L'Expo fa scuola
Giovani costretti a lavorare gratis per il Giubileo
E il papa tace e acconsente

Un governo così capitalista, filopadronale e antipopolare come il governo Renzi, che ha già devastato il diritto borghese del lavoro per togliere diritti e tutele ai lavoratori, non poteva certo lasciar cadere nel vuoto un boccone così polposo come il lavoro gratis per i giovani sottoforma di “volontari”, dopo averlo sperimentato ad Expo. Questo è il senso dei bandi aperti per la copertura di una gran mole di servizi a Roma durante il Giubileo, sotto il patrocinio del Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale.
Il suddetto Dipartimento annunciava, con bando del 27 novembre, il reclutamento di 644 “volontari” di età compresa fra i 18 e i 28 anni, per il servizio civile nei nove mesi del Giubileo. Le mansioni (secondo il bando per la presentazione dei progetti, pubblicato al 15 ottobre dell'anno scorso) comprendono attività di protezione civile (fra cui il presidio sanitario), supporto e gestione dei flussi di pellegrini, accoglienza e orientamento nelle zone di rilevanza artistica (chiese, musei, ecc.), assistenza ai disabili, mediazione culturale; i “volontari” dovranno rispettare gli orari di servizio e hanno l'obbligo di pernottare se previsto dal progetto. Mansioni per le quali sono previsti poco più di 400 euro mensili, dai quali sono però esclusi vitto e alloggio. C'è infine il divieto di interrompere il servizio, pena l'esclusione da futuri progetti simili.
Insomma, lavoro supersfruttato e gratis, tranne un misero rimborso spese, per svolgere vere e proprie attività lavorative, che presumibilmente avranno turni massacranti. Curioso che il papa e la Chiesa della “misericordia” non abbiano proprio nulla da dire su questo sopruso.
Fra i progetti presentati su questa falsariga, c'è quello del Ministero dei Beni e attività culturali (MiBact), denominato “Archeologia in cammino” e avente come obiettivo quello di “sopperire all'ancora insufficiente offerta e varietà e al modesto numero di eventi legati alla promozione della cultura archeologica e all’insufficiente sostegno divulgativo”. Il progetto MiBact è diretto a 29 “volontari”, concentrati nel I e II municipio di Roma, a 14 euro al giorno, e comprende la realizzazione di opuscoli informativi e altri strumenti simili, realizzazione di incontri e seminari e organizzazione di visite guidate, il tutto sia in italiano che in lingua.
Quest'ultimo è un autentico schiaffo ai precari del settore, come denunciano la Confederazione nazionale archeologi professionisti e gli attivisti della campagna “Mi riconosci?”, realizzata da un “gruppo di archeologi, archivisti, bibliotecari, antropologi, esperti di diagnostica applicata ai beni culturali, storici dell'arte, studenti e laureati, lavoratori e in cerca di occupazione… sottopagati, screditati, ignorati”. Secondo Federica Tarasco di “Mi riconosci?”, quelli esposti nel bando “sono compiti da archeologo innanzitutto, e in seconda battuta anche da archivista e storico dell'arte. Un volontario non qualificato non sarebbe in grado di svolgerli, se non molto male; qualora invece al bando rispondessero persone qualificate, dovrebbero svolgere la loro professione a titolo sostanzialmente gratuito. Un fatto semplicemente inaccettabile e vergognoso”.
Del resto non stupisce nulla se si pensa che il Dipartimento è delegato al ministro del Lavoro Poletti, co-autore del “Jobs Act” e sostenitore dell'idea per cui i giovani non dovrebbero perder tempo a studiare ma gettarsi il prima possibile nel mare della precarietà. Ma si potrebbe anche dire, del lavoro gratuito.
Dopo il “successo” di Expo, creando un nuovo pericoloso precedente, il governo punta ancora una volta sul lavoro gratis o fortemente sottopagato e supersfruttato, addirittura facendolo passare per “volontariato”, raccattando giovani nella disperata cerca di lavoro e tentando ad arte di contrapporli ai precari del settore che aspirano alla stabilizzazione. Una logica da caporalato di Stato capitalista da respingere, concentrando le forze per buttare giù il governo che vuole estenderla e usarla come strumento di sfruttamento per i giovani disoccupati e arma di ricatto contro i precari. E un motivo in più per cui non è più rimandabile lo sciopero generale.

20 gennaio 2016