Il governo polacco imbavaglia i media pubblici

 
Il parlamento di Varsavia approvava, con 232 voti a favore e 152 contrari, nell'ultima seduta del 31 dicembre 2015 la legge presentata dal governo della premier Beata Szydło che mette il bavaglio ai media pubblici. Il 7 gennaio la legge era controfirmata dal presidente Andrzei Duda, anche esso come la Szydlo membro del partito di destra Giustizia e Libertà (PiS) guidato da Jaroslaw Kaczynski. Il 2 gennaio per protesta contro la legge liberticida si erano dimessi tutti i direttori dei principali canali della tv pubblica Tvp.
Il testo approvato dal Sejm, il parlamento di Varsavia, prevede l’immediata sospensione di tutti i componenti delle direzioni nonché dei consigli d’amministrazione di media pubblici polacchi e assegna a un consiglio di tre membri scelti dal ministro del Tesoro la facoltà di nominare direttamente i nuovi responsabili. I vertici di radio e televisione pubblica possono essere indicati, richiamati e eventualmente sostituiti dal consiglio, lunga mano del governo. Si tratta comunque di una misura temporanea in attesa della definizione da parte del governo di una nuova organizzazione dei media in sostituzione del Consiglio nazionale delle trasmissioni radiotelevisive (Krrit), l'organismo creato nel 1992 per garantire formalmente “l'indipendenza e il pluralismo” degli allora nuovi media pubblici Tvp e Polskie Radio.
Il governo intascava il successo in parlamento per poter da subito esercitare un controllo diretto e incontrastato sui media, quale primo passo verso una riforma che prevede la sostituzione dell'attuale sistema di informazione pubblica con un nuovo organismo che “promuova gli interessi nazionali della Polonia”. Secondo il PiS “l'informazione finora era distorta”.
Nel recente passato la pubblica Telewizja Polska era già finita sotto attacco da parte di esponenti di PiS che avevano ottenuto la sospensione, poi revocata, di una giornalista “colpevole” di avere rivolto domande ritenute scomode al ministro della Cultura, Piotr Gliński. Dopo l'approvazione della legge il bavaglio governativo all'informazione sembra una certezza anche per i giornalisti stranieri del servizio radiofonico internazionale della stazione pubblica: “sembra di essere tornati al clima intimidatorio del decennio scorso. Durante il precedente governo targato PiS ai redattori veniva chiesto di firmare una dichiarazione di responsabilità in cui i giornalisti si impegnavano a non distorcere la realtà polacca e a rinunciare a qualsiasi attività politica” denunciava un redattore britannico di Polskie Radio.
Che l'imbavagliamento dei media pubblici sia la linea guidda del governo lo confermava a legge approvata Elzbieta Kruk, deputata di PiS e già a capo del Consiglio nazionale delle trasmissioni radiotelevisive che dichiarava: “vogliamo restituire l'informazione pubblica ai polacchi, perché sino a oggi i media di Stato presentavano una falsa visione dell'opinione pubblica, gettando discredito sulle radici e i valori cristiani e nazionali della Polonia o dedicandogli poco spazio”. E alle manifestazoni di protesta contro l'attacco ai media e alla libertà di informazione che si erano svolte a fine 2015 in varie città del paese, da Varsavia a Poznan, il ministro degli Esteri Waszykowski rispondeva che “queste nostre misure vogliono solo estirpare alcuni mali nel mondo di radio e televisione e dei media in generale”, quelli di non essere completamente asserviti all'esecutivo.

20 gennaio 2016