Approvato il Collegato Ambientale alla Legge di Stabilità 2016
Per l’ambiente, ancora fumo negli occhi
Nessuna certezza di finanziamento per il riciclo né tagli alle fonti fossili. Nella Legge non c’è traccia di misure anti-smog per le città ma arrivano sostanziosi incentivi per grandi impianti a biomasse

Il Collegato ambientale, in realtà ddl sulle “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” è stato approvato la scorsa settimana in via definitiva alla Camera con 169 sì, 32 no e 11 astenuti. Si chiude così un percorso legislativo travagliato, se considerato che il ddl in questione è nato come “collegato ambientale” alla legge di Stabilità del 2014 ed ha trovato la sua affermazione solo insieme alla varata Legge di Stabilità 2016, ben due anni dopo.

Il “Collegato Ambientale” alla Legge di Stabilità 2016
L’art. 56, tra le "Disposizioni in materia di interventi di bonifica da amianto" prevede l’istituzione di un credito d’imposta al 50% per la bonifica con un "limite di spesa complessivo di 5,667 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019", potrebbe far pensare a risorse fresche, anche se molto limitate vista la portata del problema nel nostro Paese. Purtroppo non una parola sul dove poi l’amianto rimosso dovrà esser conferito: oggi i moduli dedicati nelle discariche, anche quando previsti, assai raramente vengono realizzati a causa della paradossale contrarietà delle comunità locali, e così l’amianto già presente sul territorio rimane in discariche a cielo aperto o viene spedito all’estero, con costi ambientali ed economici esorbitanti.
A titolo d’esempio, nell’art. 15 si parla ad esempio di "appositi accordi e contratti di programma" che il ministero dello Sviluppo economico e quello dell’Ambiente possono (non devono) stipulare, e per stabilire il livello degli incentivi "anche di natura fiscale" si rimanda a un decreto che dovrebbe arrivare tra altri 6 (!) mesi;
La legislazione nazionale, per la prima volta nella storia, fa riferimento agli incentivi per l’acquisto di prodotti derivanti da materiali riciclati senza però dare alcuna certezza di finanziamento; a titolo d’esempio, nell’art. 15 si parla di "appositi accordi e contratti di programma" che il ministero dello Sviluppo economico e quello dell’Ambiente possono, e non devono, stipulare. Inoltre per stabilire il livello degli incentivi "anche di natura fiscale" si rimanda a un decreto che dovrebbe arrivare tra altri 6 mesi.
Nel ddl torna poi l’illusione di far funzionare lo strumento degli acquisti pubblici verdi (Gpp) già da anni presenti nella normativa nazionale, senza prevedere sanzioni per gli inadempienti.
Per incrementare la raccolta differenziata e il riciclaggio (art. 23) si chiede ad ogni regione di elaborare metodi standard per la contabilizzazione della raccolta, che potrà dunque rimanere diversa da regione a regione, prevedendo un’addizionale all’ecotassa grazie alla quale finanziare gli incentivi per l’acquisto di prodotti e materiali riciclati, ma anche qui senza né premi né sanzioni per quanto riguarda gli obiettivi di riciclo.
Se da una parte rimangono molti dubbi sulla certezza dei finanziamenti per il riciclo, dietro la criptica formulazione dell’art. 46 si nasconde una certezza per le discariche che potranno tornare ad accogliere rifiuti con potere calorifico inferiore (Pci) superiore a 13mila kJ/kg, con un inaccettabile spreco di risorse.
Più in generale e senza i giusti approfondimenti, il Collegato ambientale pare promuovere il riciclo, ma prova a farlo senza l’impegno di risorse certe, che nel tempo sono invece state stanziate con successo per promuovere la rinnovabilità dell’energia con scarsi successi. Se davvero si fosse voluto dare il via al “ciclo virtuoso”, sarebbe stato sufficiente intervenire abbassando l’Iva ai prodotti riciclati senza perseguire ancora una volta strade di finanziamento di facciata, opportunistiche, incerte e accidentate, rimandando al decreto annunciato da qui a 6 mesi qualsiasi esito definitivo.
