Secondo il rapporto annuale del quotidiano “Sole 24 ore”
Napoli tra le ultime città italiane per lavoro, giovani e qualità della vita
Un'ulteriore conferma del fallimento delle “politiche sociali” del neopodestà De Magistris

Redazione di Napoli
Il rapporto annuale presentato dal giornale “Sole 24 ore” sulla qualità della vita nelle province italiane è piombato sulla giunta arancione guidata dal neopodestà De Magistris come una mazzata tra capo e collo, provocando l’ennesima bufera sulle fantomatiche “politiche sociali” mai realizzate dall’esecutivo ormai in scadenza di mandato. Secondo il quotidiano confindustriale la città di Napoli è sprofondata nel giro di poco tempo – e nello specifico proprio nel periodo della giunta De Magistris - agli ultimi posti in questa speciale classifica che tiene conto di una serie di parametri come lavoro, ricchezza delle famiglie, ambiente, qualità della vita, giovani, asili nido e così via.
Il quadro che emerge in questo rapporto annuale conferma quello che noi marxisti-leninisti affermiamo da tempo: su lavoro, quartieri popolari, giovani e ambiente la giunta antipopolare che occupa le poltrone di palazzo S. Giacomo dal 2011 rivela tutto il suo misero fallimento che si estende anche in altri settori secondari ma comunque importanti della città.
Su 110 province Napoli si attesta a un tristissimo 101° posto, con una qualità di vita che colloca la città al 105° posto a causa del depauperamento progressivo delle ricchezze delle masse, sempre più povere ed indigenti che vede il capoluogo campano 88°, con una capacità di spesa scarsissima al punto che le famiglie hanno sempre più difficoltà a mettere il pranzo con la cena (91° posto per questo fattore). Incide nella sfera familiare anche la spesa pro-capite per fare almeno un viaggio all’estero è ristretta alla ridicola cifra di 206 euro, a causa anche degli altissimi costi per affittare una casa (Napoli è addirittura 103ª).
Il dato peggiore in assoluto viene dal lavoro dove Napoli è praticamente ultima, al 108° posto, peggio solo Palermo e Caltanissetta, con un crollo dello “spirito d’impresa” che corrisponde all’ormai atavica e trentennale desertificazione industriale, la crisi di fabbriche piccole e medie nei quartieri popolari e la difficoltà nel recupero dei crediti, soprattutto per le masse popolari, ma anche l’inizio, sotto la giunta capeggiata da Luigi De Magistris, di una nuova emigrazione dei giovani in cerca di lavoro verso il Nord Italia o all’estero: in questo caso come “tasso migratorio totale” Napoli è ultima in tutta la Penisola. I giovani è come se avessero preso d’impegno il vecchio adagio di Eduardo De Filippo all’indomani dell’elezione delle giunte DC: “Fuitevenne!”, facendo presagire il dato emigratorio tra i più gravi degli ultimi 30 anni per cercare una occupazione adeguata all’estero e non morire di speranze e di fame a Napoli.
L’attore teatrale Peppe Barra denuncia e commenta i dati impietosi: “i giovani se ne vanno con dolore, se ne vanno all’estero perché trovano più attenzione, più meritocrazia e spesso si affermano. Dovremmo ragionare sugli errori e cominciare a porre rimedio: invece vedo degrado dappertutto (…) oggi precipita tutto nella più totale volgarità: il calcio ormai è l’unica fede”.
Anche l’ambiente e la salute si trovano in condizioni disastrose a causa della raccolta differenziata porta a porta mai partita ormai attestata a un miserevole 27% a fronte della promessa degli assessori all’Ambiente (prima Sodano, poi Del Giudice) di raggiungere in breve tempo al 70%.
Sul fronte della tanto decantata sicurezza e legalità “a tutti i costi”, la giunta arancione prende un altro voto negativo, data la ripresa veemente della guerra di camorra che ha insanguinato con decine di omicidi la città, ma anche l’esplosione della piccola e media delinquenza (Napoli è sesta nei furti in appartamento, ma non è messa bene per quanto riguarda reati cosiddetti di “allarme sociale” come rapina, frode, estorsione).
Soltanto il turismo è in leggera ripresa grazie all’eterna bellezza di Napoli e dei suoi monumenti e alla cultura popolare che trova espressione (per fortuna ancora) in ogni angolo della città e non certo per azioni degne di nota da parte della giunta; al contempo i servizi sociali e per i turisti sono allo stallo ed è evidente: basti pensare all’assenza di bagni pubblici chiusi e mai manutenuti.
La destra (ovviamente) e la “sinistra” di regime neofascista si sono limitate ad attaccare opportunisticamente la giunta De Magistris, salvo non aver fatto mai una opposizione tale da denunciare in profondità le malefatte dell’esecutivo arancione.
Pietosa e inqualificabile l’uscita di uno dei maggiori responsabili del degrado storico di Napoli, Antonio Bassolino (ex sindaco ed ex governatore regionale, una vita da dirigente del PCI-PDS-DS-PD) che ha la faccia tosta di dire anche che “bisogna rimboccarsi le maniche”, dopo che nei suoi quasi 5 anni di governo cittadino non ha contribuito a migliorare in alcun aspetto le condizioni delle masse popolari partenopee. E ora ha la sfacciataggine di candidarsi di nuovo a sindaco.
Nel solito stile narcisista e megalomane che lo contraddistingue fin dalla sua salita a Palazzo S. Giacomo nel 2011, il neopodestà De Magistris ha così commentato ipocritamente la classifica annuale: “Napoli è molto più avanti rispetto a quel 101° posto che si vuole descrivere. Il nostro obiettivo non è scalare classifiche, ma far vivere sempre meglio i napoletani che decidono di rimanere qui. Noi lavoriamo perché ci siano meno disuguaglianze, meno sofferenze e per migliorare la qualità dei servizi ai cittadini” (sic!). Con lui sembrerebbe d’accordo anche lo scrittore filo-sionista Erri De Luca, novello sostenitore di un nuovo mandato per l’ex pm che ha affermato: “Napoli non dovete misurarla nelle classifiche sulla vivibilità, è fuori concorso”, chiudendo gli occhi sulla gravissima situazione in cui staglia la città da quando il suo nuovo idolo arancione ha messo piede a piazza Municipio.

13 gennaio 2016