Il Consiglio di sicurezza unito per combattere le finanze dell'IS

Il Consiglio di sicurezza dell'Onu imperialista ha approvato all’unanimità una risoluzione per spezzare le reni allo Stato islamico, colpendolo nelle risorse e nei canali finanziari. Il testo della risoluzione di guerra 2253, contenente oltre l'introduzione ben 99 punti in 28 pagine, principali fautori Usa e Russia e tra gli sponsor il governo Renzi, è stato discusso il 17 dicembre, in una riunione inusuale: per la prima volta nella storia, i membri del Consiglio di sicurezza sono stati rappresentati dai loro ministri delle Finanze, presieduti dal titolare USA, Jack Lew.
La gravità della risoluzione dipende anche dal contesto in cui è posizionato il testo che risponde alle norme del Capitolo 7 della Carta dell'Onu, quello cioè che prevede una serie di passaggi formali prima dell'aggressione militare. Può essere quindi considerata oltre che nei contenuti, già di per sé invasivi, anche formalmente una tappa verso la guerra. Particolarmente aggressiva la Federazione Russa che, nel corso dell'irrituale seduta, ha affermato che l'obbiettivo di sradicare IS va perseguito “agendo insieme e senza doppi standard”, cioè senza troppi scrupoli e passaggi formali.
Nella risoluzione si fa terra bruciata intorno allo Stato islamico prevedendo sanzioni e provvedimenti verso gruppi e persone fisiche, inseriti in una sorta di lista di proscrizione internazionale di coloro che hanno avuto un qualche rapporto con l'IS. La lista di proscrizione per specifica indicazione della mozione Consiglio di sicurezza è di “natura preventiva”. Non bisogna cioè essere stati condannati per un qualche motivo. Vi si può finire anche sulla base di un semplice sospetto di transazione o appoggio finanziario o d'altro tipo all'IS. La risoluzione fa obbligo agli Stati membri di controllare e garantire “che tutti i residenti sul proprio territorio non commercino con IS né direttamente, né indirettamente in olio, raffinerie modulari e prodotti chimici, lubrificanti e risorse naturali”.
Nella lista di proscrizione “ISIL (Da'esh) e Al-Qaida” si può finire per una miriade di motivi: “partecipando al finanziamento, alla progettazione, supportando la preparazione, o perpetrando atti o attività da parte di Daesh, in collaborazione con, in nome di, per conto di o a sostegno di”, ma anche per attività che prevedano il “reclutando in favore di Daesh” o per “il sostegno di atti o attività di Al-Qaida, ISIL, o qualsiasi cellula, affiliata, scissionista o derivata”. In teoria, dato l'isterico integralismo della mozione, anche vendere o acquistare un giornale dell'IS potrebbe essere considerato supporto economico o sostegno alle sue attività.
Si legge nella risoluzione che “ogni individuo, gruppo, impresa o entità che fornisce sostegno all'Isis o ad al Qaida è soggetto alle misure restrittive imposte dalle Nazioni Unite, tra cui il congelamento dei beni, il divieto di viaggio”. Gli verranno sequestrati i beni, anche soltanto se ha dato supporto “per la fornitura di Internet hosting e servizi connessi, utilizzati per il sostegno di Al-Qaeda, ISIL, e altri individui, gruppi, imprese o altri enti inclusi nella lista” di proscrizione.
Particolarmente grave è il passaggio in cui si vieta “l'ingresso o il transito nel loro territorio di chiunque abbia commerciato con l'IS a meno che “il transito sia necessario per l'adempimento di un procedimento giudiziario”. La restrizione di viaggio riguarda qualsiasi motivazione, presumibilmente anche i viaggi di chi è in fuga dalla guerra, i viaggi per cure o per studio, e la richiesta di viaggio deve essere acconsentita con delle deroghe presentate agli Stati membri. In teoria tale restrizione a questo punto potrebbe riguardare tutti gli otto milioni di residenti dello Stato islamico.
In una sorta di regime di polizia mondiale, gli Stati membri dell'ONU vengono esortati a intensificare le ricerche sul proprio territorio e condividere le proprie informazioni su eventuali relazioni con l'IS di propri residenti o migranti. Gli Stati membri sono incoraggiati in una sorta di identificazione e schedatura di massa mondiale “a presentare, ove disponibili, e in conformità con le loro legislazione nazionale, fotografie e altri dati biometrici delle persone da inserire nel Interpol-Nazioni Unite”.
Al punto 22, la risoluzione esorta gli Stati membri a contrastare la propaganda sui media Internet e sociali, “anche attraverso lo sviluppo del contatore narrazioni efficaci”, cioè ad effettuare una mappatura degli interventi on-line che riguardano IS, coinvolgendo addirittura in una sorta di controllo generalizzato “la società civile e il settore privato”.
Questa risoluzione mira a colpire l'IS in quanto entità statale con 8 milioni di abitanti, che gestisce commerci, trasporti, e non un gruppo terroristico semplicemente finanziato dall'esterno.
Con tutta evidenza, la risoluzione di guerra, sulla scia dell'isterica propaganda imperialista contro il “terrorismo jihadista”, avrà l'unico effetto di inasprire il controllo e la repressione interna agli Stati membri, e di rafforzare la spirale guerra-terrorismo. Come ha infatti chiarito per primo l'Ufficio politico del PMLI nel comunicato stampa subito dopo gli attentati di Parigi, “è la barbarie dell'imperialismo che genera barbarie”. Per evitare che la guerra venga portata nei paesi imperialisti, compresa l'Italia l'unica strada è quella di cessare la guerra allo Stato islamico.
Come alcune voci autorevoli, oltre quella del PMLI, richiedono, bisogna mettere da parte la soluzione militare e considerare l'idea di un riconoscimento e di una trattativa con l'IS.
I sinceri antimperialisti, i pacifisti e tutti coloro che hanno a cuore la pace e l'indipendenza dei popoli, devono ribellarsi al ricatto della martellante propaganda imperialista che demonizza l'IS e santifica la guerra su ogni fronte all'IS per distruggerlo e così avrà campo libero per spartirsi il Medio oriente.

13 gennaio 2016