Nessun decreto potrà invece sanare una falla fondamentale, quella che vede ancora l’orizzonte dell’economia circolare racchiuso essenzialmente nella dimensione della raccolta differenziata e del riciclo degli imballaggi (che rappresentano il 7% dei rifiuti totali), senza un disegno organico che parta dall’origine, ossia dalla gestione dei flussi di materia e nell’intervento diretto sulla produzione di materiali riciclabili anche e soprattutto per quanto riguarda i predetti imballaggi, che alimentano la nostra economia.
E' lo stesso Realacci (PD) presidente della Commissione ambiente della Camera, che in Parlamento inquadra il Collegato ambientale come un “provvedimento non risolutivo. Per affrontare il tema della green economy dovremmo agire a 360 gradi, dai meccanismi fiscali alla stessa legge di Stabilità; mi piacerebbe che quella dell’anno prossimo avesse il segno di una sfida su una nuova economia a misura d’uomo". Proprio quello che la legge di Stabilità 2016, Collegato ambientale o meno, continua a non avere.
Alcune misure, in linea di principio, sarebbero condivisibili, quali ad esempio le norme contro le trivelle d’estrazione poiché, di fatto, il governo ha ammesso ufficialmente che l’estrazione di petrolio non è un’attività strategica per l’Italia e di aver sacrificato in questi anni lo sviluppo sostenibile del Paese agli interessi dei petrolieri. Ci sono i finanziamenti per il Grab (Il grande anulare per le bici), le risorse destinate alle bonifiche dei siti inquinanti, l’istituzione della nuova ecotassa sulle discariche che premia i comuni più virtuosi, il ritorno del vuoto a rendere, l’introduzione delle compostiere di comunità e la responsabilità del trasportatore in caso di sversamento in mare di sostanze pericolose. Di fondamentale importanza resta però il fatto che la Legge non contiene alcun accenno sul bloccare i sussidi alle fossili, abbandonare definitivamente la ricerca e l’estrazione selvaggia e improduttiva sia in mare che a terra degli idrocarburi, misure essenziali ed alla base alla vera svolta ecologica di ogni paese, se la si persegue veramente. Anzi, sono scandalosi gli incentivi previsti per i grandi impianti a biomasse che vengono “generosamente foraggiati” anche se nella sostanza rappresentano “inceneritori” in miniatura, poco o per nulla redditizi dal punto del recupero energetico, ma certamente altamente inquinanti e comunque divoratori di risorse dal momento in cui il combustibile proviene da vegetazione coltivata che si porta dietro tutta l’energia ed il lavoro di filiera e di coltivazione.
Di contro, su di un tema di pressante attualità come l’incremento esponenziale di polveri sottili nelle grandi città, la Legge rivela l’assoluta mancanza di interventi per aiutare le stesse città ad uscire dallo smog destinando, ad esempio, più risorse per l’acquisto di treni, tram e metro, incentivando così le persone ad usare i mezzi pubblici e a ripensare ad un nuovo tipo di mobilità urbana.
Servono invece misure decise e lungimiranti come l'introduzione di una ancor più efficace legge sugli ecoreati, un intervento nazionale per contrastare decisamente il consumo di suolo, una dura lotta alle agromafie, la semplificazione delle procedure di abbattimento degli ecomostri abusivi e, soprattutto una netta svolta dall’utilizzo di combustibili fossili alle reali rinnovabili con un pesante intervento a favore del fotovoltaico. Altrettanto essenziale per iniziare un reale sviluppo sul riciclo e sulla sua filiera di recupero-produzione, è come accennato il taglio dell’IVA sui prodotti derivanti da materie riciclate che però il governo Renzi, al soldo di banchieri e petrolieri, si è ben guardato dal proporre. Ma d’altra parte cosa ci si poteva aspettare da questo governo dopo l’esito della Conferenza dell’ONU di Parigi? Solo fumo negli occhi alla popolazione e nuove opportunità per i capitalisti che si muovono tra le Leggi confezionate su misura per i loro interessi, come pesci nell’acqua. Solo il socialismo potrà realizzare le aspirazione del popolo italiano e dell’intera umanità perché esso non persegue il profitto di pochi potenti ma mira al soddisfacimento dei loro bisogni.

5 gennaio 2016