Elezioni politiche in Spagna
Milioni di elettori mollano il partito al governo e il partito socialista
Gli scontenti dei partiti già sperimentati al governo virano su Podemos, una nuova illusione borghese e riformista

 
Il 13 gennaio si insedia il nuovo parlamento a Madrid che anzitutto elegge il presidente della camera il cui primo compito è quello di compilare la lista dei gruppi parlamentari da consegnare al re Felipe VI per le consultazioni che porteranno all'affidamento dell'incarico per la formazione del nuovo governo. Il presidente incaricato si presenterà alla camera per avere il voto di fiducia di almeno 176 deputati o, dopo 48 ore, con un voto a maggioranza semplice; se entro due mesi dalla prima votazione le camere non avranno dato la fiducia a nessun presidente candidato saranno sciolte automaticamente in base all’art. 88 della Costituzione e dal regolamento delle camere e si tornerà a votare. Questo il percorso completo di cui dovrà tenere conto re Felipe VI alla sua prima consultazione perché il voto delle elezioni politiche del 20 dicembre non gli ha consegnato una situazione semplice; il risultato ha segnato la fine di una "tradizione" in vigore dalla fine della dittatura franchista con la vittoria netta di uno dei principali partiti, quello popolare della destra borghese e quello dei socialisti della "sinistra" borghese. I candidati nei due campi sono raddoppiati, a "sinistra" con Podemos e a destra con Ciudadanos e hanno reso complesso la formazione di un esecutivo seppur di alleanza, dando per scontato ma non è detto che Pp e Psoe possano dar vita a una grande coalizione sul modello di quelle al governo in Germania e Italia.
La battaglia elettorale tra le quattro formazioni, in alcune regioni mescolate con formazioni locali, ha fatto da richiamo per l'elettorato tanto che la diserzione delle urne fa i 36 milioni di elettori è leggermente calata sotto il 27%. Resta comunque il primo "partito" in Spagna dato che contemporaneamente le principali formazioni del Pp e del Psoe hanno perso milioni di consensi.
Il Partido Popular del premier Rajoy è calato fino al 28,7% dei voti validi e ha ottenuto 123 seggi in parlamento, 63 in meno rispetto alle precedenti del 2011. Ha perso ben più di 4 milioni di voti. Il Psoe ne ha persi "solo" 2 milioni e ha fermato la caduta al 22% dei voti validi conquistando 90 seggi contro i precedenti 110; il peggiore risultato del Psoe nella sua storia. Ha per il rotto della cuffia resistito al sorpasso della formazione crescente nella "sinistra" borghese spagnola, Podemos che col 21% dei voti validi ottiene 69 seggi, 42 da sola e le altre con le coalizioni di sinistra; in una coalizione in Catalogna e nei Paesi Baschi è il primo partito. Al quarto posto Ciudadanos che col 14% dei voti validi conquista 40 seggi.
“Oggi nasce una nuova Spagna”, commentava il leader di Podemos Pablo Iglesias; un risultato di fatto annunciato nelle elezioni amministrative e regionali del 24 maggio scorso quando Pp e Psoe avevano registrato un pesante ridimensionamento e la formazione di Podemos aveva conquistato da sola o in coalizione la guida di quattro delle cinque più grandi città della Spagna: Madrid, Barcellona, Valencia e Saragozza.
“Oggi è morto il bipartitismo. La Spagna ha deciso un cambio di sistema, siamo l’antidoto contro la corruzione e la diseguaglianza. La nostra più importante riforma sarà quella costituzionale, che è imprescindibile”, annunciava Iglesias presentandosi come una possibile alternativa alle masse popolari spagnole colpite tra le altre da una disoccupazione alle stelle e da tassi di disuguaglianza sociale tra i più alti della Ue per effetto anche delle politiche liberiste applicate meticolosamente dal governo di destra di Rajoy.
Certo Podemos, che è nata dal movimento degli Indignados, ha raccolto i consensi degli scontenti dei partiti già sperimentati al governo e in particolare della sinistra del Psoe o di altre formazioni di opposizione come Izquierda Unida ma non rappresenta altro che una nuova illusione borghese e riformista.
Nel tempo la formazione si è evoluta da megafono dell'indignazione a aspirante di governo, eliminando pezzi del suo programma originale. Podemos non parla più di non pagare il debito pubblico contratto con la Ue e le banche né di uscire dalla Nato e un ex generale vicino al Psoe si è unito al partito ed è stato designato come eventuale ministro della Difesa; ha cancellato l'abbassamento dell'età pensionabile che è tornata a 65 anni mentre il sussidio universale si è trasformato in un assegno integrativo per famiglie che vivono sotto la soglia di povertà.
Una evoluzione che ha ancora più avvicinato Podemos alla Syriza di Alexis Tsipras ; il primo ministro greco ha salutato l'affermazione del suo alleato europeo affermando che "la politica di austerity è stata politicamente punita in Spagna" e che "la nostra lotta ora è giustificata, l’Europa sta cambiando". Subito dopo il commento sul voto di Madrid Tsipras ha inviato a Bruxelles il piano per un pesante tagli alle pensioni così come voleva la Ue per dargli le rate dei finanziamenti. La Ue cambia in peggio, con la copertura di formazioni come Syruza e Podemos.

13 gennaio 2016