale fu abbastanza solida: la crescita media del PIL per gli anni 1967-1976 è stimata al 7,1%. […] Inoltre, dopo il 1969, non solo i gravi ‘disordini’ (intesi come violazione dell’‘ordine pubblico’ e coinvolgendo le autorità di polizia) furono molto rari in Cina, ma fu anche possibile raggiungere un notevole incremento nella produzione[.] Non andrebbe sottovalutato il fatto che l’alto livello del coinvolgimento politico degli operai creò un senso di responsabilità, di autodisciplina e di attaccamento personale alla fabbrica, che costituì un fattore organizzativo molto importante”.
4. L’errore cui Mao si riferisce è legato alla tesi che Stalin sostenne per un certo periodo circa l’estinzione delle classi e della lotta di classe nel socialismo realizzato. Lenin aveva previsto con lungimiranza che “L’abolizione delle classi è il risultato di una lotta di classe lunga, difficile, ostinata, la quale, dopo l’abbattimento del potere del capitale, dopo la distruzione dello Stato borghese, dopo l’instaurazione della dittatura del proletariato, non scompare, […] ma cambia soltanto le sue forme, diventando sotto molti aspetti ancora più accanita” (Saluto agli operai ungheresi , 27 maggio 1919). Successivamente, lottando contro chi (come Bucharin) predicava l’integrazione dei capitalisti nel socialismo, Stalin difese la tesi leninista sostenendo che l’abolizione delle classi poteva avvenire solamente “attraverso una lotta di classe accanita del proletariato” (Della deviazione di destra nel Partito Comunista (bolscevico) dell’URSS , aprile 1929). La realizzazione del socialismo lo portò però all’erronea conclusione secondo cui, insieme al modo di produzione capitalistico, in URSS “tutte le classi sfruttatrici, in tal modo, sono state liquidate” (Sul progetto di Costituzione dell’URSS , 25 novembre 1936). In realtà la borghesia non era scomparsa e continuava ad operare, da una parte mantenendo la sua influenza nella sovrastruttura ideologica e culturale del Paese, dall’altra tramite i suoi agenti annidati nel Partito comunista stesso; Stalin stesso, alla fine degli anni ’30, lottò duramente contro le sue forme organizzate, cioè le cricche di Trotzki, Kamenev, Zinoviev e Bucharin, e in seguito riconobbe autocriticamente che quella formulazione “non era precisa, non era soddisfacente” (Problemi economici del socialismo nell’URSS , febbraio-settembre 1952). L’idea secondo cui la borghesia si era estinta favorì l’ascesa dei revisionisti capeggiati da Krusciov, che restaurarono il capitalismo in URSS dopo il XX Congresso del PCUS nel 1956. Su questa base, Mao elaborò la teoria della continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato.
5. Liu Shaoqi (1898-1969) fu vicepresidente del CC del PCC dal 1956 al 1966 e presidente della Repubblica dal 1959 al 1968, quando fu destituito ed espulso dal PCC per essere il principale dirigente revisionista al potere in Cina, colui che aveva promosso politiche volte a restaurare il capitalismo ed aveva represso le masse nei primi giorni della Rivoluzione culturale. Fu riabilitato da Deng Xiaoping nel 1980.
6. Espressione idiomatica cinese che gioca sui nomi di dinastie succedutesi.
7. Zhou Rongxin (1917-1976) era allora il ministro dell’Istruzione della Repubblica popolare cinese, eletto il 17 gennaio 1975 dalla I Sessione della IV Assemblea popolare nazionale. Esecutore della politica di Deng sul campo dell’educazione, fu criticato e deposto fra la fine del 1975 e l’inizio del 1976. La direzione del Ministero venne assunta da una squadra di lavoro composta da operai.
8. I personaggi storici citati da Mao furono i capostipiti di dinastie regnanti nel corso della storia dell’impero cinese. Fra loro, Qin Shi Huang fu l’unificatore della Cina e suo primo imperatore.
9. Kuai Dafu (1945-in vita) e Nie Yuanzi (1921-in vita) furono importanti dirigenti delle guardie rosse delle università di Pechino, che svolsero un ruolo importante nei primi anni della Rivoluzione culturale, ma poi si montarono la testa e promossero l’anarchismo e il frazionismo, venendo per questo inviati a rieducarsi rispettivamente in una fabbrica ed in una comune agricola.
10. Yang Rongguo (1907-1978) fu un’importante personalità accademica cinese e studioso di filosofia. Durante la Rivoluzione culturale passò un periodo di studio presso una scuola quadri “7 maggio”, poi diede un contributo importante alla critica di Confucio. Allora ricopriva l’incarico di presidente della facoltà di filosofia dell’Università Zhongshan di Guangzhou.
11. Feng Youlan (1895-1990) fu un filosofo e pedagogo cinese. Già professore all’Università di Pechino, il suo idealismo fu criticato agli inizi della Rivoluzione culturale, poi nel 1973 partecipò al gruppo della grande critica dell’Università Qinghua e dell’Università di Pechino e scrisse diversi saggi contro il confucianesimo. Feng Tianyu (1942-in vita) era allora un giovane professore dell’Università normale di Wuhan.

30 dicembre 2015