Una manovra da 35 miliardi
La legge di stabilità non risolve il problema della povertà e della disoccupazione
Acqua fresca per il Mezzogiorno. Mance elettorali su casa, cultura e sicurezza. Beffati i lavoratori pubblici, sgravi per le imprese
Tagli alla sanità e alle regioni

Il 22 dicembre il Senato ha approvato in via definitiva la legge di Stabilità 2016, manco a dirlo col solito sistema del voto di fiducia su un unico maxiemendamento del governo comprendente tutte le modifiche approvate alla Camera, così da evitare il voto articolo per articolo. Le modifiche apportate attraverso emendamenti al testo originale varato due mesi prima dal governo consistono in gran parte di misure marchetta per soddisfare, secondo la vecchia e sperimentata logica democristiana dell'“assalto alla diligenza”, gli appetiti degli scherani del governo e delle cosche parlamentari e relative clientele.
Ma soprattutto consistono di altre mance elettorali, come quella da 2,6 miliardi sulla sicurezza e la cultura, che vanno ad aggiungersi e a rafforzare quelle già esistenti sull'abolizione della Tasi e la riduzione dell'Imu, sull'elevamento del limite per i pagamenti in contante da 1.000 a 3.000 euro e sui corposi sgravi fiscali per diversi miliardi alle imprese. Il che ha fatto salire il totale della manovra da 28,6 a 35,4 miliardi, finanziati per metà in deficit, aumentando dall'1,4% al 2,4% il rapporto deficit/pil e scontando un aumento del pil nel 2016 dell'1,6%, tutto da dimostrare. E per l'altra metà da tagli alla sanità e alle Regioni e alla Spending review sulla spesa statale, vale a dire tagli lineari alle risorse di tutti i ministeri, più qualche spicciolo dal condono agli esportatori di capitale (“voluntary disclosure”) e dai gestori delle sale giochi.

Un Robin Hood per i ricchi
Quello del nuovo duce Renzi è un gioco dei bussolotti, col quale punta da una parte a rastrellare a man bassa voti a destra con una politica fiscale di mance elettorali ai più abbienti, agli evasori, alle imprese, alle scuole private, alle “forze dell'ordine” e ai diciottenni al primo voto, e dall'altra prendendo le risorse dalla sanità, dalle Regioni, dalla spesa statale per i servizi pubblici sociali e assistenziali, ossia facendone pagare il conto ai lavoratori e alle masse popolari più povere e disagiate, come un Robin Hood alla rovescia. Uno sporco gioco di cui fa parte integrante anche il rinvio al 2017 della stangata da 16,8 miliardi di aumenti delle aliquote Iva e delle accise e di taglio delle detrazioni fiscali (per lavoratori dipendenti, spese mediche, ecc.), già concordato con le autorità europee e che avrebbe dovuto scattare quest'anno, ma che resta sempre sospeso sulla testa delle masse. Anche perché non è scontato che la Commissione europea approvi tutte le furbate di Renzi sui conti della manovra.
A fronte di ciò la legge di Stabilità di Renzi non concede che briciole ai pensionati, agli esodati e ai poveri, e non dà praticamente nulla per il Mezzogiorno e i disoccupati, se non i crediti di imposta per chi investe al Sud e assume col Jobs Act senza tutele, che servono solo ad arricchire i padroni senza creare vera occupazione. Proprio il giorno dopo l'approvazione della legge, l'Istat ha diffuso i dati sull'occupazione che denunciano un aumento record dei contratti a termine, schizzati nel terzo trimestre 2015 al massimo storico di 2 milioni e 560 mila. E secondo uno studio di tre economisti italiani, tra gennaio e ottobre 2015 l'incidenza dei contratti a tempo determinato sul totale è salita, mentre è scesa corrispondentemente quella dei contratti a tempo indeterminato. E questo nonostante le vanterie di Renzi sull'efficacia del Jobs Act, tanto che nel raffronto tra il terzo trimestre 2015 e quello 2014 il saldo tra gli aumenti di dipendenti a tempo determinato e indeterminato è di 130 mila unità a sfavore di quest'ultimo.
Che cosa aspettano le direzioni sindacali a proclamare uno sciopero generale nazionale di 8 ore con manifestazione a Roma sotto Palazzo Chigi per cacciare via Renzi e il suo governo neofascista, interventista, filopadronale, antioperaio e piduista?

