Tappezzando i muri di manifesti con il suo faccione come un qualsiasi politicante borghese
L'arcirevisionista Marco Rizzo candidato sindaco a Torino
I media borghesi fanno a gara per incensare la sua candidatura

Dal Responsabile del PMLI per il Piemonte
Lo scorso 13 novembre Marco Rizzo ha presentato ufficialmente la propria candidatura alla carica di sindaco della città di Torino. “Fai la cosa giusta”, ecco lo slogan che l'arcirevisionista ha adottato per la sua campagna elettorale. In una pomposa conferenza stampa, conferenza a cui i media asserviti al sistema borghese hanno dato ampio spazio, Rizzo ha dichiarato: “A Torino, città del movimento operaio e della resistenza, riparte il partito comunista. Il progetto per Torino è non sottostare ai vincoli del FMI e delle grandi banche. Rompiamo la gabbia della stabilità”. Nei giorni e nelle settimane successive con una sorprendente disponibilità finanziaria per un partito che si professa comunista ed in lotta aperta (a parole) contro lo Stato borghese, la città di Torino, soprattutto i suoi quartieri popolari, è stata letteralmente tappezzata di poster su cui troneggia la faccia dell'imbroglione Rizzo come un qualsiasi politicante borghese e, sullo sfondo, una sbiadita falce e martello di colore bianco.
Rizzo, al pari di un qualsiasi caporione borghese in contesa per un posto al sole nelle istituzioni borghesi, si è lanciato in quella che si preannuncia una agguerrita campagna elettorale. La sua ipocrisia non conosce davvero limiti. Avvezzo a ruoli importanti e lautamente retribuiti nelle corrotte istituzioni borghesi – Rizzo, lo ricordiamo, è stato deputato e parlamentare europeo – ora si presenta come “outsider” antisistema in lotta contro lo Stato borghese ma, allo stesso tempo, abbandonate ancora una volta le sue farsesche velleità rivoluzionarie, ambisce a vincere le elezioni amministrative borghesi per la carica di neo-podestà di Torino!

Campagna elettorale col vento in poppa dei media borghesi
La carriera politica di Rizzo ha attraversato tutte le stagioni del trotzkismo, del revisionismo e del riformismo dal '77 ad oggi. Dal suo esordio nelle file dell'organizzazione “ultrasinistra” e trotzkista “Lotta Continua” passando poi, con un'operazione entrista tipica dei trotzkisti, nel PCI revisionista, Rizzo ha sempre dimostrato la sua natura opportunista e borghese. Dopo una sfolgorante carriera nel PCI, Rizzo nel 1991 fu tra i fondatori del partito della rifondazione comunista dove, pur facendo parte della corrente filosovietica revisionista di Cossutta, non ha avuto problemi a sostenere la candidatura del trotzkista Bertinotti segretario del partito. Nel 1998 è stato tra i fautori della scissione di destra che ha visto la costituzione del partito dei comunisti italiani, nato con il preciso scopo di appoggiare l'allora governo D'Alema nella sua aggressione imperialistica ai danni della Federazione jugoslava. Espulso da quel partito nel 2009 per avere in più occasioni sostenuto la campagna elettorale dell'Italia dei valori del destro Di Pietro (per un “comunista” non c'è male davvero!) Rizzo si è improvvisamente scoperto marxista-leninista ed ha fondato un suo partito “comunista”. La natura revisionista di questo partito è lampante. Esso non propone assolutamente la rivoluzione socialista e la dittatura del proletariato, ma l'attuazione della Costituzione democratica borghese e anticomunista del 1948 e la via elettorale e parlamentare per raggiungere una “democrazia per tutti”, quindi anche per i borghesi e i padroni. In altre parole non si propone l'abbattimento del sistema capitalista bensì la sua riforma in senso “democratico” e “popolare”. Il partito “comunista” di Rizzo nasce per attuare la Costituzione borghese che sancisce questo Stato capitalistico e le sue leggi di classe.
Tutto ciò basta a qualificare Rizzo come un opportunista e falso comunista? Proviamo a ragionare per assurdo e a considerare Rizzo come un potenziale – dire “vero” sarebbe un insulto troppo grande per la storia del movimento operaio – marxista-leninista. Ebbene, i media borghesi darebbero forse così tanto spazio a un autentico nemico del sistema borghese? A Torino, città “cuore” della borghesia piemontese e nazionale e ancora oggi importantissimo polo industriale del Paese, i pescecani capitalisti avrebbero deciso di dare risonanza alla campagna elettorale di Rizzo, loro potenziale becchino? In barba al rigido black-out che da decenni colpisce il nostro Partito, Rizzo ha sempre beneficiato della massima visibilità sui media borghesi. Che dire a proposito della sua “discesa in campo” per la carica di podestà della città della Mole? Quasi si fosse trattato di un evento di risonanza nazionale la sua candidatura è stata rilanciata sui media borghesi con attenzioni superiori a quella del riformista Airaudo, che è stata annunciata la settimana precedente, e a quella dello stesso Fassino arrivata un mese dopo.
Rizzo alla conferenza stampa di presentazione della propria candidatura ha denunciato la BCE, il FMI, l'Unione europea e, più nel dettaglio, il patto di stabilità di Torino e i suoi 5 miliardi di euro di debiti che, pur non avendolo affermato esplicitamente, fa capire non intende restituire alle banche creditrici. Nel suo sproloquio ha dichiarato che da Torino, la città dei padroni Agnelli e Marchionne, il suo partito “comunista”, intende mettersi in marcia... per la conquista del socialismo! Ebbene, continuando il nostro ragionamento, se ciò fosse vero anche solo in minima parte allora la classe dominante borghese concederebbe a Rizzo ed al suo partito solo un'oncia di spazio mediatico? No, ciò non avverrebbe. Se Rizzo rappresentasse solo una parvenza di minaccia per lo Stato borghese e per il sistema capitalistico subirebbe lo stesso black-out del PMLI e gli sarebbe impossibile “saltellare” da una trasmissione televisiva all'altra a concionare per ore, alle stesse condizioni degli altri invitati dei partiti del regime capitalista e neofascista.