Misure marchetta
“Chi parla di marchette ha nostalgia del passato, invece la Stabilità è un'inversione di marcia, è piena di notizie concrete, che le polemiche sulle banche hanno oscurato: giù le tasse e difesa dei più deboli”. Parola di Renzi. Ed eccole allora alcune delle misure marchetta inserite all'ultimo tuffo nel maxiemendamento del governo.
Aumentati di 23 milioni i finanziamenti alle scuole private, 3 in più del preventivato, che così salgono a 228 in totale. 4 milioni in più l'anno anche per le accademie non statali di belle arti e 1 milione per le scuole italiane non statali all'estero. Eliminata la supertassa sugli yacht di lusso sopra i 14 metri messa da Monti nel “salva Italia” del 2011. Via anche il balzello previsto dal fisco per i contratti di compravendita dei calciatori. Arrivano poi 8mila euro di incentivo alla rottamazione dei camper e la moratoria per i contenziosi fiscali ai concessionari privati delle spiagge demaniali. Salvato il Gran Premio di F1 a Monza, che sarà finanziato dall'Aci in quanto “evento sportivo di rilievo nazionale e internazionale”. Resa strutturale l'agevolazione Iva per i marine resort, equiparati ai campeggi.
E poi, a pioggia, 70 mila euro l'anno per tre anni per il museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata, 500mila euro all’istituto Suor Orsola Benincasa e alla fondazione Pagliara di Napoli, ma anche al museo Maxxi di Roma. 10 milioni per il Comitato istituzionale paritetico per i problemi della minoranza slovena, 12 milioni per il comune di Campione d’Italia (“in considerazione delle particolari condizioni geo-politiche”), 10 milioni per la proroga della convenzione tra il ministero dello Sviluppo economico e Radio Radicale, e così via. Passato anche un “emendamento Sisal”, che riduce il prelievo del ministero delle Finanze e aumenta il payout ai giochi che abbiano avuto un calo almeno del 15% annuo nell'ultimo triennio, che secondo M5S è fatto apposta per il Superenalotto.
Approvato anche il fondo “umanitario” di 100 milioni per risarcire con un'elemosina i truffati delle quattro banche salvate dal governo, tra cui Banca Etruria in cui è coinvolta la famiglia della ministra Boschi. Sono invece saltate per eccesso di indecenza altre proposte come la deroga dall’obbligo di Valutazione di Impatto Ambientale per il nuovo aeroporto di Firenze, deroga che avrebbe fatto molto comodo al trio Renzi-Nardella-Carrai; così come la proroga a tutto il 2016 del contratto della gestione del sistema di tracciabilità dei rifiuti Sistri alla Selex, società di Finmeccanica gestita da un renziano doc. Stop anche al finanziamento di un milione per la fondazione RomaEuropa, gestita dalla moglie del deputato Pd Marco Causi.

Tagli a sanità e Regioni
Bloccato da due anni a 110 miliardi, nel 2016 il Fondo sanitario sale a 111 miliardi, col che Renzi si vanta di averlo aumentato di un miliardo, mentre in realtà lo ha tagliato di ben 4 miliardi. Infatti per l'anno prossimo il Fondo avrebbe dovuto aumentare a 115 miliardi, come stabilito dal patto per la salute. E siccome il Fondo dovrà restare fermo a 111 miliardi per tutto il prossimo triennio, e il bilancio delle Regioni è costituito per l'80% dalla spesa sanitaria, queste dovranno tagliare 3,9 miliardi nel 2017e altri 5,4 nel 2018, più 1 miliardo a carico delle Regioni a statuto speciale.
Non ci saranno le 6000 assunzioni per far fronte alla sentenza della corte europea contro i turni di lavoro massacranti negli ospedali italiani, che pure il ministro Lorenzin aveva promesso per scongiurare il recente sciopero nella sanità, manco a dirlo reperendo i soldi dallo stesso fondo sanitario nazionale attraverso gli “efficientamenti”. Si ricorrerà invece a contratti flessibili fino a luglio, prorogabili fino a ottobre, in attesa di stabilire i bisogni effettivi da coprire poi tramite un concorso straordinario, ma solo per il 50% dei precari.

Briciole a pensionati, esodati, poveri, Mezzogiorno
Invece della vagheggiata promessa dell'estensione degli 80 euro ai pensionati c'è solo l'elemosina dell'allargamento della no-tax area, portandola da 7.750 a 8.000 euro come per i lavoratori dipendenti, ma solo per gli ultra settantacinquenni. 4,1 milioni di pensionati avranno così 49 euro medi a testa l'anno: 4 euro in più al mese! La misura doveva scattare dal 2017, ma è stata anticipata a quest'anno. Tanta generosità si spiega pensando che le risorse vengono prese dal fondo sociale per l'occupazione e la formazione. In compenso ci sono tagli a patronati e Caf, anche se in misura ridotta rispetto ai previsti 150 milioni.
Approvata anche la settima (e ultima) salvaguardia per gli esodati. Ma riguarda solo 26.300 persone, mentre la stessa Inps ne conta 49.500. Per Renzi e Poletti gli altri 23.200 non esistono.
Per il Mezzogiorno, poi, non c'è un bel nulla: a meno che non si voglia immaginare di equiparare il misterioso “masterplan” per il Sud, promesso la scorsa estate da Renzi in risposta al disastroso rapporto Svimez, alla miserevole elemosina del credito di imposta per quattro anni alle aziende che investono in macchinari e impianti nel Meridione. O al prolungamento di un anno delle detrazioni fiscali piene per i contratti Jobs Act.
Per l'aiuto ai poveri è stata confermata la social card per le famiglie con almeno tre figli minori ma, sorpresa, non consentirà di fare la spesa ma darà solo il diritto a sconti in negozi convenzionati.