Quale il reale obiettivo di Rizzo?
A discapito delle sue pompose dichiarazioni e della campagna elettorale che, primo tra tutti i candidati, ha di fatto già iniziato in solitaria, Rizzo non ha alcuna possibilità di vincere le elezioni borghesi e di conquistare Palazzo Civico. La candidatura del “comunista” Rizzo a Torino conta, e di fatto conterà, come il due di briscola nella competizione elettorale torinese e il suo partito si attesterà quasi di certo tra i fanalini di coda dei partiti borghesi in corsa per Palazzo civico. Se Rizzo non ha rilevanza alcuna nel panorama politico borghese in termini di consenso elettorale e per presenza dentro le istituzioni che contano allora perché, ci domandiamo, la classe dominante borghese e i suoi servi gli danno tanto spazio? Se la sua candidatura a Torino non ha alcuna possibilità di successo e, stando alle previsioni, rischia di essere assolutamente insignificante come mai l'immagine di Rizzo “comunista antisistema” viene diffusa su tutti i media quasi alla pari con quella dei leader dei grandi partiti borghesi di regime? Tali dubbie attenzioni portano a pensare che la classe dominante borghese voglia accreditare la candidatura a Torino dell'imbroglione Rizzo come autenticamente comunista, allo scopo di attirare a sé, e al voto per lo Stato borghese, le masse popolari di sinistra della metropoli. Si tratta dell'ennesima trappola elettoralista per neutralizzare i sinceri comunisti e i sinceri rivoluzionari e per imbrigliarli in questo falso partito comunista che non sarà nulla di più dell'ennesimo “contenitore” a sinistra del PD.
La grande risonanza data alla candidatura di Rizzo a Torino è inoltre in piena contrapposizione al PMLI e alla sua scelta astensionistica a carattere tattico, questa sì unica e possibile scelta rivoluzionaria per le masse sfruttate della città. La classe dominante borghese e i capitalisti hanno deciso di puntare su Rizzo, e con lui sul suo falso partito “comunista”, come uno specchietto per le allodole per ingannare le masse torinesi, illudendole che votando per questo imbroglione patentato le loro condizioni potranno migliorare. No, non devono esserci illusioni a riguardo. L'unica vera alternativa elettorale per le masse popolari di Torino è quella di disertare le urne, annullare la scheda o lasciarla in bianco così da delegittimare le istituzioni rappresentative borghesi ed i partiti borghesi della seconda repubblica neofascista di cui il partito “comunista” di Rizzo è parte integrante.

13 gennaio 2016