Beffati i dipendenti pubblici
Per il rinnovo dei contratti dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici scaduti da 6 anni ci sono solo 200 milioni. Una mancia da 7,8 euro lordi a testa, meno di 5 euro netti! Con in più la beffa che con tale “aumento” chi già beneficiava del bonus di 80 euro potrebbe superare la soglia massima e perderne il diritto.
In compenso c'è una nuova stretta sul turn over: fino a tutto il 2018 la spesa per l'assunzione di personale non dirigenziale a tempo indeterminato non potrà superare il 25% di quella sostenuta per i dipendenti pensionati nell'anno precedente. Ai ministeri si chiede un “efficientamento” (leggi tagli lineari) da 3,7 miliardi, più 216 milioni nel 2016 e 700 nel biennio successivo di “risparmi” sugli acquisti centralizzati. La Spending review (ovvero i tagli alla spesa) ammonta in totale a 7,3 miliardi solo per il 2016.
Dopo la mobilitazione degli ultimi giorni e le proteste dei sindacati, i lavoratori delle Province incassano il ricollocamento in altri uffici pubblici di Comuni e Regioni per i primi due anni, ma poi, dal 2017, scatteranno le procedure di mobilità.

Mance elettorali su Tasi, Imu, contante a 3000 euro
La cancellazione della Tasi sulla prima casa toglie 3,5 miliardi di finanziamenti ai comuni, che non si sa ancora quando e come verranno rimborsati dal governo. Renzi la voleva cancellare anche per le abitazioni di lusso (dato che anche questi proprietari votano), ma dopo l'ondata di indignazione popolare che ne è seguita, ha deciso di mantenere la tassa su castelli e ville di superlusso. In compenso ha trovato lo stesso il modo di strizzare l'occhio all'elettorato più abbiente, che può godere di una riduzione del 50% dell'Imu (il governo voleva il 100%, ma non è passato) sulle seconde case se date in comodato a figli o parenti fino al secondo grado, anche nello stesso comune di residenza dove il proprietario possiede già una prima casa. Possibile anche comprare la prima casa in leasing, come l'automobile.
Un altro segnale all'elettorato di destra Renzi l'ha lanciato ammiccando all'area dell'evasione e dell'elusione fiscale, con l'innalzamento da 1.000 a 3.000 euro del limite per i pagamenti in contante. Vale anche per pagare gli affitti (rigorosamente in nero, ovviamente), ma non per riscuotere le pensioni e per i money transfer (potrebbero servire ai “terroristi”). Per zittire le critiche ha poi fatto aggiungere nel maxiemendamento la possibilità di pagare con bancomat e carte di credito anche i caffè e i parchimetri: surreale!

Mance elettorali su sicurezza e cultura
Il piano demagogico-elettoralistico di Renzi per combattere il “terrorismo” attraverso nuovi stanziamenti per la sicurezza, la cultura e i giovani, aumenta da 2 a 2,6 miliardi. Saranno finanziati in deficit aumentando dal previsto 2,2% (già molto ottimistico) al 2,4% il rapporto deficit/pil, scontando un via libera da parte della Ue, ancora tutto da dimostrare, al pari di quello concesso alla Francia per la lotta “antiterrorismo”. Di conseguenza il saldo da finanziare dell'intera legge sale dagli iniziali 28,6 miliardi a 35,4 miliardi.
Per la sicurezza è stato stanziato un miliardo, incluso il bonus da 80 euro al mese per gli appartenenti alle “forze dell'ordine” che superavano il tetto per averne già avuto diritto come dipendenti pubblici. Altre risorse sono destinate in particolare al settore della Difesa. Istituito anche il credito d'imposta (15 milioni) per favorire l'acquisto da parte di cittadini di impianti di videosorveglianza elettronica.
Via libera anche al bonus elettorale di 500 euro per i diciottenni (quelli che, guarda caso, votano per la prima volta) da spendere in libri, cinema, musei ecc., a cui si aggiungono 1.000 euro una tantum per l'acquisto di strumenti musicali per gli studenti dei conservatori (si veda articolo a pag. 3), e la destinazione del 10% dei proventi della Siae ad attività per la promozione della “creatività dei giovani autori”.

Generosi sgravi alle imprese
Saltata la riduzione dell'Ires per il 2016, rinviata al 2017 perché l'extra-deficit dello 0,2% è servito a Renzi per finanziare il più redditizio pacchetto elettorale “sicurezza-cultura”, le imprese si dovranno “accontentare” di incassare la cancellazione dell'Imu e dell'Irap agricola per 600 milioni, altri 500 milioni per l'Imu sui macchinari imbullonati, 831 milioni di sgravi per le assunzioni nel quadro del Jobs Act, 433 milioni per la detassazione dei premi di produttività e soprattutto 800 milioni l'anno fino al 2023 di super-ammortamenti al 140% del valore degli investimenti: un'occasione ghiotta, tra l'altro, per occultare i falsi in bilancio. Ci sono infine 208 milioni di sconto fiscale di Irpef al 10% su salari derivanti da accordi aziendali legati alla produttività.

5 gennaio 2016